IL FERMAGLIO n.16

Puntuale ogni settimana c'è “IL FERMAGLIO”. Non perdetelo!!!

Questa settimana:

- Le molliche di Effe Elle

- botta e risposta con l'On. Mario Andrea Bartolini

- cara&melle di Gianni Schicchi

- L'editoriale di Giocondo Talamonti.


Leggi e scarica qui il n.16 de "Il fermaglio"



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Papa Giovanni Paolo II morì il 2 aprile 2005. I funerali si svolsero sei giorni dopo in Piazza San Pietro, ovvero l'8 aprile.
Si riporta l'intervento effettuato il 7 aprile 2005, all'assemblea degli studenti dell'Ipsia "S. Pertini", sulla figura di Papa Karol Józef WojtyÅ‚a e ritenendolo  attuale lo ripropongo ad una platea più vasta.
Giocondo Talamonti



“Voi atleti avete una responsabilità…”

La figura di Giovanni Paolo II che mi accingo a ricordare va oltre la commemorazione dell’Uomo e induce ad una riflessione di portata storica,senza distinguo per le diverse fedi e culture del mondo.
Il Suo pontificato ha tracciato un cammino indelebile per ogni essere che abbia il desiderio di partecipare in maniera fattiva alla crescita di una comunità, un esempio di rigore etico che si realizza nella preoccupazione per i più bisognosi ed i più deboli.
Nessuno dei ternani ha dimenticato la sua visita alle Acciaierie, quando, operaio fra gli operai, ha avuto parole di conforto per quanti lo ascoltavano.
 L’umiltà e la capacità di comprendere le ansie e le attese dei lavoratori ne hanno fatto un simbolo della dura vita nella fabbrica e nelle officine.
Credibile, perché testimone di esperienze maturate da giovane nell’industria del suo Paese in condizioni certamente più difficili rispetto a quelle vissute oggi dalla nostra classe operaia.
Le sue parole, in quell’occasione, si rivolsero alla dignità del lavoro e a quella della persona, nobilitando ogni attività svolta con sacrificio a vantaggio proprio, ma soprattutto della collettività.
Lo ricordo nei momenti difficili vissuti dalla mia città, dimostrando alla città di Terni, ai lavoratori dell’AST la sua solidarietà e manifestandola al mondo durante l’Angelus in Piazza S. Pietro, nel richiamare ancora una volta le attenzioni sul lavoro e della sua dignità.
Le orme lasciate dal Papa di tutti, dal Papa GRANDE, indicano un cammino preciso, che tutti gli uomini di coscienza sono stimolati a seguire se mirano ad obiettivi di convivenzasolidarietà ed amore per chiunque dei loro simili.
La Sua figura storica si è imposta grazie ad una visione universale della vita che uguaglia individuo ad individuo, senza riguardi per dove viva, né per il colore della pelle, né per la religione che professa.
Un messaggio globale, aperto alle speranze di ogni abitante della Terra di vivere nella dignità la sua esperienza di uomo.
Un insegnamento che non si può dimenticare, né tanto meno lo può trascurare chi è chiamato a gestire le scelte e la sorte di una Comunità, indipendentemente dal numero che la compone.
E’ quindi un dovere per tutti conservare insieme al ricordo dell’uomo Wojtyla, l’indicazione che ha dato al mondo intero sulla convivenza pacifica e l’amore fra simili.
Ricordo, nel 2003, l’impegno del Papa contro la guerra invitando tutti a digiunare. “E’ una cosa importante, pensate al valore di tanti papà o nonni, che, a tavola, rifiuteranno di mangiare e diranno ai loro bambini che è per difendere la pace”.
Aggiunse, in occasione della prima Guerra del Golfo: “ La guerra è un’avventura senza ritorno. Deve sempre prevalere il dialogo, la ragione e la pazienza”.
E io, insieme a Lui, dico a voce alta che non esistono Guerre Sante o bombe intelligenti.
Divulgò, così, il grande valore del rifiuto della guerra, ripudiandola come mezzo di soluzione dei problemi.
Non è stato ascoltato; ed è triste che oggi i mezzi di informazione non diano lo spazio dovuto alla Sua posizione.
Tutti noi dobbiamo fare tesoro del pensiero del nostro Papa e risolvere politicamente, sempre, le controversie internazionali. La pace deve costituire un imperativo per tutti, se vogliamo riconoscere al Papa il rispetto che merita.
Non ha avuto timore di scontrarsi e condannare il totalitarismo politico, né quello economico e si è posto a difensore delle vittime dell’uno e dell’altro.
Ha criticato l’URSS, come gli USA, ambedue colpevoli di violentare, l’una e gli altri, la pace all’interno e all’esterno delle nazioni.
Ma soprattutto è stato capace di restituire ai più deboli la fiducia nel ruolo che ogni uomo è chiamato  a svolgere nella società, ribadendo il rispetto reciproco, nella diversità delle idee, per contribuire a creare un mondo più giusto attraverso la pratica dei valori di umanità e dignità.

Le cure amorevoli di Giovanni Paolo II per i giovani e le attenzioni al loro mondo ed ai loro problemi, nascono non solo dal trasporto che ogni papà riserva ai suoi figli, ma dalla consapevolezza che essi saranno il motore della società a venire.
 Più sapremo comprendere i percorsi complessi della loro crescita, più essi si sentiranno protetti nell’autonomia delle scelte, giuste o sbagliate che siano, purché finalizzate a creare un’identità consapevole dei ruoli sociali che li attendono.
Il Pontefice sapeva parlare ai ragazzi, sapeva toccare i loro interessi e le corde del cuore, riusciva ad estrarre da loro tutto il bene di cui i giovani sono capaci quando gli adulti si pongono all’ascolto dei loro affanni con la sincerità di un amico e l’amore di un genitore.
L’aver compreso quanto importante sia lo sport nella formazione dei giovani e nel recupero degli handicappati, ha portato il Papa ad intervenire al Giubileo dello Sport a Roma, condividendo con i ragazzi l’entusiasmo dell’evento, senza perdere l’opportunità di ribadire la lealtà nello sport, come esercizio di correttezza civile e sociale.
Significativa fu la frase pronunciata in quella occasione e che mi colpì, essendo presente all’Olimpico in qualità di Presidente nazionale degli Sport Popolari: “ …Voi atleti siete spesso negli occhi del pubblico.
… avete una responsabilità soprattutto nei confronti dei giovani e dei bambini che vi guardano come modelli”.

 L’educazione alla pratica sportiva, nel senso del suo approccio etico, deve nascere da solidi convincimenti interiori, maturati attraverso percorsi spesso difficili, ma affrontabili con il sostegno dell’esperienza degli adulti, quando questi siano in grado di farsi comprendere e condividere con dedizione il processo di crescita.
Giovanni Paolo II lo ha fatto, riuscendoci.
 Noi adulti: nonni, genitori, insegnanti, abbiamo il dovere di seguire il Suo esempio, aprendoci alla comprensione dei ragazzi con l’umiltà di chi “papa” non è, ma che sia convinto che solo l’amore può aprire porte che sembrano blindate.
Il suo messaggio non è rivolto alla tolleranza fra gli uomini, perché il concetto di per sé implica un’accettazione passiva dell’altro.
Al contrario, la sua missione si è ispirata al rispetto del prossimo, a quello delle opinioni diverse che investono, come denominatore comune, le coscienze dei cattolici e dei laici.
Perché l’esempio di Giovanni Paolo II non rischi di disperdersi nell’emozione del momento, spetta a noi vivi, continuare i Suoi insegnamenti sulla Pace, sulla dignità del lavoro ed il rispetto delle opinioni di tutti.
                                                                          
Terni, 7 aprile 2005

Il Dirigente Scolastico
Giocondo Talamonti



   

17 marzo 2015 - Commemorazione Luigi Trastulli

A 66 anni dall'uccisione dell'operaio comunista, LUIGI TRASTULLI, Terni non dimentica, ma commemora uno dei suoi figli morti per la pace.

Era il 17 marzo 1949 quando si fermava per sempre la vita di Luigi Trastulli davanti alla sua fabbrica, mentre manifestava contro l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico.


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SEGNALAZIONE: PARCO LE GRAZIE

Parco Le Grazie. Un albero abbattuto dal vento blocca la strada ai camminatori ai podisti e a tutti quelli che vogliono percorrere in bici il tragitto utilizzato anche dagli studenti per raggiungere il "Cesi-Casagrande". Mentre il Parco continua ad essere chiuso...



IL FERMAGLIO n.15

E’ uscito il n.15 del periodico “Il fermaglio” esso contiene articoli : Le molliche di Effe Elle, botta e risposta con l'On. Mario Andrea Bartolini, cara&melle di Gianni Schicchi, "La scuola...in agenda" di Giocondo Talamonti.

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E' uscito il "Fermaglio" n.14

E’ uscito il n.14 del periodico “Il fermaglio” esso contiene articoli : Le molliche di Effe Elle, botta e risposta con l'On. Mario Andrea Bartolini, cara&melle di Gianni Schicchi, "Io sto con la Marini" di Giocondo Talamonti.

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i testi dovranno essere massimo di 10 righe e le eventuali vignette dovranno essere attuali. Sono gradite foto.



Io sto con la Marini...

L'esperienza del Centro sinistra deve continuare così come in atto, e altrettanto vale per la presenza della Sinistra nel parlamentino regionale. L'unità di tutte le forze di Sinistra è condizione irrinunciabile se si vuole partecipare con fattibilità a una coalizione plurale. Un’alternativa non esiste; o si è dentro o si è fuori, condannando, in quest’ultimo caso, ciascuno a un ruolo di pura rappresentanza.

Chi non capisce questo, o non si conforma ad una realtà scontata, non può stare al passo con i tempi, è bene che lasci spazio a idee giovani, che fanno leva su un programma condiviso.

Un programma che s’incentri su presupposti di solidità, che guardi alla scuola e all'università, senza trascurare lo sviluppo economico e gli investimenti industriali. Per far questo occorre che i nostri amministratori abbiano una chiara veduta del panorama socio-economico regionale, sapere dove si intende andare e avere la consapevolezza del percorso già fatto.

L’attuale Presidente della Regione Umbria, Marini, è donna capace, in grado di affrontare i problemi, suggerire soluzioni e creare le giuste aspettative fra gli umbri. Può dare molto per la difesa territoriale in termini di sviluppo e creatività, assicurando alla regione il ruolo di laboratorio in continuo fermento e proponendo l’Umbria come riferimento di laboriosità e crescita per l’intera nazione.


Giocondo Talamonti
(Associazione Politico-Culturale "E. Berlinguer")






La protesta deve essere corale...

Le immagini parlano più di qualsiasi commento. Statue a pezzi, bassorilievi tirati giù a colpi di martello, opere d’arte e reperti archeologici, alcuni dei quali risalenti a oltre 3.000 anni fa, sono stati irrimediabilmente distrutti. Hanno dato alle fiamme libri sottratti alle biblioteche e distrutto una parte della cinta muraria di Ninive, l’antica capitale assira alla periferia dell’odierna Mosul. 

Hanno cancellato la storia di un popolo, usando per il colpo di grazia il martello pneumatico. Il video trasmesso dalla Rai è raccapricciante e vederlo mi ha indignato e commosso. Lo spettacolo diffuso, indegno per ogni appartenente ad un paese civile, per me è stato vissuto alla pari della decapitazione di una persona umana. 

Gli Jihadisti Isis con quello scempio hanno fatto vedere la loro forza mediatica e messo in evidenza una ideologia violenta e cieca che non può trovare giustificazione in una qualsivoglia religione.

La cultura è essenziale per una società che voglia crescere senza contorcersi sul suo passato, vivificato da una memoria sociale certa e condivisa. Le opere d'arte succedutesi nella storia di ogni Paese rappresentano un patrimonio che appartiene a tutti e che ricordano i valori fondanti di una società che si evolve.

La protesta contro la distruzione delle testimonianze del passato deve essere corale, perfettamente consapevoli che un popolo che non conserva i propri beni culturali non ha futuro.


Giocondo Talamonti
(Associazione politico-culturale "E. Berlinguer")