Che l’orientamento scolastico si imponga più come operazione indispensabile, prima che utile, è testimoniato dalle informazioni che ‘a braccio’ infestano le TV a proposito delle professioni del futuro prossimo. Chi si diletta nello zapping non avrà fatto a meno di notare che ogni canale, in qualsiasi ora della giornata, presenta un’offerta di cucina: maestri dei fornelli impegnati in ricette improbabili, piatti fantastici a base di qualcosa che manca sempre nelle case comuni, studiosi della culinaria e ricercatori a caccia di composizioni che a nessun altro verrebbero in mente. Dunque, tutti a fare i cuochi, come se le attese del Paese e le aspirazioni dei cittadini fossero tutte concentrate a soddisfare quel pezzetto anatomico che va dalla bocca alla trachea. Poco male se tutto questo si limitasse alla sfera dello spettacolo. Il guaio è che sulle medesime basi si orienta anche l’istruzione professionale. La TV ci avverte che le scuole alberghiere vanno alla grande, e che l’offerta di lavoratori della cucina non soddisfa la richiesta del mondo del lavoro. Ma il sospetto della bufala è a portata di mano: dove andranno tutti questi cuochi se i ristoranti chiudono e le imprese non nascono? Il mistero non è neppure tanto glorioso. Il gradimento è dettato dal fatto che preparare “polpettoni” in TV costa poco alla produzione e prepararsi a fare i cuochi è molto meno oneroso che addestrarsi a fare il saldatore o il metallurgico. A breve c’è da attendersi una montagna di risorse finanziarie per riconvertire gli specialisti della tavola in addetti all’industria, con buona pace di cannelloni e pentoloni a vantaggio di cannelli ossiacetilenici e siviere.
Sapere con un anticipo di tre-cinque anni cosa potrà servire allo sviluppo economico del Paese non è materia di maghi e fattucchiere, come vorrebbero farci credere, ma semplice programmazione, alla quale deve fare da supporto un orientamento scolastico che fornisca personale capace e preparato. Da noi, in Italia intendo, sembra che questa ovvia previsione contrasti con la libertà dei singoli di scegliersi l’indirizzo professionale che più li soddisfi e viene letta come una privazione demagogica di stampo stalinista. Ogni Paese evoluto progetta, nel delineare i settori di sviluppo economico, il ricorso a professionalità che il mondo della scuola deve preoccuparsi di creare.
Questo semplice connubio ha, come comune denominatore, l’orientamento e finché ne ignoreremo i vantaggi dovremo accontentarci di avere cuochi per fondere metalli, cuochi per costruire case, cuochi per assistenza medica, cuochi per insegnare, cuochi per i tribunali, cuochi… cuochi…cuochi.
Terni, 31 ottobre 2013
Ing. Giocondo Talamonti
(G.M. "Associazione E. Berlinguer")