Premesso che :
· le prospettive di una ripresa occupazionale non lasciano tranquilla la città ;
· il mercato autunnale del lavoro è essenzialmente debole e le ipotesi di ripresa sostenute a livello nazionale, regionale e locale sono fuorvianti, dal momento che trattasi di dati solo apparentemente in recupero perchè rapportati ad una fase di riferimento negativa;
· non tranquillizzano le dichiarazioni del presidente di Confindustria di Perugia, che parla di fine della crisi, utilizzando lo stesso metodo del governo, prima negandone l’esistenza, poi dichiarandone il superamento con teorie propagandistiche.
· la crisi grava, fino ad ora, quasi esclusivamente sulle spalle dei lavoratori e, fra essi, i precari sono coloro che ne subiscono il danno maggiore.
· Gli strumenti di ammortizzazione sociale hanno inciso solo in parte nella riduzione degli effetti tragici del sistema occupazionale senza considerare chi già si trovava a lavorare senza alcuna sicurezza di continuità ;
Considerato che :
· l’effetto del contenimento del mercato, si è riversato, in particolare, su alcuni settori produttivi come il chimico, la meccanica, ma anche il commercio e l’artigianato ;
· non si può restare con le mani in mano ad aspettare che la crisi passi perché troppe sarebbero le vittime;
· occorre ripensare il lavoro nelle sue componenti economiche e sociali, organizzative e programmatiche. In una parola, al lavoro come ‘sistema ’ per assicurare non solo la continuità agli occupati, ma garantire l’apporto qualificato agli imprenditori e il sostegno all’intera economia territoriale.
Ritenuto indispensabile partire dai seguenti elementi di fatto che danno un quadro della reale situazione in cui l’economia si dibatte:
a . solo il 4.4% dei laureati viene assorbito dal mondo del lavoro nell’industria e nel terziario.
b . la filiera ‘ scuola-università -ricerca-impresa ’ ha interruzioni paurose che non ci si è preoccupati di riparare. E’ un po’ un acquedotto con migliaia di perdite e con l’effetto di far costare troppo il prodotto trasportato. In tale filiera l’ innovazione non riesce a trovare posto, la distanza fra una postazione e l’altra è enormemente maggiore di quanto sarebbe lecito attendersi. Quando questo assumerà un peso insostenibile ci si accorgerà dell’errore del mancato intervento.
c. il mercato nato dalla globalizzazione ha totalmente bocciato percorsi produttivi fra aziende di settore che non sappiano dialogare e programmare fra loro la trafila realizzativa . Ciò significa che nella produzione di un oggetto frutto del supporto di più industrie di componentistica, tutte le aziende coinvolte rischiano di soffrire l’eventuale crisi di una di esse, con grave, consequenziale danno occupazionale.
E’ auspicabile perciò che le imprese si organizzino in rete , che abbiano coscienza e conoscenza innovativa, che scambino informazioni tese al miglioramento, che sviluppino la ricerca, che si affidino ai centri universitari vicini per il supporto tecnologico, che ricorrano più spesso alla collaborazione di laureati , che tengano costante attenzione alle variazioni di mercato e dispongano di personale in grado di valutare gli effetti dei cambiamenti in atto. L’alternativa è la precarietà non solo occupazionale che assilla i nostri giovani, ma di idee e di progetti a lungo termine da parte degli imprenditori, con effetti tragici sugli investimenti o sulle capacità di adattamento delle aziende a nuove esigenze di mercato .
A questo proposito, uno degli aspetti che si legano al dramma della perdita di lavoro è la necessità di riconversione delle conoscenze dell’ex-dipendente, o semplicemente l’aggiornamento o l’ampliamento dei saperi professionali, affidato a strutture extra-scolastiche, meno inclini per necessità e vocazione a dotare il disoccupato delle nuove armi conoscitive di cui necessita per accedere a nuove occupazioni. In tale contesto si assiste, fra l’altro, all’asfissia dei Centri Territoriali , poco onerosi e più qualificati a vantaggio di decine e decine di agenzie formative private, senza trascorsi e senza bagagli culturali. Il mercato del lavoro penalizza , oggi, i giovani, non riconoscendo loro la stabilità , obbligandoli al cambiamento continuo dell’occupazione, finendo così per non approfondire le opportune conoscenze in un unico settore. Peggio ancora è il lavoro femminile a soffrirne, tutelato solo parzialmente dalle leggi sulla maternità e dagli abusi delle norme a protezione della donna in ambito famigliare. L’obiettivo comune è quello di mettere il lavoratore al centro dell’universo-lavoro e concepirlo non come un beneficiato del sistema economico, ma come suo artefice. La visione di armonizzare le risorse disponibili e rivolgerle a soddisfacimento dei bisogni del lavoratore deve essere alla base di scelte e programmi politico-istituzionali. Fin quando “occupare” qualcuno costituirà un problema, fin quando assicurargli la continuità del lavoro sarà considerata un’impresa immane, fin quando si dovrà ricorrere a scorciatoie per vedere esercitato un diritto, significa che molto resta ancora da fare non solo al politico e all’educatore, ma al cittadino comune che vede calpestata la dignità che gli spetta.
Viste le misure anticrisi, il pacchetto competitività , il programma annuale della legge per le politiche industriali, provvedimenti che agiscono su più fronti, da quello di carattere prettamente sociale a quello strutturale ed anticongiunturale.
Visti i dati di Excelsior 2009 rilevabili dall’allegata ricerca finalizzata a rilevare la previsione del fabbisogno occupazionale della domanda di lavoro.
Si impegna il Consiglio Comunale e il Sindaco a:
dare seguito a iniziative tese a sostenere le famiglie che non arrivano alla fine del mese ;
mettere in atto strategie per dare la possibilità di riconvertire le proprie conoscenze e abilità attraverso ammortizzatori formativi qualel’Educazione Permanente degli adulti presso i Centri Territoriali (su questa linea si stanno muovendo gli assessorati di varie città italiane fra cui il Comune di Roma);
prevenire gli effetti della crisi attivando gli strumenti della conoscenza, del perfezionamento e dell’ampliamento dei saperi, quale strategie per offrire alla cittadinanza in disagio socio-economico un’adeguata misura di contrasto ;
favorire il sistema fra le imprese mettendo insieme le risorse per la ricerca di marketing, di innovazione tecnologica e di impiego di personale sempre più qualificato, superando gli effetti negativi di una filiera; puntare su un sistema che esprima solidità e alto contenuto qualitativo delle imprese e disponga di professionalità , competenze, conoscenze e valori; cercando la forza di cogliere nelle sfide del mercato globale le opportunità per esportare i prodotti locali, insieme alla creatività e capacità di intraprendere soluzioni innovative con il supporto di opportune scelte politiche;
valorizzare il lavoro femminile sempre più compromesso nei diritti e nella qualità del servizio prestato, così come il lavoro giovanile con l’attivazione di percorsi in cui si valorizzi il lavoro d’impresa e l’avvio al lavoro autonomo dei giovani in cooperazione;
valorizzare le professionalità dei giovani attraverso concorsi di idee per progetti tesi a migliorare le condizioni sociali ed economiche del territorio, riservando, nei progetti in assegnazione dall’Amministrazione, spazi ai giovani laureati.
costruire una sana e duratura ripresa del sistema economico, con il sostegno al credito, strada da perseguire con maggiore determinazione, anche tramite convenzioni tra Comune, associazioni datoriali e banche;
stabilire per i lavori appaltati dalle pubbliche amministrazioni alle piccole imprese un tempo massimo di pagamento .
Dati di Excelsior 2009
Nel 2009 le assunzioni programmate dalle imprese della provincia nei settori dell’industria, delle costruzioni e dei servizi, sono complessivamente 2.090 mentre il numero delle uscite previste dal mercato del lavoro è di 2.630. Il saldo occupazionale che ne consegue pari a -540 unità , risulta ancor più negativo se confrontato con quello degli ultimi tre anni in cui lo stesso valore era di + 350 unità nel 2008, +170 unità del 2007 e +450 unità del 2006.
Un’impresa su cinque della provincia di Terni dichiara che nel 2009 prevede di effettuare almeno un’assunzione di personale mentre nel 2008 un’impresa su quattro prevedeva di effettuare almeno un’assunzione nel corso dell’anno. In valore assoluto, le imprese maggiormente orientate ad assumere nuovi dipendenti sono quelle che operano nei settori dei servizi (1.460) e dell’industria (640). All’interno di questi due macro settori, i comparti che mostrano maggiore vivacità sono il commercio e i trasporti in cui si prevedono 460 nuove assunzioni, le costruzioni con 320 assunzioni e gli alberghi, ristoranti e servizi turistici con 300 assunzioni previste nel coso dell’anno.Per quanto riguarda il saldo occupazionale (entrate-uscite) l’unico settore con valori positivi (+40) è quello degli altri servizi alle persone e alle imprese per il quale sono previste 240 entrate a fronte di 200 uscite. In terreno negativo tutti gli altri settori con particolare riferimento a: all’industria dei metalli, chimica e altre industrie (-250 unità ), l’industria del tessile- abbigliamento (-130 unità ). Relativamente alla classe dimensionale, quella con un numero di addetti da 1 a 9 è l’unica in cui si prevede un incremento percentuale dell’occupazione con un +0,2%. Nella classe 10-49 addetti è previsto un decremento dell’1,7%, mentre in quella con 50 dipendenti e oltre lo sesso valore è di -2,4%.
Le caratteristiche peculiari della struttura occupazionale del sistema produttivo locale, dove molte delle professionalità richieste sono fondate sulle competenze operative, si riflette sui titoli di studio richiesti.Fatte queste premesse, c’è speranza per chi cerca lavoro in provincia? Qual è il curriculum più richiesto, se c’è richiesta? “In questo momento le aziende sono in “surplace”. Sono caute nei loro movimenti. Se devono prendere nuovi lavoratori, si guardano intorno ricorrendo in maniera crescente ai contratti part-time e a persone con meno di trent’anni (questo dato è cresciuto del7% rispetto al 2008 superando ampiamente la media nazionale ). Ma si rivolgono anche a gente già esperta: in un momento in cui sono sotto pressione, sono alla ricerca anche di personale “già pronto” nel caso in cui il mercato riparta. Meno operai generici e più personale specializzato, meno immigrati e più italiani. E si alza il livello di scolarizzazione. Alle difficoltà economiche degli ultimi mesi, gli imprenditori della nostra provincia dichiarano di voler reagire investendo ancora una volta sulle risorse umane. Dai dati forniti dalle nostre imprese, infatti, emerge anche un elemento di grande interesse: è in crescita il livello di formazione scolastica occorrente ai nuovi assunti. Quest’anno un titolo di studio di livello universitario è necessario nel 7,3% dei casi (nel 2008 la percentuale era del 6,4%) e il diploma nel 41,7% delle nuove assunzioni (35,2% lo scorso anno). In aumento anche le richieste per i livelli di istruzione professionale sia statale che regionale (del 17,4% nel 2009, del 13,9% nel 2008)”.
La percentuale di personale laureato richiesto per le nuove assunzioni continua a crescere: nel 2008 era del 6,4%, nel 2007 del 4,5%. Tuttavia il dato risulta inferiore alla media regionale (8,4%) e nazionale 11,9%. Continua ad essere piuttosto consistente, anche se in calo, la quota di assunzioni dei lavoratori immigrati sul totale dei nuovi posti di lavoro non stagionali, ma la percentuale del 2009 pari al 16,7% risulta significativamente diminuita rispetto ai valori degli ultimi anni: 25,2% nel 2008 e 31,0% nel 2007.
Il 25,8% delle assunzioni non stagionali programmate dalle aziende sono considerate di difficile reperimento. Lo stesso dato a livello nazionale è piuttosto inferiore e pari al 20,5%.
Terni, 12 ottobre 2009
Il Capo-Gruppo RC/CI
Giocondo Talamonti
Firmata da
Luzio Luzzi
Mauro Nannini
Il Capo-Gruppo IDV
Campili Claudio