In occasione del centenario dell’Istituto di Stato per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) “Sandro Pertini” di Terni, la rivista INGENIUM (Periodico di Informazione dell’ordine degli Ingegneri della Provincia di Terni) ha incontrato il
Dirigente Scolastico dell’Istituto Dott. Ing. Giocondo Talamonti che ormai da 19 anni ne è alla guida. Ci accoglie gentilmente nella sala Secci.
Ingegnere, o forse in questo caso Sig. Preside, la centesima candelina sulla torta non è certo un risultato comune nel panorama scolastico, come vive questo anno di festeggiamenti?
“In effetti siamo orgogliosi di aver raggiunto questo risultato che dimostra la validità e l’importanza dell’Istituto per il territorio ternano e non solo. Prima di tutto voglio ricordare con grande stima la figura iniziatrice di questo processo e cioè Virgilio Alterocca”
Fu uno dei promotori della fondazione dell’istituto…
“Si certo ma non solo, fu lui l’anima dell’intera operazione, fu lui a volere fortemente la nascita di questa scuola e non a caso era il presidente del comitato cittadino che diede vita all’iniziativa di fondazione. Una figura determinante la sua, per l’intera città. La sua tipografia fu la prima a realizzare cartoline a colori, che erano vendute a tutta Italia. Bada bene però non erano stampate a colori: venivano colorate successivamente con un’opera certosina. La sua azienda diede lavoro e sostegno a molte famiglie. Purtroppo, nonostante pose la prima pietra del nostro Istituto, a causa di una grave malattia non riuscì a vedere ultimata l’opera.”
Avete in mente di celebrarne la figura in qualche modo?
“Esatto. Abbiamo intitolato l’Istituto ad uno dei Presidenti più cari nel cuore degli Italiani, Sandro Pertini appunto, e due sale riunioni a Sergio Secci e Torquato Secci. Il primo vittima della strage di Bologna del 1980 ed il secondo, che del primo fu padre, occupò il ruolo di primo presidente dell’Associazione Vittime della Strage di Bologna. Ora in occasione del centenario intitoleremo l’officina Toyota a Virgilio Alterocca e la data della cerimonia non sarà casuale: il 10 ottobre 2009, cento anni esatti dopo che Alterocca pose la prima pietra.”
Oltre ad Alterocca anche alcune aziende promossero le iniziative legate alla realizzazione di questa scuola, segnale di forte legame col territorio di queste ultime, che ne pensa?
“Non vi sono dubbi in tale senso. Il comitato promotore aveva al suo interno figure di spicco del panorama industriale locale. In particolare le Acciaierie donarono l’area su cui edificare ed ospitarono i primi corsi. C’è da dire che da sempre il polo siderurgico è presente nel tessuto sociale della città. In definitiva la motivazione è anche pratica. Molti operai venivano dalla vita dei campi abituati a giornate passate all’aria aperta. Passare di colpo a venire in una città, magari in un condominio, lavorando in una fabbrica, non era cambiamento da poco. Ecco allora che l’azienda si rese conto che per ragioni filantropiche ma anche di redditività degli operai doveva in qualche modo rendere agevole la loro vita extra lavorativa. Sono un esempio in tal senso i vari circoli dopo lavoro, la piscina, il centro canottieri di Piediluco, le varie iniziative ludico-culturali e così via. Anche l’edilizia fu influenzata da questo processo con la realizzazione di edifici adibiti all’alloggio degli operai.”
Passando al presente, come è la sua esperienza di Preside dell’ IPSIA e come è cambiato l’istituto negli ultimi anni?
“Sono diventato Dirigente Scolastico di questo Istituto nel 1990. al mio arrivo la popolazione scolastica era esclusivamente maschile. In effetti l’offerta didattica prevedeva attività difficilmente interessanti per le ragazze. Mi sono subito attivato per rimuovere questa situazione. Il nostro è un Istituto Professionale, finalizzato cioè all’inserimento nel mondo del lavoro. Per questo motivo occorreva aprirlo senza escludere le donne. Ritengo infatti che il binomio donna-lavoro sia cruciale nella nostra società ed in ogni paese civile.
Ho perciò istituito il corso Moda che ha immediatamente riscosso grande successo in termini di iscrizioni femminili e non solo.”
Beh, in effetti, è innegabile che per molti anni le ragazze sono state poco interessate a frequentare scuole professionali o industriali. Non vi è dubbio che l’istituzione del corso Moda abbia modificato questa realtà un tempo limitante. Oltre a ciò quali altri cambiamenti ha apportato, ovviamente oltre le intitolazioni di cui abbiamo già parlato?
“L’impostazione didattica è stata mutata, non stravolta ma concettualmente e praticamente adeguata alla società moderna. Prima i ragazzi venivano educati ad un preciso settore professionale, dal meccanico all’elettronico e così via. In tali contesti essi divenivano molto preparati ma restando però “chiusi mentalmente” sotto il profilo di una preparazione tecnico-culturale di più ampio respiro. Cosa accadrebbe nel caso in cui quel determinato settore non fosse più richiesto dal mondo del lavoro o comunque cadesse in crisi o magari subisse cambiamenti ed evoluzioni tecnologiche notevoli?”
Ci sarebbe il rischio di vedere in pericolo il proprio posto di lavoro, la propria professionalità….
“Proprio così. Per ovviare a tale problema ho impostato la didattica in modo diverso. Nel primo triennio ho diminuito le ore pratiche di laboratorio aumentando notevolmente l’insegnamento delle materie di base, sia umanistiche che tecniche. L’obiettivo è di creare figure professionali polivalenti in grado di sapersi muovere dinamicamente nel mondo del lavoro. Ovviamente poi nel biennio finale queste ore di pratica tornano prepotentemente ma non solo come esperienze di officina o laboratorio: quattro ore ogni settimana i ragazzi incontrano esperti provenienti da note aziende e spesso si eseguono stage e tirocini in fabbrica.”
Un forte legame scuola-lavoro quindi.
“Senza dubbio. A mio giudizio è fondamentale che vi sia un legame indissolubile tra scuola, università, ricerca scientifica e lavoro. Queste realtà troppo spesso esistono come compartimenti stagni separato dal resto. Bisogna rivalorizzare il ruolo della formazione di base che appunto rappresenta l’anello iniziale della catena. Allo stesso tempo è necessario che i vari settori interagiscono tra loro arricchendosi di esperienze reciproche. Noi qui cerchiamo in tutti i modi di rafforzare queste interazioni attraverso rapporti con aziende e con il mondo dell’università.”
Non a caso siete in contatto con una azienda leader come la Toyota.
“Questa collaborazione è per noi motivo di grande soddisfazione e credo che debba esserlo per l’intera città. Stiamo parlando di una grande multinazionale, e le possibilità di crescita per i nostri ragazzi e per la città sono notevoli. Ad oggi siamo uno dei principali centri di formazione Toyota.”
Altro tema molto sentito è la sicurezza sul lavoro. Molte sono state le iniziative in tal senso che avete promosso o direttamente organizzato…
“il tema della sicurezza è cruciale. I nostri ragazzi sono formati perché devono essere perfettamente consapevoli di come ci si approccia ad una macchina in fase operativa, in fase di manutenzione e di guasto. Devono sapere come ci si muove e come si vive in un ambiente ricco di potenziali rischi come è l’officina, la fabbrica, il cantiere.
La sicurezza deve nascere dai banchi di scuola, serve una cultura della sicurezza. Noi qui ci impegnamo tanto in tal senso. Certo organizziamo iniziative, convegni, facciamo pubblicazioni sul tema, ma tutto deve partire dai concetti di base: il rispetto per una cartellonistica di emergenza, la capacità di leggere un piano di evacuazione, il sapere quali atteggiamenti assumere in caso di pericolo e di emergenza. Io chiedo sempre ai docenti di questo istituto se sono a posto con la propria coscienza , se prima di addormentarsi sono tranquilli perché hanno fatto tutto il possibile per la tutela della sicurezza dei loro ragazzi e per la loro educazione in tal senso.”
Una considerazione o meglio un proposito finale sul futuro?
“Sviluppare al massimo le potenzialità che può offrire il nostro Istituto per la città anche in virtù dei rapporti che esso intrattiene con le aziende. Spesso in questi anni mi sono adoperato in tal senso, ma non sempre ho trovato la disponibilità da alcuni settori aziendali, forse troppo chiusi nelle loro specifiche atività. È bene comprendere che da sinergie e collaborazioni possono derivare possibilità e crescita per tutti.”
La ringraziamo per il tempo dedicatoci e la salutiamo cordialmente.
Intervista a cura di Simone Monotti