Al Sindaco del Comune di Terni

Premesso che la cultura rappresenta un impegno irrinunciabile per ogni comunità che basa sui valori della democrazia e della conoscenza la scelta strategica per interpretare, con il vantaggio degli strumenti che offre, l’evolversi della società, dei costumi e dell’economia;

tenuto conto che è esercizio obbligato, in una società globale sempre più competitiva, evitare livellamenti verso il basso e la rinuncia al perseguimento di obiettivi estranei alle tradizioni e alla storia di una comunità, con il rischio di vanificare le preziose radici che l’hanno generate ed alimentate;

visto che l’elevamento culturale è momento fondante per ogni democrazia che si rispetti e che qualsiasi forma di imbarbarimento è strettamente relazionato a sistemi di governo autoritari, favorevoli alla stanca riproposizione di modelli culturali non allineati all’evoluzione dei tempi e, per di più, insensibili a qualsiasi motivazione che recuperi “senso” alla vocazionalità territoriale;

accertato che la cultura popolare, espressione del sentire comune deve essere intesa come fertile terreno su cui impiantare un processo formativo che, in modo piacevole, aggregativo e partecipativo, punti alla crescita edificante della collettività; sotto tale aspetto si ritiene più plasmante la manifestazione del “Cantamaggio”, rispetto agli “eventi valentiniani”, troppo costosi e distanti dalla gente;

constatato che molte realizzazioni artistiche che decorano la città (leggi, monumenti) non hanno dimostrato, nel tempo, il potere di trasferire quei messaggi in cui ha creduto inizialmente il proponente (ad esempio la “canna da pesca” in viale dello Stadio), sconfessando la teoria secondo cui deve esistere allineamento fra le capacità acquisitive di una comunità e la proposta artistica scelta;

preso atto che anche proposte integrate nella cultura cittadina, come la Fontana di Piazza Tacito, opera apprezzabile della creatività di artisti quali Corrado Cagli e ideata da Ridolfi e Fagiolo, simbolo, oggi come allora, della laboriosità, dell’energia e della dinamicità dei ternani, sono abbandonate al degrado fra l’indifferenza e la noncuranza di concittadini non sufficientemente informati sulle vicende storico-culturali che ne hanno suggerito la realizzazione;

considerato che messaggi culturali significativi si traggono, anche, dalla cura architettonica, dai colori delle abitazioni, dalla riparazione delle strade, dalla segnaletica in ordine, dalla valorizzazione dell’esistente, dal gusto del bello, dalla qualità delle cose e della vita, dal monitoraggio continuo e di controllo dei beni nonché dall’attenzione nel non far proliferare, indiscriminatamente, il cemento e l’asfalto;

ritenuto opportuno coinvolgere i giovani sul decoro architettonico della città proponendo loro, da un lato, appropriati modelli educativo-comportamentali, dall’altro, concorsi di idee che abbiano lo scopo di valorizzare le professionalità dei giovani architetti, ingegneri, artisti, etc.


LA LISTA COMUNISTA IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA A:


- ridefinire il ruolo della cultura nella nostra città;
- intervenire nel ripristino della Fontana di Piazza Tacito, avendo cura di affidare il compito a ditte specializzate in tali tipi di rivalorizzazione;
- dare priorità di risorse a tutte quelle manifestazioni che hanno un’effettiva ricaduta sulla città, sia in termini di partecipazione aggregativa che di apporto culturale intrinseco;
- a costituire, di volta in volta, una commissione di esperti che interpretando il sentire della comunità, esprima, prima della commessa o autorizzazione, un parere sulle opere o manufatti da posizionare nelle vie e/o piazze della città.
- a coinvolgere il mondo della scuola di ogni ordine e grado perché chi vi opera divenga sempre più trasmettitore di valori educativi e perché, i formatori di oggi e i cittadini di domani, diventino protagonisti di un medesimo processo di crescita culturale.

Terni,31 marzo 2010
Il Capogruppo RC/CI
Giocondo Talamonti
Luzio Luzzi
Mauro Nannini

Insieme alla quinta dell’ottantaquattro



Insieme alla quinta dell’ottantaquattro

L’incontro con gli studenti del 5DT dell’anno scolastico 18983-84 non è stato solo una piacevole occasione di rivedere volti amici, ma opportunità per costatare come la Scuola, oltre alla conservazione della memoria di una stagione piacevole della vita, sia capace di disegnare i destini di ciascuno. Rivedersi a cena e scambiarsi racconti fatti di speranze, gioie e delusioni è sempre un esercizio utile a comprendere i successi e capire le sconfitte, programmare rivincite e affermazioni personali. Un’occasione da ripetersi più spesso, magari con qualcuno in più degli 11, su 27, che sono intervenuti.

QUANNO CE VOLE, CE VOLE...




Specialisti blasfemi, bestemmiatori per antonomasia, erano una volta i carrettieri, categoria oggi scomparsa, ma degnamente sostituita dai calciatori. I quali, caduti nelle ire della Lega Calcio, decisa a stroncare il deprecabile vizio, hanno pensato bene farsi difendere, nientepopodimenoché, dall’Associazione Mondiale, dico mondiale, dei calciatori professionisti, rivendicando il diritto, tanto di moda in questi tempi, di libertà d’opinione.

La tesi è, dunque, questa: la categoria deve già rinunciare alla libertà personale;
accettare sequestri di persona collettivi, come i ritiri; scordarsi una regolare attività sessuale, sacrificata in nome della concentrazione;
subire i processi sommari di questo o quel giornalista per il primo calo di rendimento vero o presunto;
vedersi regolarmente inseguiti e spiati durante i loro momenti di libertà, le minacce dei tifosi, i calci sugli stinchi, ecc…

Aggiungete che, con metodi da Santa Inquisizione, la Lega per debellare il malcostume fa sistematico ricorso a sordomuti giurati, esperti nella lettura labiale di immagini televisive di giocatori che possono avere, più o meno, motivo di imprecare contro la sfiga, utilizzando espressioni blasfeme.
Tutto ciò per il gusto sadico dei signori della Lega di affibbiare due o tre giornate di squalifica ai colpevoli di turno.

“Quanno ce vole, ce vole!”, diceva, autoassolvendosi, il curato di campagna, soggetto alla debolezza.“Libera bestemmia, in libero Stato!”, insiste nel dire l’Associazione Mondiale dei Calciatori Professionisti, e aggiunge:
“Che facciamo? Gli vogliamo pure togliere la parola a questi disgraziati? O devono fare tutti la fine del povero Chimenti che domenica scorsa, dopo aver beccato un gol da 40 metri da Cassano, ha, sì resistito all’impulso belluino di bestemmiare, per poi sfogarsi negli spogliatoi fratturandosi una mano contro la panchina?

Il dramma quotidiano di questa categoria è immane, specie se confrontata con quella di tanti fortunati operai che, senza lavorare, godono di laute casse integrazioni, o dei tanti precari che, in attesa di un impiego, possono concedersi il lusso di dormire fino a mezzogiorno.

L’Associazione Mondiale dovrebbe valutare queste grosse discrepanze, riaffermare quei valori che attengono al rispetto e all’educazione e non intervenire sui fatti che l’infrangono, in considerazione della risonanza che ha il calcio sui giovani che lo praticano e che lo seguono, se così non fosse sarebbe più utile chiuderla, ma non sarebbe una gran perdita per l’umanità. Siamo soffocati da enti inutili e non abbiamo bisogno di importarne altri.

Terni, 27 marzo 2010
Ing.Giocondo Talamonti


E’ uscito il n.3 de “La Scossa”, periodico del Gruppo Consiliare della Lista Comunista.

In esso vengono riportate le notizie di maggior interesse per i lavoratori e per i cittadini in genere.La redazione propone, di volta in volta, temi di carattere occupazionale, intervistando le parti e i personaggi coinvolti nelle vicende di rilievo.

In prima pagina, si tratta la situazione creatasi a seguito della decisione della proprietà della Basell di interrompere le attività produttive a Terni e delle prospettive che si presentano per i 130 dipendenti della multinazionale.

A pagina 2 vengono sottoposte alcune domande al Vice-Sindaco, Libero Paci, mentre in quella successiva si affronta il tema della Formazione professionale.
Chiude il periodico un’intervista all’Assessore Damiano Stufara.

Chiunque può richiederne copia alla redazione.
La stessa sarà spedita via e-mail gratuitamente.

Terni, 24.03.2010
Giocondo Talamonti

Al Sindaco del Comune di Terni
Atto di indirizzo:integrazione all’atto di indirizzo sulla crisi e lo sviluppo economico della Città.

Premesso che è abbastanza scontato che le prospettive di una ripresa occupazionale, sono ancora lontane, per cui la città resta in viva fibrillazione.

Tenuto conto dell’atto d’indirizzo presentato il 12 ottobre 2009 dal Gruppo RC/CI e dell’atto di indirizzo votato, nel dispositivo, all’unanimità dal Consiglio comunale il 15 marzo 2010.

Considerato che il risveglio del mercato del lavoro, sostenuto a livello nazionale, regionale e locale, si fonda su dati che solo apparentemente lo fanno apparire in recupero, perché rapportati ad una fase di riferimento negativa.

Tenuto conto che anche le dichiarazioni di Antonio Campanile, Presidente di Confindustria di Perugia, ricalcano lo stesso metodo adottato, da un anno a questa parte, dal governo: prima negando l’esistenza della crisi, poi dichiarandone il superamento con teorie propagandistiche.

Preso atto che, nella realtà , fino ad ora sono stati i lavoratori a pagare la crisi e, fra essi, i precari a subire il danno maggiore.

Osservato che gli strumenti di ammortizzazione sociale hanno inciso solo in parte nella riduzione degli effetti tragici della crisi occupazionale escludendo chi già si trovava a lavorare senza alcuna sicurezza di continuità.

Preso atto che alcuni settori produttivi locali come il chimico, la meccanica, ma anche il commercio e l’artigianato soffrono il blocco economico, quale effetto del contenimento del mercato.

Valutato che non è più tempo di stare con le mani in mano ad aspettare che la crisi passi: troppe sarebbero le vittime.

Stimato che occorre riesaminare il lavoro nelle sue componenti economiche e sociali, organizzative e programmatiche. In una parola, al lavoro come ‘sistema’ per assicurare non solo la continuità agli occupati, ma garantire l’apporto qualificato agli imprenditori e il sostegno all’intera economia territoriale.

Per essere più chiari, bisogna partire da elementi di fatto che danno un quadro della reale situazione in cui l’economia si dibatte: solo il 4.4% dei laureati viene assorbito dal mondo del lavoro nell’industria e nel terziario. L’anomalia, tanto più evidente quanto più ci si raffronta con le economie più evolute, si può spiegare sia con l’interpretazione vetusta del concetto di imprenditoria legata ancora a figure di datori di lavoro ignoranti e danarosi, sia con lo scarso ricorso alla ricerca, vista come una spesa superflua per chi ha sguardi limitati;la filiera ‘scuola-università-ricerca-impresa’ ha interruzioni paurose che non ci si è preoccupati di riparare. E’ un po’ un acquedotto con migliaia di perdite e con l’effetto di far costare troppo il prodotto trasportato. Quando questo assumerà un peso insostenibile ci si accorgerà dell’errore del mancato intervento. In tale filiera l’innovazione non riesce a trovare posto, la distanza fra una postazione e l’altra è enormemente maggiore di quanto sarebbe lecito attendersi. Tempi dilatati e conduzione padronale dell’azienda stanno, dunque, all’origine di una inefficace crescita organica; il mercato nato dalla globalizzazione ha totalmente bocciato percorsi produttivi fra aziende di settore, parimenti impegnate, che non sanno dialogare e programmare fra loro la filiera realizzativa . Ciò significa che nella produzione di un oggetto che richiede, nella componentistica, il supporto di più industrie, tutte le aziende coinvolte rischiano di soffrire l’eventuale crisi di una di esse, con grave, consequenziale, danno occupazionale.

Quale soluzione, dunque? E’ auspicabile che le imprese si organizzino in rete, che abbiano coscienza e conoscenza innovativa, che scambino informazioni tese al miglioramento, che sviluppino la ricerca, che si affidino ai centri universitari vicini per il supporto tecnologico, che ricorrano più spesso alla collaborazione di laureati, che tengano costante attenzione alle variazioni di mercato e dispongano di personale in grado di valutare gli effetti dei cambiamenti in atto.

L’alternativa è la precarietà non solo occupazionale, fenomeno che assilla particolarmente i nostri giovani, ma anche quella di idee e di progetti a lungo termine da parte degli imprenditori, con effetti tragici sugli investimenti o sulle capacità di adattamento delle aziende a nuove esigenze di mercato.

A questo proposito, uno degli aspetti che si legano al dramma della perdita di lavoro è la necessità di riconversione delle conoscenze dell’ex-dipendente, o semplicemente l’aggiornamento o l’ampliamento dei saperi professionali, affidato a strutture extra-scolastiche, meno inclini, per necessità e vocazione, a dotare il disoccupato delle nuove armi conoscitive di cui necessita per accedere a nuove occupazioni. In materia si assiste, invece, all’asfissia dei Centri Territoriali (poco onerosi e più qualificati), a vantaggio di decine e decine di agenzie formative private, senza trascorsi e senza bagagli culturali.

Il mercato del lavoro penalizza, oggi, i giovani, non riconoscendo loro la stabilità, obbligandoli al cambiamento continuo dell’occupazione, finendo così per non approfondire le opportune conoscenze in un unico settore. Peggio ancora, a soffrirne è il lavoro femminile, tutelato solo parzialmente dalle leggi sulla maternità e dagli abusi delle norme a protezione della donna in ambito famigliare.

L’obiettivo comune è quello di mettere il lavoratore al centro dell’universo-lavoro e concepirlo non come un beneficiato del sistema economico, ma come suo artefice.La visione di armonizzare le risorse disponibili e rivolgerle al soddisfacimento dei bisogni del lavoratore deve essere alla base di scelte e programmi politico-istituzionali.

Fin quando “occupare” qualcuno costituirà un problema, fin quando assicurargli la continuità del lavoro sarà considerata un’impresa immane, fin quando si dovrà ricorrere a scorciatoie per vedere esercitato un diritto, significa che molto resta ancora da fare non solo al politico e all’educatore, ma al cittadino comune che vede calpestata la dignità che gli spetta.

In questa difficoltà contingente, è gravissima, poi, la situazione dei giovani in cerca di primo impiego, costretti spesso a vagare dal sud al nord e perfino all’estero. I dati di emigrazione intellettuale sono preoccupanti, non solo perché privano il territorio di origine delle potenzialità di sviluppo ma soprattutto perché, in pratica, si nega ad una intera generazione, il diritto fondamentale di progettare un futuro certo, il diritto di sapere come costruire la propria vita, di avere una casa, di avere dei figli, di garantirsi una vita normale. In fondo il compito della politica dovrebbe esplicarsi, in primis, nel creare quelle condizioni che permettano alle persone di aspirare ad una vita normale. Un diritto che viene prima di tanti altri.

Ma accanto ai problemi economici, che contrariamente alle previsioni del governo, secondo la Confindustria perdureranno per almeno altri 4 anni, si assiste, non so quanti se ne rendono conto purtroppo, ad un degrado morale e di costume che sinceramente peggiora di giorno in giorno, è una specie di imbarbarimento del nostro Paese che è fondato su categorie come la paura, la cattiveria, la mancanza di senso civico e di rispetto della legalità. Per invertire una siffatta situazione occorre agire sul compito educazionale della scuola e rivedere, in un’ottica nuova, i modelli formativi che attualmente si stanno proponendo.

Un esempio concreto: nella formulazione più recente, l’ultimo anno della scuola dell'obbligo si può assolvere nella formazione professionale. In contro tendenza ai Paesi industrializzati che elevano l’età dell’ obbligo scolastico, il nostro, di fatto, lo riduce. In generale la scuola non deve offrire, come negli anni ’50, lo strumento per imparare un mestiere (Hai imparato a fare il falegname e farai il falegname tutta la vita). Con la tecnologia che cambia ogni sei mesi, il mestiere che ti hanno insegnato non serve più, perché la scienza e la tecnica vanno avanti in un regime vorticoso! Allora la scuola cosa deve dare? Deve dare il senso critico, deve dare elasticità mentale, deve dare cultura e capacità di potersi adeguare ai cambiamenti. Cultura e sapere, devono davvero diventare il nuovo cavallo di battaglia su cui contare per sperare di uscire da altre e più difficili crisi.

Basta rivolgere lo sguardo ad un recente passato: il mitico nord-est d'Italia, Veneto in particolare, ha rappresentato per decenni il motore dell'economia. Il modello qual’era? Il modello era: massima occupazione, ma contemporaneamente la più bassa scolarizzazione d'Italia. All'uscita dalla scuola dell'obbligo, c'era subito il lavoro, si entrava come apprendista o operaio con l'idea di poter fare un domani il piccolo padroncino di se stesso. La piccola impresa si è diffusa nel territorio ed ha funzionato per 10 o 15 anni. Ma poi è successo che molti imprenditori, avendo a che fare con una mano d'opera dequalificata, perché scarsamente scolarizzata, hanno pensato di delocarizzare la loro attività in quei paesi dove la stessa mano d’opera dequalificata era disponibile ad un costo ridotto a 1/3 o a 1/5 di quanto si pagava in Veneto.

Quel modello di piena occupazione e scarsissima scolarizzazione si è rivelato scatenante della crisi economica di quella regione. In un sistema sempre più globalizzato c'è un'unica maniera per essere competitivi e ed è quello di produrre meglio degli altri. In Italia e più in generale in occidente non potremmo mai competere, con l’oriente, sul costo del lavoro, noi potremo essere competitivi se saremo in grado di produrre cose migliori degli altri. E ciò è possibile se la manodopera è migliore, e se si è sul mercato con l'innovazione tecnologica. C'è un dato di cui nessuno parla: l'Italia che ne vantava il primato è crollata nella graduatoria dei brevetti mondiali. L'idea di investire sull'intelligenza sulla creatività, sulla fantasia, non c'è più.

Il nostro modello di società, ora che le distanze fisiche sono state annullate dal Web, dovrebbe essere completamente diverso da quello attuale, un modello che dovrebbe puntare su una società del sapere e sulla ricerca. Ma bisogna che lo Stato, perché solo lo Stato può fare questa cosa, investa risorse nella ricerca scientifica, e nella società del sapere (esattamente l'opposto di quanto sta facendo il Governo).

Occorre innalzare l'obbligo scolastico a 18 anni perché non servono ragazzi di 16 anni da impiegare nei lavori manuali, occorre investire sull'intelligenza, e contemporaneamente in una società che sappia scegliere linee di sviluppo economico diverse da quelle odierne.

Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco a

Mettere in atto tutte quelle iniziative in grado di garantire la piena occupazione dei lavoratori in stato di mobilità,

Favorire l’inserimento dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro per offrire loro speranze nel futuro:

Sostenere, come soluzione di prospettiva, l’educazione permanente degli adulti, la formazione continua, le iniziative educazionaliFarsi interprete delle esigenze di cambiamento dell’attuale modello di società.

Terni, 22 marzo 2010
Il Presidente del Gruppo RC/CI
Giocondo Talamonti
Luzio Luzzi




Si è dolenti di aver arrecato disappunto al Presidente della Seconda Commissione provinciale per l’Istruzione, Giuliano Rossi, per le critiche mosse all’annuncio dell’apertura di un “tavolo di lavoro” e di un “monitoraggio” sul dimensionamento scolastico.

Fa bene il Presidente a sentirsi offeso; ma prima che per le osservazioni avanzate, dovrebbe esserlo per le conseguenze prodotte da una decisione che, all’epoca, fu fortemente contrastata da tutti gli addetti ai lavori; una decisione che andava ben oltre i desiderata di contenimento della spesa pubblica voluti dal Ministero.

A che cosa serva, in questa fase, un “tavolo di lavoro” e un “attento monitoraggio” non è ancora chiaro.

Il Dott. Rossi richiama al rispetto delle Istituzioni, ritenendo esagerata la reazione nei confronti dell’attività della Commissione. Sarà bene , a questo punto, ricordargli che esiste un atto d’indirizzo del Consiglio comunale, votato all’unanimità, che chiede di rivedere le modalità del dimensionamento scolastico e in particolare l’accorpamento dell’Istituto Tecnico con quello Professionale.

A tale indirizzo il Presidente non fa cenno, eppure esso è la volontà di un’Istituzione che rappresenta gli oltre centodiecimila abitanti che popolano la città.

Un’osservazione: compito di ogni comunità è di favorire il progresso e gli interessi della città, ma diventa un obbligo morale se a operare in tale direzione si trova un amministratore. Lo svolgimento di tale dovere non dovrebbe mai rinunciare al dialogo fra istituzioni e, meno che mai, al pregio dell’umiltà.

Terni, 19 marzo 2010
Capogruppo di Rifondazione C./Comunisti Italiani Comune di Terni
Giocondo Talamonti



In risposta all'articolo Fonte : La Nazione del 19 Marzo 2010
SCUOLA, SI VIVACCHIA TRA TAGLI E POLEMICHE
Rossi risponde a Talamonti: “ Accuse ingiuste, ma il sistema è da rivedere”


Ancora polemiche sul dimensionamento scolastico. Giuliano Rossi, presidente della seconda commissione provinciale, replica a Giocondo Talamonti (consigliere comunale della lista comunista e dirigente scolastico) che aveva duramente criticato l’attività della commissione stessa.

“Esprimo il mio personale disappunto – contrattacca Rossi – per i toni eccessivi utilizzati per le critiche espresse in maniera preconcetta. L’attacco, per altro nei confronti di un organismo istituzionale, è apparso fuori luogo e strumentale. Il lavoro compiuto dalla seconda commissione va senza alcun dubbio difeso: tale organismo ha approfondito in maniera corretta il tema del dimensionamento scolastico, incontrando la piena disponibilità della Giunta e raccogliendo tutti gli elementi utili ad avere un quadro obiettivo della situazione.
Il percorso, caratterizzato da diverse riunioni e aperto al confronto con tutti i soggetti coinvolti, ha portato ad una importante proposta che è stata unanimemente condivisa da tutte le forze politiche presenti in Consiglio Provinciale e che è apparsa ad ognuno la più ragionevole possibile”.

“IL PUNTO – continua Rossi – è che la legge impedisce ogni modifica dell’esistente per l’anno scolastico 2010/2011. C’è invece la possibilità di rivedere il quadro complessivo del sistema scolastico provinciale a partire dal 2011/2012. A questo proposito è evidente che sarà necessaria una valutazione a 360 gradi e parendo da questa base si potranno adottare le soluzioni migliori, ovviamente nel rispetto dei parametri e dei vincoli stabiliti dalla normativa vigente. Verrà perciò costituito un tavolo tecnico aperto al contributo di tutti i soggetti interessati per proporre soluzioni che consentano di realizzare un sistema scolastico provinciale razionale e funzionale”.

“Il lavoro della commissione è stato sereno – conclude – condiviso e proficuo. Si stà operando per trovare le migliori soluzioni possibili per il mondo della scuola. Le forzature e le posizioni pregiudiziali rischiano di creare soltanto danni ad un iter che invece deve essere il più possibile lineare e deve guardare esclusivamente all’interesse degli studenti, dei genitori, dei docenti e di quanti operano nell’ambito scolastico”.


In un momento in cui l’economia nazionale costringe tutti a regolare la cinghia sull’ultimo buco (purtroppo il più stretto), razionalizzare le risorse e modularle su un progetto essenziale significa fare di necessità, virtù.


L’Atto d’indirizzo, stilato congiuntamente dai Consigli comunale e provinciale di Terni, indica esattamente le linee programmatiche da seguire per consolidare la presenza del Polo Universitario Ternano negli anni a venire, sia in termini di offerta formativa appetibile a livello nazionale per specificità di indirizzi di studio, sia di ricerca finalizzata anche all’integrazione con il tessuto economico del territorio.


Indicare a priori quali e quanti debbano essere le facoltà o i corsi di laurea da conservare e difendere può rivelarsi fuorviante, fino a compromettere risultati e risorse. Il presupposto è che gli indirizzi presenti e futuri dipendano esclusivamente da funzioni di compatibilità con l’economia del territorio, soddisfino parametri sostenibili e si propongano, per l’eccellenza, a divenire centri di studio di valenza nazionale e internazionale.


Tutto ciò impone una serie di scelte politiche finalizzate a ottimizzare le risorse finanziarie, immobiliari e umane, a evitare ogni forma di spreco, duplicazione di incarichi, consorzi, associazioni e fondazioni che non abbiano altro scopo se non quello di puntare alla crescita qualitativa, abbandonando ogni opportunità di trasformarli in “carrozzoni” deleteri.


Il Polo Universitario di Terni ha tutte le carte in regola per pretendere l’attenzione che merita da parte della Regione e dal MIUR: il Centro di ricerca sullo Spazio del Prof. Battiston, quello europeo dei materiali polimerici del Prof. Kenny, quello di biotecnologie mediche del Prof. Crisanti, quello per le cellule staminali del Prof. Vescovi e quello per l’oncologia del Prof. Giordano, godono già di una risonanza nazionale e mondiale, potenzialmente in grado di crescere ancora e segnare svolte epocali per il futuro dell’intera umanità.
All’orgoglio locale di ospitare tali eccellenze dobbiamo saper aggiungere il sacrificio delle Amministrazioni locali e di tutti i ternani, consapevoli che concentrare risorse sull’Alta Formazione e sulla Ricerca compensa sempre la realtà che le ospita.


Una prima razionalizzazione va fatta in merito alle sedi; Pentima ha svolto un ruolo importante in fase di avvio dei Corsi. Oggi non è più pensabile di accogliere studenti in aule prive di finestre. Altre strutture come la costruenda sede di Medicina in Via Trento può ospitare studenti di altre Facoltà.


Giocondo Talamonti


Mozione: “Impegno del Sindaco e della Giunta ad aumentare la vigilanza nei confronti di tentativi e infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale del territorio”

Premesso che allarmanti notizie, diffuse dalla stampa locale, fanno riferimento ad infiltrazioni mafiose in attività commerciali e acquisizioni immobiliari nel nostro territorio, suscitando apprensione fra la popolazione;

considerato che le attività illegali costituiscono un notevole danno per l’equilibrio di un’economia abituata da sempre al rispetto della libera concorrenza;

costatato che infiltrazioni illegali si stanno verificando in tutte le realtà del territorio nazionale con grave rischio per i parametri economici locali;

avvertita la necessità di inviare una risposta decisa contro il propagarsi di ogni intervento contrario alle leggi del libero commercio;

tenuto conto che esiste il timore di una realtà al momento sconosciuta potenzialmente assoggettata alle “leggi” dell’illegalità;

accertato che il silenzio delle Istituzioni possa involontariamente rappresentare un alleato di chi concepisce l’illegalità come unica forma di confrontarsi con la società degli onesti;

il GRUPPO CONSILIARE DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA E COMUNISTI ITALIANIIMPEGNAIl Sindaco e la Giunta consiliare a:

- Sensibilizzare la pubblica opinione sui pericoli connessi ad atti di mafia;
- Contattare gli Istituti scolastici della città per concordare interventi di sensibilizzazione dei giovani nei confronti di ogni forma di illegalità;
- Stabilire con le forze di polizia, carabinieri, finanza, municipale, strategie di intervento per combattere ogni eventuale tentativo di insediamento nel territorio di investitori sospetti di appartenere a strutture malavitose;
- Monitorare sistematicamente il territorio e studiare i dati acquisiti, relazionandoli con regolarità temporale alla popolazione.

Il Presidente Gruppo RC/CI
Giocondo Talamonti

Scuola - Capita a cento giorni…



Semel in anno licet insanire (una volta l’anno è lecito impazzire), dicevano i latini.
Se poi quell’unica volta capita a cento giorni dalla conclusione di un ciclo di studi durato tredici anni e se festeggiare la fine di sacrifici, di tensioni, di prove e controprove, di rinunce, di speranze e delusioni porta un po’ fuori dalle righe, beh, allora chi assiste alle follie del gaudio dovrà far uso di paterna comprensione.

La protesta del Presidente dell’Amatori Podistica Terni, associazione ospitata nella struttura scolastica dell’ITIS-IPSIA di Viale C.Battisti, dove si sarebbero consumati gli “scempi”, non sembra orientata alla tolleranza per la vivacità giovanile, neppure in ricordo dell’esuberanza personale di un tempo e alla quale, ne sono certo, in tanti momenti della vita adulta avrà fatto ricorso con il pensiero senza rinunciare a un colpevole compiacimento.

Premesso che ogni eccesso è condannabile e che neppure le manifestazioni di giubilo giustificano l’assenza di rispetto per le cose e le persone, il problema che si pone è, semmai, di valutare l’opportunità di albergare attività associazionistiche in edifici costruiti solo per i giovani.

Il Dirigente Scolastico
Ing. Giocondo Talamonti


In Risposta all’articolo del Corriere dell’ Umbria del 17/03/2010 di Eleonora Stentella
PETARDI, URLA E QUALCHE POLEMICA
Gli Studenti festeggiano i 100 giornialla maturità

Terni – Petardi lanciati in terra, cartacce, striscioni e bombolette spray: così gli studenti degli istituti Itis Allievi e Angeloni hanno festeggiato i cento giorni alla maturità. Ragazze da un lato e ragazzi dall’altro, uniti per una festa che è risultata sopra le righe all’occhio dei passanti e dei membri dell’associazione “Amatori Podistica” che hanno sede proprio lungo via Cesare Battisti dove si collocano i due plessi. Un tripudio di urla e comportamenti un po’ eccessivi sui quali il presidente del gruppo sportivo ternano, Giuliano Fiorini, commenta: “I ragazzi hanno festeggiato i cento giorni senza avere rispetto delle regole del normale vivere comune. Quando abbiamo cercato di ammonirli per l’eccessivo caos e per il comportamento che stavano tenendo hanno risposto per le rime senza cercare di capire il nostro punto di vista. È giusto che i ragazzi festeggino – puntualizza – ma occorre che lo facciano in modo appropriato. Non dico tutto ciò – aggiunge il presidente – perché voglio ripercorrere inutili luoghi comuni bensì solo per sottolineare un problema legato all’incapacità dei nostri ragazzi di divertirsi senza arrecare danno agli altri”.

Ma il dirigente scolastico Giocondo Talamonti (Itis-Ipsia) puntualizza: “I ragazzi non hanno arrecato danno in alcun modo all’arredo urbano o alla scuola. Io per primo non risparmio nulla ai miei studenti e quando c’è da ammonirli non mi tiro indietro, tuttavia, in alcune circostanze sarebbe opportuno essere un po’ più clementi. Dopotutto si è trattato di un’eccezione, una manifestazione di gioia per la fine di un percorso scolastico”.


La mobilitazione di tutte le forze politiche e sindacali della città contro la decisione provocatoria della Basell di chiudere lo stabilimento, ha per il momento prodotto l’effetto di sospendere ogni determinazione in merito.

Il congelamento non può soddisfare nessuno se non è anticipatore di un progetto alternativo che assicuri ai dipendenti e alle loro famiglie la continuità del rapporto occupazionale.

I quindici giorni che seguiranno, a far data da oggi, dovranno servire ad individuare linee programmatiche occupazionali che evitino i già gravi disagi che la realtà locale subisce per gli effetti della depressione produttiva nella quasi totalità dei settori industriali.

Il Gruppo consiliare RC-CI darà, tutto intero, il suo incondizionato appoggio alla causa dei lavoratori investiti nella triste vicenda in questione, ancora più amara se relazionata al fatto che la decisione della Basell di interrompere la produzione si scontra con l’evidenza di bilanci estremamente positivi.
Il sostegno ai dipendenti sarà concretizzato attraverso ogni forma di lotta possibile, senza nulla trascurare, partecipando ad ogni incontro sul tema e promuovendo tutte le iniziative necessarie a salvaguardare la professionalità e le prospettive del Polo Chimico ternano, nella consapevolezza che il cedimento del Polo Chimico potrebbe comportare un effetto a valanga su altre realtà produttive del territorio.

Capogruppo RC/CI
Giocondo Talamonti


177 morti, 177.228 infortuni, 4430 invalidi (dati del 3.3.2010 presi dal roller di Telegalileo) e la catena non si ferma nonostante che la Sicurezza sia diventata un problema sociale che investe non solo gli addetti ai lavori, ma ogni cittadino che considera questo dramma una priorità.

Alla scuola spetta il compito di sensibilizzare e formare i giovani a comportamenti corretti e responsabili facendo loro acquisire la cultura della prevenzione.

Il lavoro in nero o irregolare è in continuo aumento. Questo atteggiamento pericoloso va arrestato e per questo occorre trovare incentivi per quelle imprese che rispettano le leggi vigenti in materia di sicurezza a tutela della salute e incolumità dei propri dipendenti.

Aprire un’impresa edile è semplicissimo, basta andare alla Camera di Commercio e iscriversi, senza vincoli per svolgere una attività ad alto rischio di infortuni.
Non è sufficiente predisporre un piano di valutazione o piani di sicurezza per svolgere un lavoro che richiede preparazione, concentrazione e monitoraggio continuo delle esposizioni ai rischi. Occorre puntare, invece, su un modo nuovo di operare, investendo sulla cultura e sul controllo delle imprese.
Tutti siamo chiamati a vigilare affinché l’elenco degli infortuni, degli invalidi e dei morti sul lavoro diminuisca drasticamente. Mai abbassare la guardia.

Giocondo Talamonti


Dunque, la Commissione Provinciale per l’Istruzione si è riunita per la seconda volta in pochi mesi per deliberare sul dimensionamento scolastico a Terni, che ha già visto accorpamenti impossibili, e decidere quello che aveva deciso nella precedente seduta. Cioè, niente.

Ai danni prodotti dall’uscente assessorato di Donatella Massarelli all’organizzazione scolastica della nostra provincia, quello attuale ha pensato bene di aggiungere la beffa (cosa che non guasta mai):
far vedere che l’amministrazione è sensibile alle crescenti proteste delle vittime (studenti, famiglie, docenti, personale ATA) ma, contemporaneamente, non fare niente per cambiare le cose.

La Commissione in questione ha partorito il solito topolino; questa volta arruffatissimo, malato anzi, impiagato.
Ha parlato di monitoraggio, di tavoli di confronto, di valutazioni. Parole che lasciano il tempo che trovano.

La verità è che sono stati volontariamente ignorati gli indicatori che sconsigliavano il dimensionamento, sono state volontariamente ignorate le analisi e le disposizioni comunali (atto di indirizzo votato all’unanimità), è stata volontariamente ignorata la problematicità dell’IPSIA, Istituto considerato avere il più alto indice di complessità dell’intera regione Umbria, sono stati volontariamente ignorati i disagi logistici di famiglie e studenti, annullato il posto di lavoro del DSGA, sconvolto l’intero sistema organizzativo scolastico.

Ma in Provincia o, per dir meglio, nell’Assessorato qualcuno vorrebbe far credere che la situazione deve essere ancora studiata, quando in realtà l’obiettivo è quello di lasciare le cose esattamente come stanno.

Non sarà il caso di chiamare la “furbata” con il nome che merita?

Se questa non è una presa di posizione preconcetta, che presa sarà?

Giocondo Talamonti


E’stato Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 2010, il Decreto Legislativo 25 gennaio 2010, n. 5 attuativo della Direttiva CE/54/2006, (Modifica il D.Lgs. 151/2001) riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.

Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso un principio di uguaglianza in ambito professionale fra i due sessi, ma bastano le leggi a colmare il gap ancora esistente?

E’ un problema di cultura che richiede un salto di qualità, per assicurare alle donne una più incisiva presenza nella vita economica, sociale e culturale e per garantire al nostro paese il loro insostituibile e prezioso contributo.
Occorre fare di più per ribadire con forza l'impegno di tutti contro ogni forma di discriminazione sociale, per salvaguardare le donne da insicurezze nel posto di lavoro, per fare rispettare i loro diritti sia in fase di gravidanza, sia per l’assistenza agli infermi e agli anziani della famiglia etc..

Molto ancora deve essere fatto perché il principio di pari opportunità non sia solo un progetto, ma un’applicazione scontata in tutti i campi, lavoro compreso. A ciascuno di noi si chiede di più…

Giocondo Talamonti


Per quanto sia triste assistere a una fabbrica che chiude o minaccia di chiudere, la Basell non sarà l’ultima industria a mettere a rischio l’economia di decine e decine di famiglie, a far riflettere le organizzazioni sindacali, a preoccupare i politici, a porre interrogativi circa l’entusiasmo con cui gli enti locali salutano, ogni volta, la presenza di questa e di tante altre multinazionali come una conquista dell’offerta territoriale.

Il Gruppo Rifondazione Comunista /Comunisti Italiani non ci sta a subire supinamente i soprusi e starà a fianco dei lavoratori per sostenere tutte le forme di lotta in qualsiasi ambito rappresentate.

Ma una riflessione va fatta: l’inatteso abbandono, vista la peculiarità della decisione contrastante con un bilancio attivo per milioni di euro, indica che la metodologia di accoglienza finora adottata dalle amministrazioni locali non è sufficiente a garantire la permanenza dell’impresa straniera né, a quanto pare, ad assicurare la continuità occupazionale.

Qual è, dunque, l’anello debole? Purtroppo non si tratta di uno solo. Il Patto per il Territorio, ancora lontano dalla sua attuazione, ha previsto le debolezze del sistema e suggerito gli interventi riparatori.
Per opportunità di sintesi, i punti salienti possono essere indicati fra questi: infrastrutture, programma energetico, università.

In questa sede, senza voler sminuire l’impatto che il primo e il secondo argomento hanno sull’appetibilità d’insediamento di un’impresa nel territorio e in considerazione del fatto che la realizzazione comporta enormi investimenti, si vuole sollecitare la concretizzazione di una sinergia che non solo non richiede progetti finanziari folli, ma che realmente non costa niente.

Il connubio fra imprese e università dovrebbe essere, sulla carta, il più naturale possibile, il più scontato, il più auspicabile, perché produttore di interscambi tecnologici e scientifici parimenti interessanti per la realtà imprenditoriale e per quella della ricerca.

Cominciamo da qui; senza dimenticare di affrettarci per dare risposta alle altre.

Giocondo Talamonti


La Basell non può chiudere. La situazione è drammatica e per questo occorre intervenire con efficacia. Servono unità e proposte immediate per difendere il lavoro e scongiurare i licenziamenti. Ora è il momento di stringerci attorno agli operai del settore chimico senza se e senza ma. In gioco c’è il futuro dei nostri figli. Insieme si lotta, io il 5 marzo c’ero…


Giocondo Talamonti

8 MARZO - Festa della donna



La ricorrenza della “festa della donna”, che tutto il mondo celebra l’8 marzo, ha radici antiche ed ha assunto, nel tempo, una valenza elogiativa che nasconde, però, le debolezze di una società ancora alla ricerca di un' effettiva uguaglianza e parità di diritti fra i sessi.

In ogni cultura, la donna è un riferimento ricchissimo e le sue doti di creatività e sensibilità non meritano che gli apprezzamenti e le attenzioni si concentrino nel solo giorno dell'anno in cui, tanti, con ritualità, si sentono in dovere in sentenziare sui principi di parità, di uguaglianza, di reciproco rispetto.

Dovrebbe essere ovvio il significato universale di tali valori, ma, purtroppo, le cronache quotidiane di violenza alle donne ci ricordano che la strada da percorrere per una completa parità fra i sessi è ancora lunga e irta di difficoltà.

Un segnale di speranza arriverà quando questa "festa" non sarà più in calendario e nessuno sentirà più il bisogno di ricordare agli altri il ruolo che la donna ricopre nella famiglia e nella società.

La mimosa di oggi sia un simbolo di impegno per ogni uomo che imposti i rapporti interpersonali su un piano di convinta dignità.

Giocondo Talamonti


Al Sindaco del Comune di Terni

Ordine del Giorno:ritiro delle forze militari dall’Afghanistan

Premesso che le notizie che arrivano dall’Afghanistan suggeriscono l’immediato ritiro del nostro contingente e ci convincono sempre di più dell’insensatezza della presenza dei militari Nato su quella terra;

tenuto conto che, per quanto riguarda l’Italia, la presenza del contingente stride con i dettami della Costituzione, che parla chiaramente di una Repubblica che rifiuta l’idea di guerra come strumento per la risoluzione di qualsivoglia questione;

preso atto che la maggioranza del popolo italiano è contro il proseguimento dell’intervento militare in Afghanistan, che colpisce solo le popolazioni civili senza prospettare alcuna via di uscita pacifica dal conflitto,

visto che nessuno in parlamento ha il coraggio di alzarsi per affermarlo con forza
Il Gruppo di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani ritenendo il proseguimento della guerra in Afghanistan non più accettabile e che bisogna uscire dall’Afghanistan senza se e senza ma, in favore di una soluzione di pace condivisa da tutti i soggetti in campo.

impegna il Sindaco e la Giunta

ad intervenire, nelle sedi opportune, perché termini l’intervento militare e per chiedere il ritiro dell’Italia da quello che è, e rimane, un conflitto bellico, non più una missione di pace.

Gruppo RC/CI
Giocondo Talamonti
Luzio Luzzi
Mauro Nannini.