Le immagini parlano più di qualsiasi commento. Statue a pezzi, bassorilievi tirati giù a colpi di martello, opere d’arte e reperti archeologici, alcuni dei quali risalenti a oltre 3.000 anni fa, sono stati irrimediabilmente distrutti. Hanno dato alle fiamme libri sottratti alle biblioteche e distrutto una parte della cinta muraria di Ninive, l’antica capitale assira alla periferia dell’odierna Mosul.
Hanno cancellato la storia di un popolo, usando per il colpo di grazia il martello pneumatico. Il video trasmesso dalla Rai è raccapricciante e vederlo mi ha indignato e commosso. Lo spettacolo diffuso, indegno per ogni appartenente ad un paese civile, per me è stato vissuto alla pari della decapitazione di una persona umana.
Gli Jihadisti Isis con quello scempio hanno fatto vedere la loro forza mediatica e messo in evidenza una ideologia violenta e cieca che non può trovare giustificazione in una qualsivoglia religione.
La cultura è essenziale per una società che voglia crescere senza contorcersi sul suo passato, vivificato da una memoria sociale certa e condivisa. Le opere d'arte succedutesi nella storia di ogni Paese rappresentano un patrimonio che appartiene a tutti e che ricordano i valori fondanti di una società che si evolve.
La protesta contro la distruzione delle testimonianze del passato deve essere corale, perfettamente consapevoli che un popolo che non conserva i propri beni culturali non ha futuro.