La separazione tra spesa previdenziale ed assistenziale è fondamentale per garantire le pensioni a chi ne usufruisce o a chi, giovane lavoratore, dovrà usufruirne.
L’assistenza dovrebbe entrare nella fiscalità generale e non gravare sui fondi versati da chi lavora. I giovani devono sapere che chi ha lasciato il lavoro per raggiunti limiti di età gode di una pensione rispondente agli anni che ha lavorato e alle normative al momento vigenti.
Delle 17.827.676 pensioni in atto al 1.1.2019, 13.867.818 sono quelle di esclusiva natura previdenziale, cioè derivanti dal versamento dei contributi previdenziali da parte dei percettori, durante l’attività lavorativa.
Le rimanenti, riguardanti l’invalidità civile, le indennità di accompagnamento e gli assegni sociali, sono di natura assistenziale, cioè prestazioni erogate per sostenere una situazione di invalidità congiunta o meno a situazione di reddito basso. Per scendere ancor più in dettaglio, basta osservare che ad inizio 2018, le prestazioni a favore di invalidi civili erano per ogni 10.000 abitanti, 37,2 quelle corrisposte in Italia settentrionale, 52,2 quelle nell’Italia centrale, 66,6 quelle nell’Italia meridionale e Isole. Il che indica chiaramente che le prestazioni assistenziali di invalidità civile vengono erogate a titolo di ammortizzazione sociale, soprattutto nelle regioni economicamente meno sviluppate.
Ed allora, perché non separare la spesa previdenziale da quella assistenziale dal momento che la prima è solo quella che garantisce ai pensionati e garantirà la pensione ai giovani lavoratori di oggi?
 È pura illusione?







Il mantenimento dei bagni pubblici perfettamente efficienti ed in buono stato ha come diretta ricaduta la riconoscenza dell'intera comunità nel cui ambito è ubicato il servizio.
La buona manutenzione è un obbligo civico: farla serve a garantire sicurezza e salubrità dell'ambiente e delle persone che vi entrano in contatto.
 Due sono i principi che ispirano tale obbligo e che da molto tempo sembrano essersi dimenticati: il controllo dei beni pubblici da parte degli addetti e il rispetto degli altri.
Il Parco è frequentato da donne, persone con problemi, ma anche da anziani che avendo problemi prostatici hanno spesso necessità, durante l’attività motoria, del bagno pubblico, che attualmente è chiuso con un grosso lucchetto. Stranamente, tale bagno, può ritrovare la propria fruibilità solo ed esclusivamente in concomitanza con le iniziative sportive che vi si svolgono.
Il Sindaco titolare dei poteri in materia di sanità ha la facoltà di intervenire e ristabilire la funzionalità continua del bagno pubblico, situato in un parco molto frequentato.
Anche gli addetti ai servizi di controllo sanitario possono/devono intervenire per assicurare l’apertura di un bagno asservito all’utilità pubblica. Infine se nessuno interviene il caso dovrebbe interessare anche gli organi demandati all’osservanza delle leggi.




Antonio Bosco e la fabbrica


Guardare al futuro ripensando alla storia della città, che da borgo è diventata una città industriale, alla sua cultura, alla scuola tecnico professionale che ha forgiato i nostri cittadini. La memoria costituisce un patrimonio che non deve essere mai cancellata se si vuole affrontare il nuovo con determinazione e coraggio. Antonio Bosco nato il 26 febbraio del 1849 nel capoluogo piemontese (così riporta il documento della Curia vescovile di Torino in mio possesso), ex dipendente SAFFAT, fondò nel 1890, a Terni, la ditta Bosco per progettare e costruire i macchinari necessari all’agricoltura locale. Negli anni ’70 la “Bosco” trasferì l’apparato produttivo a Maratta Bassa e si specializzò nella fornitura di macchinari per l’industria chimica e petrolifera. Nel 1982 passò sotto la gestione dell’Efim, mantenendo la denominazione di Bosco officine meccaniche spa. Il vecchio complesso delle officine Bosco, parzialmente demolito nel 1985, è stato recuperato con fondi europei e trasformato nell’attuale centro multimediale. Nel 1994 l’Ipsia “S. Pertini” ha intitolato ad Antonio Bosco le officine meccaniche della scuola. L’archivio Bosco, di notevole interesse storico, è conservato dal 2006 in un reparto delle officine dell’Itis di Terni…




Il lavoratore del futuro…


Il mercato del lavoro è cambiato radicalmente nel giro di poche generazioni.
Una volta si poteva pensare di trovare un impiego, passarci gli anni fino alla pensione e nel frattempo tirare su dignitosamente una famiglia.
 Oggi, per costruire il proprio futuro il lavoratore dovrà avere la capacità di adattarsi, imparare costantemente, reinventarsi, trovare nuovi lavori e imparare nuovi modi per creare valore.
Un futuro in cui il luogo di lavoro si smaterializzerà e dove l'orario d'ufficio si piegherà alle necessità del lavoratore.
Se si volesse sapere quale sarà il luogo e il turno di lavoro del futuro, la risposta più consona è: ovunque e senza orari.
Il solo obiettivo perseguibile è di raggiungere i risultati prestabiliti.
Il posto di lavoro del futuro ha 4 dimensioni: mobile, social, intelligente e naturale. In un arco di tempo relativamente breve ci sarà bisogno di giovani preparati nei settori dell’ingegneria robotica, cibernetica, e biomedica.
Crescerà l’interesse e l’appeal nei confronti di profili professionali multidisciplinari, capaci di rapportarsi con una realtà dove saranno più diffusi sistemi capaci di mettere insieme fisica, biologia e digitale.





Poiché ogni attività in corso è soggetta al mutamento veloce dei processi e dell’evoluzione tecnologica, occorre provvedere ad un aggiornamento continuo dei modelli concernenti la sicurezza.
I principi generali di prevenzione per la tutela della salute nei luoghi di lavoro sono:
 a) la valutazione dei rischi;
 b) la loro riduzione al minimo;
c) le misure tecniche, organizzative e procedurali concretamente attuabili nei diversi settori e nelle differenti lavorazioni utilizzate.

A questi vanno aggiunti i rischi psicosociali (Stress lavoro correlato, burn - out, mobbing) per le considerevoli ripercussioni che hanno sullo stato di equilibrio dei lavoratori, ma anche sulla performance delle Imprese.
I rischi psicosociali, all'interno del luogo di lavoro, al pari degli altri rischi, vanno aggrediti con appropriate metodologie di valutazione e specifiche misure di prevenzione e protezione.

Un ambiente psicosociale “buono” permette di migliorare le prestazioni, lo sviluppo personale, il benessere fisico e mentale dei lavoratori e i risultati dell'Impresa.

Un immediato allarme sociale va posto, anche, sul propagarsi dell’uso e abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.

 Nella prevenzione l’informazione, la comunicazione e il coinvolgimento dei soggetti interessati (forza lavoro e impresa) sono fondamentali; tutto ciò si può ottenere attraverso la coniugazione di due criteri, solo apparentemente antitetici, quali:

1)      la fattibilità,
2)      l’attuabilità.
 Oggi con le tecnologie disponibili e con l'attuale ricerca scientifica, si potrebbe ipotizzare una fattibilità della sicurezza estremamente avanzata.

In estrema sintesi corre l’obbligo (da parte di tutti gli attori della prevenzione – pubblici e privati) di saper coniugare gli interventi di prevenzione tenendo presente il binomio tra le misure tecnologicamente fattibili e concretamente attuabili.

Precisamente per la fattibilità si fa riferimento all’art. 18 comma 1 lett. Z del D.Lgs 81/2008: “aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione”; e per l’attuabilità alle decisioni della Corte Costituzionale 25 luglio 1996 n.312 e della Corte di Cassazione sez. IV penale 16 maggio 1997 in C. Minestrina.

La Corte Costituzionale ha indicato nel principio del concretamente attuabile la possibilità per l'imprenditore di realizzare la sicurezza in base alla particolarità del lavoro, all'esperienza e alla tecnica da lui utilizzata o utilizzata in lavorazioni similari, facendo leva sul rispetto dell’art.41 della Costituzione italiana “L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana…” e sull’articolo 2087 del codice civile: l’obbligo del datore di lavoro di attenersi al principio della massima sicurezza tecnologicamente fattibile. Sicurezza tecnica, organizzativa e procedurale.

Una prevenzione sensata ed efficace nel tempo, non può prescindere dal coinvolgimento delle agenzie educative e formative: Scuola, Università, parti sociali e imprese, tutte chiamate a mettere in atto una formazione continua in grado di rispondere adeguatamente ai rischi che ogni attività comporta.

Innovazioni tecnologiche, industria e sanità…


Le tecnologie digitali e l’interconnessione con tutti i campi dell’innovazione stanno determinando un cambiamento radicale del mondo del lavoro e quindi del sistema sociale.

La relazione tra tecnologia e società, richiede un nuovo approccio per rendere la società consapevole della complessità dell’innovazione.

La nuova rivoluzione industriale, chiamata "Industry 4.0", è un processo che porterà ad una produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa tra imprese, coinvolgendo l’intera filiera produttiva, capace di auto-organizzarsi e di ottimizzarsi in tempo reale: il tutto allo scopo di incrementarne la competitività.

Il campo di azione coinvolgerà anche la sanità che potrà prevedere in futuro la chirurgia a distanza.
La rete di quinta generazione avrà bisogno di ulteriori professionalità di tutto il sistema sanitario che potrà impattare con la sostenibilità del servizio pubblico nazionale.

Ciò richiede uno specifico approfondimento "applicativo" sulla robotica in medicina e, in particolare, sullo sviluppo della "chirurgia robotica”, sugli strumenti innovativi per le nuove tecniche sanitarie e tecnologie strumentali.







Nel programma di tutti i governi, non escluso quello attuale si parla di giustizia fiscale da perseguire anche con la lotta all’evasione.

I diversi condoni fatti negli anni precedenti hanno dimostrato la tiepidezza dei tentativi, dando la percezione che non si volesse agire seriamente.
Oggi i mezzi tecnologici esistenti consentono di incrociare i dati.
Purtroppo l’attenzione al problema, da parte della gente comune e anche da parte dei mass media sembra, come sempre, scemare perché assuefatta alle promesse avanzate in merito dai politici e mai mantenute.

Si accetta di tutto; è noto che ci sono soggetti che hanno portato fuori dal paese milioni di euro e poi li hanno fatti rientrare con scudi fiscali al 5%.
Basterebbe, semplicemente, esercitare uno stretto controllo fra coloro che hanno aderito ai condoni o alla cosiddetta “pace fiscale” perché non si ripeta il “giochino” e sia così limitato ad una sola volta.
La dichiarazione dei redditi infedele è uno dei reati che più frequentemente viene contestato ai contribuenti.

Se vogliamo snidare i disonesti, ma anche le multinazionali che portano i loro risparmi all’estero ed evadono miliardi di euro di imposte, dobbiamo farlo seriamente con una collaborazione internazionale, che indichi, prima fra tutte, l’adozione di soppressione dei paradisi fiscali comunitari (Lussemburgo, Olanda, Irlanda, Cipro, Malta). Solo così si potranno conoscere i nominativi di chi tradisce il proprio Paese.

I 120 e più miliardi di euro in cui è stata stimata l'evasione (per non parlare dell'elusione cioè di quei comportamenti diretti ad aggirare il fisco con espedienti formalmente ineccepibili), potrebbero essere recuperati attuando una giusta politica fiscale, puntualmente annunciata ad ogni cambio di governo, ma mai realizzata.

Per prima cosa bisogna incidere sui comportamenti perché si inizi a mettere al primo posto la “questione morale” unico mezzo per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale. C’è la volontà di farlo? …se c’è, facciamolo seriamente.




I bagni di Viale Trento


I bagni di Viale Trento continuano a rimanere chiusi, nonostante le reiterate richieste di apertura che vengono sistematicamente ignorate.

Ci sono responsabilità?

Chi è addetto ai controlli?

Chi è addetto alla gestione del bagno pubblico?

Chi deve rispondere alle legittime richieste dei fruitori del parco?

CHI…?

Queste le domande che si pongono coloro che frequentano la struttura all’avanguardia del parco di viale Trento, che presenta però l’ostinata chiusura con un lucchetto, dei servizi igienici – pubblici, per necessità fisiologiche.

Chi si appoggia da una parte e chi dietro qualche albero, e chi non può, deve interrompere, anzitempo, la programmata permanenza nel parco.

Speriamo che il problema non si trasformi in un problema igienico individuale e collettivo.





I risultati ufficiali delle elezioni regionali in Umbria ci dicono che la vittoria della candidata del centrodestra Donatella Tesei è stata netta con il 57,55% dei voti, mentre Vincenzo Bianconi sostenuto da M5S e centrosinistra non va oltre il 37,49%.
In Umbria avanza il centrodestra e le città di Perugia e Terni hanno già da tempo cambiato volto. Una vittoria storica: dal 1970 infatti in Umbria a governare è stato in maniera ininterrotta il PCI prima e il centrosinistra poi, mentre ora in Regione sventolerà la bandiera della Lega e dei suoi alleati. Pur essendo consapevoli che si sarebbe perso (seppure non in queste proporzioni), quanti di noi si sentono a posto con la propria coscienza nell’aver fatto il possibile per evitare la disfatta? Tutti hanno remato nella stessa direzione perché ciò non avvenisse? Ciascuno risponda con sincerità. In ogni caso, preso atto di quanto accaduto, si deve guardare con fiducia alla possibilità di un riscatto futuro. Nella circostanza, la consultazione ha sorriso alla Lega e ai suoi alleati.

Un’analisi della crisi della sinistra e delle sue alleanze è indispensabile per tentare un recupero e deve iniziare riconoscendo gli errori che sistematicamente, anche in questa circostanza sono stati fatti, sia nella scelta dei candidati, sia dei programmi, ignorando la partecipazione dei circoli. La discussione e il confronto delle idee al loro interno è fondamentale per valutare opportunità e richieste, così come è fondamentale che trovino accoglienza presso i vertici del partito. Non bisogna dimenticare che la crisi maggiore in seno al partito si è prodotta a seguito di indicazioni che escludevano la partecipazione della base, in quanto più vicina alle esigenze del popolo e interprete più immediata degli umori. Al contrario, i circoli sono stati coinvolti quando ogni decisione era stata già presa. Servirà la lezione a cambiare sistema? Bisogna fare un esame degli errori commessi e soppesare quanto ricordava Enrico Berlinguer: “Casa per casa, strada per strada…” Paradossalmente, tutto ciò l’abbiamo lasciato a Salvini, limitandoci a tenere supponenti riunioni al chiuso con rappresentanti autorevoli della sinistra…

Sono passati trent'anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, eppure il suo esempio, gli ideali e la morale restano. Non ignoriamola. In un mondo completamente diverso la sua figura e le sue idee continuano ad essere di un’attualità impressionante: la questione morale, l'austerità, il compromesso storico, lo strappo con Mosca, la questione giovanile a quella femminile. In una nazione che sta progressivamente perdendo punti di riferimento e in cui la politica si è fatta barbara e senza respiro, le idee di Enrico Berlinguer mostrano ancora l'anima e la forza di un progetto di società diversa.

Il processo di ricostruzione della sinistra, quando si viene investiti da scandali come concorsopoli (vedi Sanità) complica maledettamente ogni sforzo di credibilità, aggiungendo, se possibile, ulteriori difficoltà.
Dobbiamo liberarci dallo spettro di una sinistra litigiosa, fatta di continue scissioni  dovute a personalismi, nemici giurati del bene comune.
Occorre, tuttavia, non scoraggiarsi e non cedere alle delusioni, ma rivitalizzare quella forza e passione che ci sono proprie. Sono dell’opinione che occorra un Partito democratico che comprenda tutti gli altri partiti di sinistra la cui somma, nel caso delle recenti elezioni, è stata poco più dell’1,2%. Povera cosa.

Il Centrosinistra deve ripartire dalle cose da fare, nel nome dei  valori che l’hanno sempre contraddistinta, riprendere concreti contatti con il popolo, evitando sterili accuse.

L’obiettivo deve essere quello di riproporre come progetto un modello di sviluppo economico sostenibile basato sul riciclo ottimizzato dei rifiuti e sull’efficientamento energetico con uso delle fonti rinnovabili.

Ad esso sono fortemente legati i temi della crescita, delle risorse, della sostenibilità, di crescente attualità ed interesse nelle agende dei governi mondiali.
Le fonti rinnovabili, i cambiamenti climatici, i trasporti, le abitazioni del futuro, i nuovi orientamenti in materia di infrastrutture, costituiscono la sfida su cui puntare per una rinnovata cultura dello sviluppo e della cura dell'ambiente.
Bisogna far convivere buon senso, tradizione, civiltà e innovazioni tecnologiche in una nuova prospettiva in cui l’istruzione, la formazione, l’Università siano elementi portanti di quella filiera che guarda al lavoro, ai processi produttivi e all’occupazione.
Dobbiamo stringerci in un rinnovato impegno per riconquistare il terreno perduto a Terni e a Perugia attraverso un lavoro serio e una nuova classe dirigente.

Per essere certi che la lezione sia stata assimilata, dobbiamo trovarci uniti attorno ad un obiettivo condiviso; solo allora ognuno di noi potrà sentirsi con la coscienza a posto e guardare con fiducia ad un possibile riscatto, senza perdersi nella ricerca di inseguire e contrastare la maggioranza di governo, mantenendo una visione unitaria progettuale e culturale ben precisa.

Terni, 30.10.2019


Il Presidente
Giocondo Talamonti





Sicurezza nei luoghi di lavoro


Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’ Inail tra gennaio e luglio 2019 sono state 378.671 (-0,02% rispetto allo stesso periodo del 2018), 599 delle quali con esito mortale (+2,0%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%). L’educazione alla sicurezza è fondamentale per costituire sempre più quel bagaglio culturale fatto di comportamenti ed atteggiamenti da assumere, in ogni circostanza, per i quali è importante il ruolo della scuola e il coinvolgimento di tutto il personale scolastico. La scuola ha il compito di aiutare i più giovani a interiorizzare un modello culturale che lasci il segno nella formazione personale. L’opera di sensibilizzazione dovrebbe esercitarsi in ogni tipo di attività al fine di:

addestrare gli individui ad adottare comportamenti codificati, adeguati alle diverse circostanze di pericolo;

acquisire consapevolezze e comportamenti adeguati alla prevenzione dei rischi e alla tutela di sé e degli altri.

analizzare i comportamenti a rischio per ridurre errori e violazioni attraverso gli approcci tecnologici odierni.

Il continuo evolversi dei pericoli, impone nuove letture dei comportamenti a rischio, in modo da poter tutelare la salute del singolo e della collettività.

Il Ministro del Lavoro ha aperto lunedì 23 settembre il “Tavolo di confronto salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, trovando l’intesa, principalmente, sui seguenti punti:
·         Semplificazione e interpretazione univoca delle norme,
·         contrasto delle gare al massimo ribasso,
·         aggiornamento del Testo unico sulla salute e sicurezza,
·         banche dati condivise, stanziamenti di risorse,
·         rafforzamento controlli,
·         lotta al caporalato,
·         formazione mirata e coordinamento incentivi agli investimenti in sicurezza.

 La prevenzione in tema di salute e sicurezza sul lavoro è un’emergenza su cui tutte le agenzie educative sono chiamate a dare il proprio contributo.


Talamonti Giocondo






Donne e Sport nell'Italia del futuro


Le donne stanno sempre più diventando le protagoniste del movimento sportivo. Le loro competizioni appassionano un pubblico sempre più vasto.  Oltre ai risultati e alle medaglie stanno diventando testimonial che influenzano il pubblico  a livello globale e attraggono l’attenzione delle aziende, pronte a  scommettere su di loro. Cosa impensabile qualche decennio fa in cui esisteva solo lo sport al maschile e scarsa era l’attenzione dei media per quello femminile. Oggi le raccontano e le celebrano come succede per lo sport maschile. La crescita dello sport al femminile in termini di popolarità è un dato certo e nel nostro Paese si è assistito a un’incredibile evoluzione in questo senso. Oggi, in alcuni sport, si contendono i favori del pubblico con gli atleti maschili, spesso superandoli. Le donne si sono guadagnate una visibilità negli sport di squadra ed individuale mai raggiunta finora, tanto che, gli appassionati non fanno più distinzioni. Lo dicono le ricerche di mercato. Sono comunicatrici, capiscono qual è il linguaggio da usare sui social, sono propositive.  Manca loro, però, lo status di professionista che garantirebbe, fra l’altro, le tutele per chi esercita tale tipo di attività (maternità, assicurazioni, assistenza sanitaria), ma anche la possibilità di entrare a far parte degli organismi direttivi dove si decide la politica sportiva del paese. Un filo spinato ideologico e culturale che al momento vede le donne, al massimo, in un posto dietro qualche scrivania degli uffici organizzativi e di comunicazione che contano.


Giocondo Talamonti







Sicurezza nei luoghi di lavoro



Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’ Inail tra gennaio e luglio 2019 sono state 378.671 (-0,02% rispetto allo stesso periodo del 2018), 599 delle quali con esito mortale (+2,0%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%). L’educazione alla sicurezza è fondamentale per costituire sempre più quel bagaglio culturale fatto di comportamenti ed atteggiamenti da assumere, in ogni circostanza, per i quali è importante il ruolo della scuola e il coinvolgimento di tutto il personale scolastico. La scuola ha il compito di aiutare i più giovani a interiorizzare un modello culturale che lasci il segno nella formazione personale. L’opera di sensibilizzazione dovrebbe esercitarsi in ogni tipo di attività al fine di:
addestrare gli individui ad adottare comportamenti codificati, adeguati alle diverse circostanze di pericolo;
acquisire consapevolezze e comportamenti adeguati alla prevenzione dei rischi e alla tutela di sé e degli altri.
analizzare i comportamenti a rischio per ridurre errori e violazioni attraverso gli approcci tecnologici odierni.
Il continuo evolversi dei pericoli, impone nuove letture dei comportamenti a rischio, in modo da poter tutelare la salute del singolo e della collettività.

Il Ministro del Lavoro ha aperto lunedì 23 settembre il “Tavolo di confronto salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, trovando l’intesa, principalmente, sui seguenti punti:

·         Semplificazione e interpretazione univoca delle norme,
·         contrasto delle gare al massimo ribasso,
·         aggiornamento del Testo unico sulla salute e sicurezza,
·         banche dati condivise, stanziamenti di risorse,
·         rafforzamento controlli,
·         lotta al caporalato,
·         formazione mirata e coordinamento incentivi agli investimenti in sicurezza.


 La prevenzione in tema di salute e sicurezza sul lavoro è un’emergenza su cui tutte le agenzie educative sono chiamate a dare il proprio contributo



Giocondo Talamonti





In Italia manca la cultura del rispetto sociale e del controllo che la normativa, in materia igienico-sanitaria e ambientale richiede. Le situazioni antigieniche, a rischio o irregolari nel campo della salute pubblica, dovrebbe prevedere l'intervento immediato dei Servizi dell’ASL, per verifiche, accertamenti o formulazioni di proposte inerenti il caso.
Nonostante le reiterate segnalazioni il bagno pubblico di viale Trento resta chiuso, anche se il giorno della manifestazione podistica “Porta un amico pianteremo un albero” 6.10.2019 ha funzionato. Il giorno seguente è stato nuovamente precluso, sbarrato con il lucchetto. Non è la prima volta che segnalo e continuerò a farlo fino a quando tale servizio pubblico non sarà disponibile per i frequentatori del parco.
Una mancanza di rispetto per le persone anziane, handicappate, invalide e affette da patologie particolari che necessitano di andare in bagno ogni mezz’ora. È facile assistere ad episodi di persone costrette a nascondersi dietro un albero del parco, per incontinenza, dando della città di Terni un’immagine di cattiva qualità.
Al limite, se non si dovesse riuscire a garantirne il funzionamento durante le ore di apertura del parco, si mettano, allora, dei bagni chimici per tamponare l’emergenza. Non ci vuole tanto.



Bagno aperto

 Bagno sbarrato e chiuso con un lucchetto

 Persone in fila il 6.10.2019 per l’utilizzo del bagno

Persone in fila il 6.10.2019 per l’utilizzo del bagno

Gli antifascisti…


Una parte di giovani, durante il fascismo, furono costretti a scappare dall’Italia, lasciando cattedre universitarie, collaborazioni coi giornali, perdendo il lavoro, gli affetti, la famiglia, spesso la salute, la libertà e persino la vita.
Alcuni di loro, persone considerate non gradite dal regime, vennero confinati a Ventotene (un'isola del Mar Tirreno, situata al largo della costa al confine tra Lazio e Campania, in provincia di Latina) individuata, durante il periodo fascista, come colonia di confino politico. Donne e uomini, sviliti e umiliati nella loro dignità, vennero allontanati per fiaccarli, costretti coattivamente in una sorta di pollaio. Uno status che, inconsapevolmente, trasformò l’isola in un’occasione speciale e irripetibile per la storia futura del nostro paese, perché è proprio a Ventotene che si forgiò la classe politica della futura Repubblica.

 Si citano fra i più noti: Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, Giovanni Roveda, Walter Audisio, Camilla Ravera, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi. Furono proprio questi ultimi due antifascisti a scrivere sull'isola l'importante documento: Per un'Europa libera e unita. Progetto di Manifesto diventato noto come Manifesto di Ventotene. Nel documento la federazione degli Stati d'Europa, sul modello statunitense, viene indicata come l'unica soluzione per la salvezza della civiltà europea.
Siamo un popolo dalla memoria assai corta, che dimentica facilmente gli errori e i sacrifici compiuti dalle generazioni che ci hanno preceduto…




A Terni i bagni sono chiusi con il lucchetto


È vero che in Italia non c’è la cultura del rispetto sociale e del controllo che la normativa richiede, ma dovrebbe far parte di ciascuno di noi il concetto di utilità d’igiene e di salute pubblica.
Il tenere da tempo il bagno chiuso nella curva est, allo Stadio “L. Liberati” e fruire del solo e unico bagno a piano terra, oltre allo scomodo, quello che preoccupa di più è la compromissione della salute pubblica per i cattivi odori che da esso vengono emanati.
Analoga situazione per il bagno pubblico del Parco di viale Trento chiuso, da illo tempore, con un lucchetto.  Senza andare oltre alla segnalazione di altri casi, ci si chiede se è una costante la mancanza di sorveglianza da parte di chi è addetto a gestire le strutture, dal momento che nel secondo caso è stato più volte segnalato, senza che nessuno se ne è preso cura.
 Chi può si appoggia ad un albero e dà sfogo alle sue necessità, chi non può limita la sua permanenza abbandonando il parco.
Un ulteriore situazione della mancanza di rispetto per le persone anziane, handicappate e invalide e dà della città di Terni un’immagine scadente. Quello che ci si augura è che chi di dovere faccia quello per cui è retribuito.




Formazione, lavoro


Il tema del lavoro nelle sue più varie articolazioni è uno degli argomenti più dibattuti nel nostro contesto sociale che non può non tener conto della realtà che cambia. Il lavoro nel suo complesso va, ovviamente, ripensato con l’introduzione delle nuove tecnologie non solo per estenderlo a tutti, ma, anche, per la difesa della propria incolumità. Tutto ciò per guardare ad un futuro e alle opportunità di lavoro che sempre più richiedono di aver maturato quelle abilità che consentono di inserirsi nei compiti da esso voluti e nella risoluzione dei problemi.
L’acquisizione di abilità e competenze che permettono di saper fare, ha un nesso imprescindibile con il conoscere e quindi con lo studiare.
Un consolidato sapere consentirà di risolvere i problemi vari e nuovi che la quotidianità presenta e a poter intravedere quelli che saranno i futuri bisogni della società e i cambiamenti che il mercato impone. Da qui la necessità di equilibrare bene le ore dedicate ai contenuti della conoscenza, e quelle dedicate alla pratica perché uno sbilanciamento in uno o nell’altro senso può incidere sui comportamenti lavorativi e professionali futuri.
È fondamentale non confondere la formazione con l’addestramento, specificità dei centri all’uopo preposti. La formazione va perseguita dopo aver acquisito un titolo di studio e deve essere compatibile con i nuovi processi e tecnologie.
Consiglio ai giovani di non trascurare lo studio delle lingue, di sviluppare la creatività, frequentando musei, biblioteche, mostre di opere d’arte.



Giocondo Talamonti
Presidente Associazione Politico Culturale “Enrico Berlinguer”




C’è una toilette pubblica in Viale Trieste regolarmente inaccessibile ai fruitori in quanto un lucchetto ne impedisce l’utilizzo. A cosa serva un servizio urbano al quale non si possa ricorrere è assolutamente incomprensibile. Non si sa chi disponga della chiave, se l’accesso sia consentito esclusivamente al custode, se chi è incaricato della manutenzione valuti più spicciativo negarne l’uso.







25 aprile 1945 - 74 anni fa l'Italia veniva liberata dal nazifascismo. La Resistenza italiana, detta "Secondo Risorgimento", nata per riconquistare all’Italia libertà e indipendenza, fu nel suo insieme un grande moto civile, cui parteciparono in vario modo le popolazioni delle regioni occupate dalle forze della Germania nazista. Essa vide la mobilitazione coraggiosa del popolo, giovani e giovanissimi, che si ribellarono all’oppressione straniera, disposte a riprendere le armi per abbattere il totalitarismo e il dominio nazista. Determinante in diverse realtà l’apporto delle donne che nel ’44 si costituirono nelle regioni del Nord in “Gruppi di difesa delle donne”.
La ricorrenza del 25 aprile tiene vivi gli ideali della lotta di liberazione, ispirati alla piena affermazione dei principi e dei valori fra cui quello di esprimere il proprio pensiero e sentirsi libero di farlo, senza temere violenze e ripercussioni.
L'articolo uno stabilisce che «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» da cui discende, come conseguenza necessaria, che tutti i cittadini hanno il diritto di essere messi in grado di lavorare, per confermare il loro titolo alla cittadinanza.
Oggi vi è una trasformazione di tale condizione. Nella cultura corrente, non si parla più di posto di lavoro ma di chiamata al lavoro. Il lavoro non è più stabile e quindi il lavoratore è legato alla discontinuità dei processi produttivi.


Giocondo Talamonti
Presidente Associazione Politico Culturale “Enrico Berlinguer”





Nel 1976 il linguista e accademico italiano Tullio De Mauro, ministro Miur 2000/2001, aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1600.
Ripetuto il sondaggio venti anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole.
Oggi si pensa che se la cavino con 300 parole, se non di meno. Inoltre Tullio De Mauro ci diceva, nel 2008, che l’80% degli adulti in età lavorativa non era dotato di effettive capacità di lettura, comprensione di un testo e calcolo
È un problema?
Si, è un grosso problema, perché, come ha evidenziato Martin Heidegger (filosofo tedesco esponente dell’esistenzialismo, la corrente di pensiero che mette in risalto il valore dell’esistenza e ritiene che l’individuo sia l’unico responsabile delle proprie scelte), riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri a cui non corrisponde una parola.
Le parole non sono strumento per esprimere il pensiero, al contrario sono condizioni per poter pensare.
La scuola è un’emergenza sociale che stiamo nascondendo sotto al tappeto, anno dopo anno.
Se la scuola non funziona amplia le disuguaglianze anziché ridurle, penalizzando i territori meno sviluppati, è un problema gigantesco per l’Italia.
 L’Italia investe solo 8% della spesa pubblica nell’istruzione. Peggio solo la Grecia…
Gli italiani credono agli slogan e non si documentano
Il guaio più grosso è che gli italiani non si documentano, il 47% sa leggere e scrivere, ma non comprende quello che legge, lo rivela il PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), un Programma ideato dall'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Sono superficiali.
A loro bastano i proclami, non vanno poi a verificare se chi ha lanciato l’urlo abbia dato seguito con i fatti. “In Italia non entrerà più nessuno! Manderò via 600 mila migranti!”. E tutte le pecore a dargli il consenso. In quanti si sono poi documentati sul buon esito di queste sparate?



Giocondo Talamonti
Presidente dell’Associazione Politico Culturale “Enrico Berlinguer”