Specialisti blasfemi, bestemmiatori per antonomasia, erano una volta i carrettieri, categoria oggi scomparsa, ma degnamente sostituita dai calciatori. I quali, caduti nelle ire della Lega Calcio, decisa a stroncare il deprecabile vizio, hanno pensato bene farsi difendere, nientepopodimenoché, dall’Associazione Mondiale, dico mondiale, dei calciatori professionisti, rivendicando il diritto, tanto di moda in questi tempi, di libertà d’opinione.
La tesi è, dunque, questa: la categoria deve già rinunciare alla libertà personale;
accettare sequestri di persona collettivi, come i ritiri; scordarsi una regolare attività sessuale, sacrificata in nome della concentrazione;
subire i processi sommari di questo o quel giornalista per il primo calo di rendimento vero o presunto;
vedersi regolarmente inseguiti e spiati durante i loro momenti di libertà , le minacce dei tifosi, i calci sugli stinchi, ecc…
Aggiungete che, con metodi da Santa Inquisizione, la Lega per debellare il malcostume fa sistematico ricorso a sordomuti giurati, esperti nella lettura labiale di immagini televisive di giocatori che possono avere, più o meno, motivo di imprecare contro la sfiga, utilizzando espressioni blasfeme.
Tutto ciò per il gusto sadico dei signori della Lega di affibbiare due o tre giornate di squalifica ai colpevoli di turno.
“Quanno ce vole, ce vole!”, diceva, autoassolvendosi, il curato di campagna, soggetto alla debolezza.“Libera bestemmia, in libero Stato!”, insiste nel dire l’Associazione Mondiale dei Calciatori Professionisti, e aggiunge:
“Che facciamo? Gli vogliamo pure togliere la parola a questi disgraziati? O devono fare tutti la fine del povero Chimenti che domenica scorsa, dopo aver beccato un gol da 40 metri da Cassano, ha, sì resistito all’impulso belluino di bestemmiare, per poi sfogarsi negli spogliatoi fratturandosi una mano contro la panchina?
Il dramma quotidiano di questa categoria è immane, specie se confrontata con quella di tanti fortunati operai che, senza lavorare, godono di laute casse integrazioni, o dei tanti precari che, in attesa di un impiego, possono concedersi il lusso di dormire fino a mezzogiorno.
L’Associazione Mondiale dovrebbe valutare queste grosse discrepanze, riaffermare quei valori che attengono al rispetto e all’educazione e non intervenire sui fatti che l’infrangono, in considerazione della risonanza che ha il calcio sui giovani che lo praticano e che lo seguono, se così non fosse sarebbe più utile chiuderla, ma non sarebbe una gran perdita per l’umanità . Siamo soffocati da enti inutili e non abbiamo bisogno di importarne altri.
Terni, 27 marzo 2010
Ing.Giocondo Talamonti