Oggi è una giornata importante. Voglio iniziare ringraziando tutti i presenti ed il particolare l’Assessore alla scuola Cinzia Fabrizi, il vicario generale Salvatore Ferdinandi della Diocesi di Terni, Narni, Amelia per aver risposto all’invito con entusiasmo. La Dirigente Prof.ssa Barbara Margheriti per la disponibilità ad essere qui oggi.
Settant’anni fa un gruppetto di ragazzi
iniziava, inconsapevolmente un percorso di vita con beata innocenza, ora si
ritrovano nella stessa scuola che aveva ospitato speranze e aspettative, sogni
e incertezze. La guerra, finita da poco, lasciava gli strascichi dell’indigenza
compensata largamente dalla solidarietà.
Era l’epoca felice in cui bastava un niente
per sentirsi ricchi nello spirito e nel cuore.
La scuola era vista come fucina del sapere,
viva era la convinzione che saper leggere e scrivere fosse un vantaggio per
uscire dalla miseria e dalle privazioni.
Era vista meno come luogo
di educazione comportamentale, perché chi vi entrava conosceva già le regole
civili del rispetto, impartite dalla famiglia, attenta ad inculcare i valori
sociali e morali praticati da chi aveva sofferto gli orrori della guerra.
Un messaggio ai giovani
che lo studio è fondamentale per crescere bene.
A 70 anni dagli stessi
banchi della scuola “Oberdan” vogliamo dire ai giovani che studiare, leggere e
continuare a farlo nell’arco della vita consente di essere liberi e di guardare
ad un futuro di uguaglianza sociale.
Agli inizi del ‘900
l’analfabetismo raggiungeva l’80%, la maggior parte della gente firmava con una
croce, per questo la parola data aveva un valore di contratto e gli accordi
commerciali fra privati erano sugellati da una stretta di mano.
Quella generazione ha
vissuto i licenziamenti negli anni ’50, la riconversione dell’Acciaieria dal
bellico al civile e la grave crisi che portò prima a 700 e poi a 2000
licenziamenti, mettendo sul lastrico migliaia di famiglie.
Dal movimento di lotta prodotto
dal legame sempre più stretto tra fabbrica e città, si è conformata “la classe
operaia" che ha avuto la capacità intellettuale di “vedere” sempre con
chiarezza i contorni delle varie crisi, e tracciare la via per governare i
processi di risanamento industriale che si sono succeduti fino ai giorni
nostri.
Ma torniamo sui banchi di
scuola.
Ho iniziato la prima elementare nel 1952. In
classe eravamo 25 (Armagno Antonio, Biancolatte Eugenio, Buzi Arnaldo, De
Benedictis Alessandro, Evangelisti Sergio, Falchi Roberto, Falsini Pietro,
Ferranti Adriano, Fausti Mario, Fiocchi Renzo, Giovannetti Mario, Guerra
Sileno, Inches Nando, Lisci Vincenzo, Moresi Attilio, Nafissi Fabio, Ricci
Romualdo, Ricciutelli Ernesto, Rossi Franco, Severini Daniele, Talamonti Giocondo,
Tedeschi Renato, Tedeschi Silvano, Trionfetti Paolo, Todini Danilo) e la
maestra era la Signora Maria Spagnoli ved. Moretti.
Era un
periodo in cui gli spostamenti frequenti delle famiglie da un quartiere ad un
altro, comportavano cambiamenti di Istituto e di classe. Tre nuovi iscritti
alla seconda classe (Mazzitelli Mauro, Mattioli Giampiero e Proietti Sandro),
altri due sono stati inseriti in terza elementare (De Rosa Pino e Righi Dario),
altri inserimenti si sono aggiunti in quarta (Chiavetti Piero, Duzi Carlo e
Ricciutelli Rossano) e in quinta (Guarino Tommaso, Lucidi Luciano, Moroni
Massimo e Pietrolati Sergio), altri sono usciti dal gruppo iniziale Armagno
Antonio, Falsini Pietro, Giovannetti Mario, Inches Nando.
Ricordo che la scuola
aveva una bella palestra, ma che ci fu tolta per un periodo abbastanza lungo,
adattata a chiesa in attesa di edificare Santa Maria della Misericordia a Borgo
Bovio, a due passi dalla scuola elementare.
I giovani del palazzo di
via Romagna, n.93 che frequentavano la mia stessa classe erano due, Lisci
Vincenzo e Armagno Tonino. Quest'ultimo emigrò negli Stati Uniti perché il
padre che era un piazzista di stoffe aveva perso lavoro.
Abbiam già festeggiato nel 2002 cinquant'anni
insieme ed in quella occasione la Preside ci ha messo a disposizione i giudizi
di allora, trancianti per tutti, salvo qualcuno. Riproporli oggi significa
l'allontanamento della maestra per incapacità pedagogica.
Nonostante l’abisso fra i metodi del tempo e
quelli odierni, siamo cresciuti con sani valori.
Tutto era più facile a scuola in tema di educazione perché la
famiglia collaborava allo sforzo dell’insegnante. La scuola era un punto di
riferimento per tutti, al contrario di oggi, sottoposta a critiche
ingiuste da famiglie spesso disunite, da
genitori separati che si fanno “perdonare” la colpa con regali, “paghette” settimanali, sostituti
ordinari dell’affetto cui ogni figlio ha diritto. Anche la figura del docente
ha perso prestigio e autorità; gli esempi di reazioni scomposte di genitori insofferenti
agli interventi dei docenti sono all’ordine del giorno. Ho
ricordato le sensazioni vissute sapendo che non sono tanto diverse dalle
vostre, ma il messaggio forte da trasmettere ai nipoti è di considerare lo
studio e l’educazione fattori prioritari della crescita di ognuno.
L’Amatori Podistica Terni, il 30 giugno 2022, ha partecipato a Castelluccio di Norcia ad una splendida camminata di gruppo tra i sentieri dell’altopiano di Castelluccio per ammirare la Fioritura che ha offerto un incantevole spettacolo. Le specie floreali che tingono il Pian Grande e il Pian Perduto, sono innumerevoli: genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, viola eugeniae, trifogli, acetoselle e tant’altro. L’iniziativa era aperta a tutti, camminatori (9 Km circa) e per i meno allenati 3Km. L’uscita del gruppo a Castelluccio era finalizzata a migliorare il livello di attività fisica, favorire la socializzazione e promuovere stili di vita sempre più corretti. Dopo la camminata il gruppo si è rinfrescato ed ha recuperato lo sforzo fisico con prodotti tipici locali presso l’Osteria del Vettore. Vi hanno partecipato: Camilli Carlo, Cicconi Alessia, D'Antona Luigi , De Rosa Maria Grazia, Di Giovenale Rita, Dominici Pasquina, Ferroni Laura, Gaggiotti Gianni, Giammari Patrizia, Giobbi Anna, Giobbi Paola, Grimani Ulisiana, Latini Siro, Lombardo Liana, Lombardo Peppino, Mariani Paolo, Mascellini Gabriele, Maurizi Mirco, Mosca Martina, Pacifici Rossana, Palmieri Donatella, Papa Pasquale, Pecorari Antonella, Pierbattisti Daniela, Podda M. Antonietta, Proietti Pancrazio, Santilli Paola, Santopaolo Luana, Sardonini Edgardo, Schiavo Augusto, Schiavo Bruna, Schiavo Lorenzo, Talamonti Giocondo, Tartamelli Lina,Tolomei Simonetta. Al termine tutti soddisfatti e prima di lasciarsi si sono dati appuntamento per domenica 3 luglio in Valserra.
Per partecipare a queste uscite è fondamentale iscriversi. Prima uscita
di prova gratuita.
Per le successive è fondamentale il
tesseramento annuale
all’Amatori Podistica Terni Via Medici n.40.
Giocondo Talamonti
Nubi minacciose si addensano in Italia, in Europa e nel mondo. È l’effetto concomitante di spinte inflazionistiche dettate da fattori, ideati, voluti e realizzati dall’uomo. In primis la guerra, con i suoi morti, distruzioni, penalizzazioni economiche, sanzioni e veti. Tutto questo s’è portata dietro la crisi del grano, ancora in attesa di soluzioni. Il grano marcisce nei depositi portuali ucraini, incurante dei tempi necessari a ricomporre le controversie internazionali. S’aggiunga al quadro già tragico l’azione speculatrice delle parti in causa. L’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano all’anno, cioè meno del 4% del totale mondiale che è pari a 750 milioni di tonnellate. Cina, India e Russia sono, invece, paesi leader nella produzione e rappresentano insieme circa il 42% della produzione mondiale di grano. Eppure, dalle informazioni che riceviamo sembra che l’Ucraina sia l’unico esportatore di grano. Fa la sua parte deleteria la crisi energetica, per certi versi incomprensibile in tutti i suoi aspetti, ma che impone a Paesi e Unioni di prendere contromisure per evitare simili situazioni nel prossimo futuro. Il quadro alimentare già compromesso dalla guerra s’aggrava sulla spinta dei cambiamenti climatici e della siccità: le temperature globali medie sono aumentate considerevolmente rispetto ad un secolo fa. Tutto quanto sopra esposto si traduce nell’impoverimento dei salari e pensioni, situazione particolarmente accentuata in Italia, ancorata a parametri non più accettabili, considerato che la capacità di acquisto dei salari è ferma a quella di trent’anni fa. Attualmente, in Italia, l’inflazione è salita all’8%, rendendo insostenibile la capacità delle famiglie di mantenere livelli di vita già di per sé penalizzati e penalizzanti. Lo Stato è obbligato a indirizzare le risorse di cui dispone al contenimento di specifici settori energetici, come luce e gas e lo fa sottraendole ai settori produttivi dell’economia, per cui, se da un lato le bollette dell’elettricità e del gas godono di sconti alla fonte, dall’altro sottrae risorse vitali per la salute economica del Paese. Il meccanismo che sta alla base dei rincari è doppiamente gravoso perché tiene conto del “timore” della perdita del potere d’acquisto, prima ancora che dell’entità inflazionistica reale. È un po’ il cane che si morde la coda. Gli analisti sono convinti che la crisi attuale si manifesterà in tutta la sua drammaticità nel prossimo futuro. E allora il problema sarà non più il costo del lavoro, ma il lavoro stesso. La politica deve aver presenti obiettivi e temi che la realtà attuale le sottopone. Non può soffermarsi alla soluzione di aspetti che con economia, lavoro, produttività e ordine sociale sono in sottordine.
Giocondo
Talamonti
di GIOCONDO TALAMONTI*
Nubi minacciose si addensano in Italia, in Europa e
nel mondo. È l’effetto concomitante di spinte inflazionistiche dettate da
fattori, ideati, voluti e realizzati dall’uomo. In primis la guerra, con i suoi
morti, distruzioni, penalizzazioni economiche, sanzioni e veti. Tutto questo
s’è portata dietro la crisi del grano, ancora in attesa di soluzioni. Il grano
marcisce nei depositi portuali ucraini, incurante dei tempi necessari a
ricomporre le controversie internazionali. S’aggiunga al quadro già tragico
l’azione speculatrice delle parti in causa. L’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate
di grano all’anno, cioè meno del 4% del totale mondiale che è pari a 750
milioni di tonnellate. Cina, India e Russia sono, invece, paesi leader nella
produzione e rappresentano insieme circa il 42% della produzione mondiale di
grano. Eppure, dalle informazioni che riceviamo sembra che l’Ucraina sia l’unico
esportatore di grano.
Fa la sua parte deleteria la crisi energetica, per
certi versi incomprensibile in tutti i suoi
aspetti, ma che impone a Paesi e Unioni di prendere contromisure per evitare
simili situazioni nel prossimo futuro. Il quadro alimentare già compromesso
dalla guerra s’aggrava sulla spinta dei cambiamenti climatici e della siccità:
le temperature globali medie sono aumentate
considerevolmente rispetto ad un secolo fa. Tutto quanto sopra esposto si
traduce nell’impoverimento dei salari e pensioni, situazione particolarmente
accentuata in Italia, ancorata a parametri non più accettabili, considerato che
la capacità di acquisto dei salari è ferma a quella di trent’anni fa.
Attualmente, in Italia, l’inflazione è salita all’8%, rendendo insostenibile la
capacità delle famiglie di mantenere livelli di vita già di per sé penalizzati
e penalizzanti. Lo Stato è obbligato a indirizzare le risorse di cui dispone al
contenimento di specifici settori energetici, come luce e gas e lo fa
sottraendole ai settori produttivi dell’economia, per cui, se da un lato le
bollette dell’elettricità e del gas godono di sconti alla fonte, dall’altro
sottrae risorse vitali per la salute economica del Paese. Il meccanismo che sta
alla base dei rincari è doppiamente gravoso perché tiene conto del “timore”
della perdita del potere d’acquisto, prima ancora che dell’entità
inflazionistica reale.
È un po’ il cane che si morde la coda. Gli analisti
sono convinti che la crisi attuale si manifesterà in tutta la sua drammaticità
nel prossimo futuro. E allora il problema sarà non più il costo del lavoro, ma
il lavoro stesso. La politica deve aver presenti obiettivi e temi che la realtà
attuale le sottopone. Non può soffermarsi alla soluzione di aspetti che con
economia, lavoro, produttività e ordine sociale sono in sottordine.
*Presidente
Ass. Berlinguer.Terni
La sanità in Umbria ha progetti precisi: condizionare la funzionalità dell’ospedale di Terni per rendere la struttura sempre più un ospedale di comunità, piuttosto che di eccellenza.
Le finalità perseguite dall’Associazione Berlinguer in tema
sanitario mirano a creare una struttura di eccellenza a Terni che, attraverso
la mobilità attiva, diventi sempre più un polo di attrazione per le altre
regioni. Ma la Regione ha un altro programma che si scontra con questo: non si
vogliono avere 2 aziende di eccellenza, pertanto si sta operando a indebolirne
una, quella di Terni (i primari non vengono sostituiti). Il quadro della
situazione è distratto dal problema sorto con la proposta di
realizzazione di una clinica privata con 200 posti letto di cui 100
convenzionati funzionale alla realizzazione e al finanziamento del nuovo Stadio
cittadino. Una visione slegata da valutazioni di bisogno e volutamente
fuorviante. Ma veniamo alla costruzione del nuovo Ospedale.
Latitano interventi mirati a dare risposte alle esigenze dei
cittadini. Le liste d’attesa si allungano, il personale manca, perfino chi ha
urgenza di intervento è chiamato ad aspettare, fosse anche un malato
oncologico. Si assiste a pazienti
trattenuti per ore ed ore in corsia prima di vedersi assegnato un letto; il
problema viene sistematicamente eluso. Anzi, presentato ai cittadini con
posizioni di falsa propaganda: “Abbattimento
liste attesa, riorganizzazione e riequilibrio economico: se non si raggiungono
gli obiettivi indennità giù del 20% Sanità, penali per i direttori”
(Corriere dell’Umbria del 12 agosto 2022). Se ci fosse la volontà di risolvere
il problema delle liste di attesa si procederebbe ad assumere dottori
e personale infermieristico e organizzare il servizio ampliandolo sull’intero
arco della giornata, mettendo al centro la formazione del personale addestrandolo
ad operare con l'ausilio di un robot
e l’utilizzo della 5G, la quinta generazione delle reti mobili.
L'obiettivo è svolgere da remoto persino operazioni delicate e critiche.
Il nuovo
Ospedale di Terni è oggetto di una proposta avanzata da privati con la formula
del Project Financing, “L'iter
per il nuovo ospedale va avanti e a fornire
aggiornamenti sullo stato di avanzamento della procedura è proprio
l'azienda ospedaliera…, sono state trasmesse ai soggetti proponenti il quadro
esigenziale e la richiesta di adeguamento del progetto alle effettive necessità
dell’ospedale da esso scaturite, con particolare riferimento ad alcune
specifiche tecniche progettuali e conseguenti aspetti economici e di
sostenibilità (economico-finanziaria e ambientale)…”
Corriere dell’Umbria 11 agosto 2022. Un
modo fumoso per nascondere i problemi, che adotta la politica della “pezza” al
posto del vestito nuovo. Ecco, allora, il nuovo Ospedale da realizzarsi sul sito dell’attuale Santa Maria, del
quale più volte si sono evidenziati i limiti: complessità/onerosità della
formula (tanto che è stata abbandonata in quasi tutte le regioni italiane, da
ultimo l’Abruzzo), tipologia infrastrutturale, discutibilità e non sufficiente
approfondimento sull’idoneità del sito proposto, coordinamento funzionale con
il progetto dell’Ospedale di Narni-Amelia e la rete della sanità territoriale
tutta ancora da programmare. È assurdo continuare a sprecare danaro
pubblico investendo sulla vecchia struttura. Un invito ai ternani ad uscire dal
torpore in cui stanno. Riprendiamoci la sanità in Umbria e il nostro Ospedale…
Terni, 16 agosto 2022
Giocondo Talamonti
L’Associazione Berlinguer è fortemente preoccupata per come si sta affrontando il tema della sanità nel territorio. Del nuovo ospedale di Terni se ne parla ma non si trova mai una soluzione concreta; intanto la cittadinanza assiste alla lenta agonia della struttura: da ospedale di eccellenza ad ospedale di comunità. Tutti siamo d’accordo sul fatto che la sanità debba essere prevalentemente pubblica, che l’ospedale recuperi efficienza con l’uso delle nuove tecnologie e che migliori la qualità dei servizi prestati, ma pian piano si vede avanzare la sanità privata favorita dallo scientifico progetto di ostacolare la pubblica. Non è solo il caso delle liste di attesa, ma delle liste dei malati di cancro obbligati ad attendere mesi prima di essere operati. All’Ospedale di Terni in poco tempo sono andati in pensione i Proff. Pardini, Fatati, Parisi, Quartini, Liberati, Ferilli, etc. che hanno dato lustro al “Santa Maria” per le loro capacità e che hanno costituito motivo di fiducia da parte di pazienti provenienti da fuori regione. Oggi, si sta procedendo con i sostituti. È vero, bisogna puntare sull’organizzazione, sulla programmazione e sull’eliminazione delle liste di attesa attraverso una organizzazione di sistema ove il cambiamento di un primario non debba minimamente incidere sull’operatività della struttura. Ma si avverte, studiata, una convergenza di intenti. Ci sono interessi di parte (cooperative), Sindacati, politici che indicano obiettivi (costruire dove si trova il vecchio), altri politici orientati a costruire in tutt’altra parte, purché si raccordi bene con la viabilità (stradale e aerea) Un ospedale è per vocazione indirizzato a rispondere ai bisogni della gente; quando si parla di organizzazione occorre tener conto di una serie di problemi strutturali e culturali di fondo, di difficile soluzione, problemi che non possono essere eterni. Pertanto, se gli interventi infrastrutturali (nuove tecnologie, informatizzazione dei servizi) non riescono a incidere in modo determinante sul miglioramento dei risultati per una generica resistenza al cambiamento, s’impone di puntare sull’ integrazione tra servizi, di comunicazione, di motivazione e senso di appartenenza degli operatori perché ci sia, innanzi tutto coerenza tra l’organizzazione (la struttura) e le strategie; ogni intervento sull’organizzazione deve creare le condizioni per un miglior perseguimento e raggiungimento degli obiettivi aziendali e, secondariamente, visto che l’organizzazione non è né una macchina, né un insieme di regole formali, né uno strumento neutro e manipolabile, bensì un sistema sociale in continua evoluzione e trasformazione, incidere a favore di un modello universale di regolazione e funzionamento.
È importante non
perdere tempo, ma impegnarsi per ottenere risultati positivi per il
raggiungimento degli obiettivi aziendali, senza trascurare l’attenzione a
ridurre i vincoli e le criticità organizzative. Si è ancora in tempo?
Terni, 17.07.2022
Giocondo Talamonti
I pur incoraggianti dati che la regione Umbria ha fatto registrare in materia di gestione del servizio sanitario non consentono di vivere sugli allori, dal momento che l’ottimizzazione è ancora lontana, se l’intendiamo come capace di rispondere appieno alle esigenze dei cittadini.
Parlare di “servizio” può essere fuorviante rispetto alle finalità che persegue il comparto dell’assistenza sanitaria. Meglio sarebbe se vedessimo, tutti, le prestazioni offerte nella prospettiva imprenditoriale. In questa ottica, appare più facile individuare soluzioni alle liste di attesa sempre più lunghe, visite e operazioni chirurgiche rimandate, quasi sempre connesse a problemi di disponibilità operative e quasi mai a carenze di strumenti e macchinari. Una logica utilitaristica pretenderebbe di lavorare su due o tre turni giornalieri in presenza di richieste prestazionali; cosa troppo spesso trascurata nella gestione ospedaliera. La piena utilizzazione dei macchinari, in specie i più costosi, oltre che a questi principi d’ordine economico, si impone per la rapidità con cui essi diventano obsoleti, a volte molto prima che il costo sia stato ammortizzato, traducendo il “servizio” in uno sperpero di danaro pubblico e preclusione di maggiore occupazione all’interno della struttura.
Non ha senso aspettare tempi biblici per una risonanza o un ecodoppler solo perché le attrezzature vengono utilizzate nei tempi e periodi sindacalmente rispondenti al contratto collettivo di lavoro, mentre si darebbe una risposta concreta al cittadino e alla società se si potesse evadere le richieste in modo rapido ed esaustivo.
Capita che i cittadini di una regione, e noi siamo fra questi, debbano ricorrere ad altre strutture extraregionali o provinciali per ottenere analisi o assistenza in tempi che diventano basilari per il superamento di una malattia, innestando fenomeni di “mobilità passiva” che sono, oltre che un costo per l’amministrazione locale, la rinuncia a rendere anche il “servizio”. La mobilità, i cui effetti meritano un approfondito studio, può essere un’opportunità economica, specie in considerazione del fenomeno che vede una immigrazione dall’alto Lazio di un numero crescente di pazienti. Ci deve essere la volontà di non considerare il comparto come un’attività inevitabilmente in perdita e, quindi, immeritevole di attenzioni che ne limitino o annullino il peso finanziario gestionale. A questi obiettivi di base può collegarsi la riorganizzazione territoriale che vede il nuovo ospedale di Terni, il nuovo ospedale Narni Amelia e clinica privata legata alla realizzazione del nuovo stadio cittadino, l’ASL e l’Università partecipare, come filiera, al più vasto programma che include, scuola, ricerca, innovazione e imprese. Ma il presupposto è quello teorizzato sopra: un “servizio” non necessariamente passivo, ma aggiornato e connesso alle esigenze dei cittadini tramite il ricorso a principi di “economicità produttiva” in grado di esaltare qualità professionali e avanzamento tecnologico.Terni,
09.04.2022
Giocondo Talamonti
L’Associazione politico culturale Enrico Berlinguer non si è sottratta allora 2017 a dire la sua su un fatto che ha interessato l’opinione pubblica ternana denominato “Operazione Spada”. Prima si è avuta l’assoluzione del Sindaco Di Girolamo, dell’Assessore Bucari e dei dirigenti coinvolti con “Il fatto non sussiste” ed ora arriva anche l’assoluzione per l’ex-assessore al Bilancio del Comune di Terni, Vittorio Piacenti D’Ubaldi. Notizie positive e importanti. Lo sono perché ribadiscono la correttezza dell’operato degli amministratori e dell’amministrazione.
L’Associazione ‘Enrico Berlinguer’,
convinta” che Di Girolamo e Bucari sapranno dimostrare la loro innocenza,
auspicano che il peso psicologico che grava su di loro sia limitato al più
breve tempo possibile, fiduciosa nella giustizia e nella rapidità delle
indagini che i giudici intraprenderanno”. (Umbria 24 del 4 maggio 2017).
(Umbrialeft 2017 dal titolo “Le perplessità dell’Associazione
“Berlinguer” sull’ ‘Operazione Spada’
“…Non
ci piace la spettacolarizzazione della giustizia, i processi avviati nei talk
show televisivi, l’uscita sui giornali con frasi ad effetto e che coprono
l’intera prima pagina che anticipano nomi e reati per poi sparire in un
piccolissimo articolo, in pagina interna, quando c’è l’assoluzione, senza
contare l’web che si riversa sulle persone come un fiume inarrestabile. Il
buttare il nome delle persone tutti i giorni sui quotidiani e quelli on-line
metterlo alla gogna è una specie di tortura per chi soffre, a volte
ingiustamente, del reato che gli è stato contestato…”
L’Associazione politico
culturale “E. Berlinguer” esprime grande soddisfazione per l’assoluzione di tutti gli imputati coinvolti
nell’operazione Spada, i
fatti addebitati non sussistevano e ciò
costituisce l'ennesima
conferma che gli amministratori di centro sinistra hanno agito con la massima correttezza.
Profonda vicinanza alle famiglie delle persone coinvolte che sicuramente avranno
sofferto moltissimo in questi anni nel leggere “…I ternani devono capire che non sono stati perseguiti gli interessi
della città, ma solo dei privati…” e
anche “Non finisce qui, di carte sugli
appalti da portare a chi di dovere ne abbiamo ancora tante”, ed ancora “Abbiamo dei dubbi su alcune gare. Così non
si può più andare avanti. Alzeremo ancora di più il tiro”.
In politica bisogna
operare sempre mettendo in campo le idee, confrontando le proprie opinioni e
trovare sempre una sintesi frutto di una discussione approfondita fra le parti
e non rivolgendosi alla magistratura per abbattere un avversario politico.
E’ per questo che l’Associazione politico culturale “E. Berlinguer” esprime grande soddisfazione per l’esito del dibattimento che ha riguardato gli imputati dell’operazione Spada; i fatti addebitati non sussistevano e ciò costituisce la sacrosanta conferma che gli amministratori di centro sinistra hanno agito con la massima correttezza. In politica bisogna operare sempre mettendo in campo le idee, confrontando le opinioni e cercare sempre una sintesi delle posizioni. Ricorrere a mezzucci come false denunce alla magistratura getta fango non solo sulle vittime ma soprattutto sulla credibilità della politica di cui maggioranza e opposizione sono comunque protagoniste.
Ritrovarsi a 40 anni dal diploma, l’emozione della classe.
Rivedersi dopo 40 anni dal
diploma, nel 1982, non è cosa sicuramente comune. Una piacevole rimpatriata dei
compagni di classe della quinta D dell’Istituto Tecnico Industriale “L.
Allievi” di Terni, è avvenuta sabato 7 maggio presso il ristorante “La Casina”
di Furapane ad Acquasparta, dopo la visita ai laboratori dell’ITT accompagnati
dalla Dirigente Scolastica Cinzia Fabrizi.
“Un popolo intero aveva preso in carico il destino
della propria terra…” con queste
parole il Presidente della sezione Anpi “13 giugno”, (data della Liberazione di
Terni),
Nicola Zingarelli, ha concluso il proprio intervento. Alle ore 18 del 9 giugno
in Via
Ippocrate, all’altezza del ponte ferroviario di Valenza, l’Anpi di Terni ha
voluto
ricordare le gesta di un gruppo di partigiani del battaglione Manni che ne
evitarono con il
loro intervento la distruzione.
L’iniziativa è stata promossa dalla sezione “13
giugno” dell’Anpi di Terni. Una corona alla lapide che ricorda la sventata
minaccia di far saltare il ponte ferroviario di Valenza da parte delle truppe
nazifasciste in ritirata.
Giorni nei quali la scelta era “qui ed ora” a costo della vita.
La storia è piena di fatti eroici, come questo,
compiuti per liberare l’Italia dal giogo nazifascista e costruire la
nuova democrazia repubblicana e popolare. Renato Magni, insignito della
“Medaglia
della Liberazione” concessa dal Ministro della Difesa nel 2016, ha portato la
propria
testimonianza. Alla celebrazione hanno partecipato i dirigenti dell’Anpi: il
Presidente
provinciale Rossano Capputi, Luciano Zara, Enrico Piersanti, Sandro Piccinini.
Giocondo
Talamonti
Alberto
Piccioni
La seconda
Assemblea dell’Anppia (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani
Antifascisti) che si è svolta a Terni, presso la sala consiliare della
Provincia, va in archivio con un bilancio più che positivo. Hanno portato il
proprio saluto il Sindaco di Terni, Leonardo Latini, l’Anpi provinciale e
Rifondazione comunista. La relazione nazionale è stata votata all’unanimità con
un emendamento di non condivisione della Giornata della Memoria e del
Sacrificio degli Alpini, al fine di conservare il ricordo della battaglia di
Nikolajewka. Votazione che si è effettuata alla presenza del Presidente
nazionale dell’Anppia Spartaco Geppetti e della Segretaria Generale, Serena
Colonna.
L’Anppia si
occupa di difendere la memoria e i valori dell’antifascismo e della
Costituzione Repubblicana. Promuove iniziative e attività di ricerca
storica.
Ha aperto i lavori il Presidente uscente dell’Anppia di Terni, Alberto Piccioni
che ha illustrato ai presenti quel che si è fatto nel quadriennio del mandato,
a partire dal 2018. Tante le attività destinate al pieno rilancio dell’Anppia
dopo due anni difficilissimi, caratterizzati dalla pandemia.
Nel corso
dell’Assemblea sono state ricordate tre figure di antifascisti che ci hanno
recentemente lasciati: Renata Ersilia Stefanini Salvati, prima donna assessore
comunale; Valentino Pascucci e l’On. Mario Andrea Bartolini.
Il Congresso nazionale si svolgerà a Milano il 17, 18 e 19 giugno. I delegati
indicati dall’assemblea per il Congresso nazionale di Milano: Luciano Binnella,
Moreno Castellucci; Fausto Domenici; Giocondo Talamonti-
Il nuovo
Consiglio provinciale eletto è composto da: Moreno Castellucci; Alfredo Mosca;
Alberto Piccioni; Emilio Quadrani, Sergio Sbarzella, Giocondo Talamonti. Il
Consiglio appena eletto ha nominato, all’unanimità, Presidente della
Federazione di Terni Alberto Piccioni, Segretario Giocondo Talamonti e
Tesoriere Sergio Sbarzella.
R.U.
L’A.N.P.P.I.A.
nacque nel 1946 per volontà di coloro che si opposero al regime fascista, dalla
sua instaurazione
fino alla caduta, sopportando la sorveglianza speciale, l’esilio, il confino,
il carcere e la tortura. Sin dalla
sua fondazione è un’associazione unitaria, aperta a tutti gli Antifascisti di
diverso orientamento politico e
culturale. Primo Presidente fu Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea
Costituente.
Tra i suoi dirigenti Sandro Pertini, Mario Venanzi, Paolo Bufalini, Giulio
Spallone, Fausto Nitti, Claudio
Cianca, Adriano Dal Pont, Pietro Amendola..
“Ciano Ricci Feliziani, Adolfo Puxeddu e Giocondo Talamonti
hanno voluto donarci l’affresco di una parte davvero importante della Storia
cittadina. Un’opera che racchiude anni di passione, di attaccamento al ruolo
non solo accademico ma anche di educatori, con un contributo culturale che a
Terni ancora mancava e che adesso è disponibile. Per tutto questo, agli Autori
va rivolto il più
forte ringraziamento”. Così si conclude la prefazione di Marina Sereni al libro
“L’Associazione Culturale per Terni Città Universitaria. I primi tre lustri
delle sue attività (2003- 2020”. (Morphema Editrice. Terni, 2021, pp. 1-312;
Euro 15.00).
Un compendio delle attività, dei sogni, degli impegni
sostenuti e a volte non del tutto corrisposti dagli interlocutori per lo
sviluppo pieno del polo universitario ternano di cui gli autori sono stati
sostenitori e protagonisti. Si parte da lontano, dalla Terni distrutta dalla
guerra, alla ricostruzione all’istituzione della Regione
In questo contesto avvenne il primo insediamento a Terni
dell’Università degli Studi di Perugia, con la stipula il 21 dicembre 1974
della Convenzione tra il Magnifico Rettore Giuseppe Ermini
e Guido Guidi, Presidente dell’Ente Ospedaliero di Terni, per l’insediamento di
un raddoppio del triennio clinico del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia
Perugino nel nuovo Ospedale “Santa Maria”. La Città di Terni, fino ad allora
nota come “Città dell’Acciaio”, diventava “Città Universitaria”, con un
mutamento epocale nella sua millenaria storia, l’inizio di una auspicabile
rivoluzione culturale.
Successivamente vi fu l’insediamento di Corsi di Laurea delle Facoltà di
Ingegneria, di Economia, di Scienze Politiche e di Lettere: era il 2002 quando
il Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Perugia
istituiva il ‘Polo Universitario Scientifico-didattico di Terni, con il compito
di coordinare le sue
attività scientifiche e didattiche.
Ciano Ricci Feliziani, forte della sua consolidata
esperienza di Past Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di
Terni e di Presidente in carica del “Consorzio per il completamento del Corso
di Laurea in Medicina e Chirurgia, Sede di Terni”, volendo promuovere
un movimento di opinione a favore dell’insediamento universitario cittadino, si
fece promotore di
numerosi incontri con personalità cittadine delle istituzioni, della cultura,
delle professioni,
dell’industria, del commercio, a cui fece seguito il 30 ottobre 2003 l’Atto
costitutivo della “Associazione Culturale per Terni Città Universitaria”. Il
Primo Presidente è stato l’Avv. Nicola Molè, a cui hanno fatto seguito il Dott.
Ing. Vincenzo Montalbano Caracci (2008-2010), il Prof. Em. Adolfo Puxeddu
(2010-2014), il Dott. Ing. Attilio Luccioli (2014-2016), e dal novembre 2016 ad
oggi è in carica Ciano Ricci Feliziani.
Nel corso dei tre lustri (2003-2020) l’Associazione ha
organizzato una numerosa serie di eventi
culturali su temi di stringente attualità, che hanno coinvolto come relatori
personalità di rilevo nazionale, con la vasta partecipazione della cittadinanza
Ternana.
ricomporre un mosaico – non solo quello della fontana di Piazza Tacito – per rimettere in moto un disegno di sviluppo, definendone scelte e priorità. L’augurio che mi sento di rivolgere alla nostra
Associazione, che si appresta a raggiungere la maggiore età, è che queste condizioni si possano creare, come sempre fatto fin qui, con il lavoro serio e propositivo”.
Sanità e liste d’attesa: agire
secondo schemi imprenditoriali
di GIOCONDO
TALAMONTI*
I pur
incoraggianti dati che la regione Umbria ha fatto registrare in materia di
gestione del servizio sanitario non consentono di vivere sugli allori, dal
momento che l’ottimizzazione è ancora lontana, se l’intendiamo come capace di
rispondere appieno alle esigenze dei cittadini. Parlare di “servizio” può
essere fuorviante rispetto alle finalità che persegue il comparto
dell’assistenza sanitaria. Meglio sarebbe se vedessimo, tutti, le prestazioni
offerte nella prospettiva imprenditoriale. In questa ottica, appare più facile
individuare soluzioni alle liste di attesa sempre più lunghe, visite e
operazioni chirurgiche rimandate, quasi sempre connesse a problemi di
disponibilità operative e quasi mai a carenze di strumenti e macchinari.
Una logica
utilitaristica pretenderebbe di lavorare su due o tre turni giornalieri in
presenza di richieste prestazionali; cosa troppo spesso trascurata nella
gestione ospedaliera. La piena utilizzazione dei macchinari, in specie i più
costosi, oltre che a questi principi d’ordine economico, si impone per la
rapidità con cui essi diventano obsoleti, a volte molto prima che il costo sia
stato ammortizzato, traducendo il “servizio” in uno sperpero di danaro pubblico
e preclusione di maggiore occupazione all’interno della struttura.
Non ha senso
aspettare tempi biblici per una risonanza o un ecodoppler solo perché le
attrezzature vengono utilizzate nei tempi e periodi sindacalmente rispondenti
al contratto collettivo di lavoro, mentre si darebbe una risposta concreta al
cittadino e alla società se si potesse evadere le richieste in modo rapido ed
esaustivo.
Capita che i cittadini di una regione, e noi siamo fra questi, debbano
ricorrere ad altre strutture extraregionali o provinciali per ottenere analisi
o assistenza in tempi che diventano basilari per il superamento di una
malattia, innestando fenomeni di “mobilità passiva” che sono, oltre che un
costo per l’amministrazione locale, la rinuncia a rendere anche il “servizio”.
La mobilità, i cui effetti meritano un approfondito studio, può essere
un’opportunità economica, specie in considerazione del fenomeno che vede una
immigrazione dall’alto Lazio di un numero crescente di pazienti. Ci deve essere
la volontà di non considerare il comparto come un’attività inevitabilmente in
perdita e, quindi, immeritevole di attenzioni che ne limitino o annullino il
peso finanziario
gestionale.
A questi
obiettivi di base può collegarsi la riorganizzazione territoriale che vede il
nuovo ospedale di Terni, il nuovo ospedale Narni Amelia e clinica privata legata
alla realizzazione del nuovo stadio cittadino, l’ASL e l’Università
partecipare, come filiera, al più vasto programma che include, scuola, ricerca,
innovazione e imprese. Ma il presupposto è quello teorizzato sopra: un
“servizio” non necessariamente passivo, ma
aggiornato e connesso alle esigenze dei cittadini tramite il ricorso a principi
di “economicità produttiva” in grado di esaltare qualità professionali e
avanzamento tecnologico.
Presidente
Ass. Berlinguer, Terni
Ospedale di Terni, le preoccupazioni e la qualità (Giocondo Talamonti)
La notizia, apparsa su Il Messaggero del 6 febbraio u.s. dal titolo “L’appello di Alessandro Pardini: Fermare subito il declino”, stimola l’Associazione Culturale per Terni Città Universitaria a precisare alcuni aspetti inerenti alla sanità locale.
Innanzi tutto, fa piacere la delibera della giunta regionale in merito alla volontà di finanziare un Ospedale di eccellenza nuovo a Colle Obito o in altro sito, un’apertura auspicata la cui scelta dovrà maturare dal coinvolgimento attivo di tutta la popolazione... “…I dati di oggi - dice Pardini - parlano di un calo vertiginoso di capacità attrattiva del Santa Maria, e certo un ruolo l’ha sicuramente giocato la partenza di molti noti professionisti e la mancata sostituzione con figure altrettanto prestigiose, tuttavia ritengo - continua Pardini - sia anche frutto di un diverso atteggiamento della amministrazione, in particolare della Regione. Sul Santa Maria non vi è uno straccio di programma di rilancio, lo si sta lasciando vivacchiare forse nella speranza che si ridimensioni naturalmente ad ospedale di comunità ...?” È questo il punto. Non si dice chiaramente di privare l’Ospedale di Terni dell’etichetta di eccellenza, ma si tenta di indebolirlo pian piano fino a farlo diventare di Comunità e ciò è un’operazione subdola, penalizzante ed inaccettabile. L’Ospedale di Terni è, e deve restare, un punto di eccellenza, un ospedale di alta specialità e la comunità ternana si deve battere unita a difesa del proprio nosocomio.
C’è poi da valutare la convenzione sottoscritta fra Università e Regione per rispondere agli obiettivi stabiliti dalla programmazione sanitaria regionale, in vista di favorire lo sviluppo delle attività di didattica e di ricerca e fornire un’attività assistenziale di qualità. Alla base di quanto detto, in data 22 gennaio 2020, veniva siglato un “memorandum d'intesa per la salute” fra Regione Umbria e Università degli Studi di Perugia; la Presidente Tesei, in proposito, così si espresse “…La collaborazione tra le istituzioni, Regione e Università in particolare, è elemento fondamentale e imprescindibile per disegnare l'Umbria del futuro”.
L’importanza della Convenzione tra Regione ed Università si ispira alla volontà di considerare la presenza dell’Università a Terni prioritaria per lo sviluppo socio-economico e culturale del territorio. L’Associazione Culturale per Terni Città Universitaria è disponibile ad un confronto con tutte le forze politiche, economiche e sociali che intendono operare in favore dell’Università nella nostra città e a contrastare ogni ventilata ipotesi di regressione. L’invito alle Istituzioni è quello di far valere gli interessi della città di Terni. Che aspettiamo?