Intervento nel convegno “Sicurezza sul Lavoro un Problema Sociale”
Venerdì 27 novembre 2009 Sala Consiliare Provincia di Terni - Organizzato dalla Croce Rossa Italiana Comitato Provinciale di Terni.
“L’educazione alla salute e sicurezza nella scuola: i lavoratori di domani” è l’argomento di intervento assegnatomi dalla Prof.ssa Robatto Alessandra, Commissario del Comitato Provinciale C.R.I. di Terni:
In sintesi , l’intervento si è incentrato sui seguenti punti:
• L’assurdità normativa in un delicato settore che registra numerosi incidenti sul lavoro: aprire un’impresa edile è semplicissimo basta andare alla Camera di Commercio e iscriversi, è molto più difficile, sotto l’aspetto delle autorizzazioni, aprire un laboratorio fotografico o per parrucchiera.
Per l’impresa edile non c’è nessuna preclusione e se c’è, è limitata perché a chi intraprende non si richiede la conoscenza della normativa, basta, per l’adempimento burocratico, affiancarsi ad un tecnico in grado di predisporre il Piano di valutazione dei rischi e i piani di sicurezza.
In edilizia, nella maggior parte dei casi, si ricorre all’impiego di personale immigrato non informato né formato sui lavori di cantiere. In questi casi i controlli sono fondamentali per la sicurezza della salute e dell’ incolumità dei lavoratori
• Il fenomeno prevenzione sul lavoro investe il concetto di cultura individuale e collettiva di sicurezza. La formazione in tale campo nasce dalla scuola, si matura nell’espletamento del lavoro, si arricchisce con l’esperienza, ma soprattutto trae ragione dalla misura personale che ognuno di noi mantiene nei confronti del pericolo e dell’esposizione al rischio.
Il fenomeno investe tutte le Istituzioni nessuna esclusa, le quali devono sentirsi impegnate a cercare una soluzione comune, senza escludere interventi mirati, suggeriti dall’esperienza maturata in uno specifico campo.
• I costi della sicurezza. Le misure da adottare per la sicurezza nel lavoro, se per certi versi potrebbero sembrare onerose, per altri tutelando lo stato di benessere dei lavoratori, vanno, in termini di costi, ad avere una minore incidenza sulla spesa generale destinata a salvaguardare la salute pubblica.
• La formazione dei datori di lavoro. E’ fondamentale per dare le giuste direttive e per trasmettere la sicurezza ai lavoratori, così come la formazione dei docenti è fondamentale per trasmettere la cultura della sicurezza ai giovani studenti.
Come uomo di scuola, sensibile al problema, permettetemi di ricordare le tappe più significative che hanno segnato il percorso di introduzione della cultura della sicurezza nel sistema scolastico :
1. Istruzione di un gruppo di lavoro presso il Provveditorato 1992 che portò a due proposte
a) istituzione di una banca dati presso l’Inail;
b) diploma di laurea sulla sicurezza. Il Comune deliberò, ma poi non se ne fece più nulla.
2. organizzazione di un corso IFTS (Istruzione, Formazione, Tecnica Superiore) finalizzato alla preparazione di tecnici sulla Sicurezza (destinatari: diplomati e periti dell’IPSIA e dell’ITIS).
3. organizzazione di corsi sulla Sicurezza su committenza della Direzione Scolastica Regionale per la formazione delle figure sensibili (RSL, RSPP, APS, APPI) di tutte le scuole dell’Umbria;
4. Protocollo d’Intesa con la SdF TK-AST per organizzare stage in Azienda;
5. Organizzazione di iniziative per trasmettere la cultura della sicurezza (convegni, dibattiti etc.);
6. Inserimento della Sicurezza nel POF;
Il mio personale impegno nel settore, nasce dalla profonda convinzione che l’informazione e la formazione continua, a partire dai banchi di scuola, può contribuire a far diminuire gli infortuni e le morti sul lavoro ed è maturato da fortuite circostanze che mi hanno messo in contatto con persone intensamente preoccupate di arginare un fenomeno in grande espansione, peraltro leggibile dai bollettini annuali degli incidenti sul lavoro, i cui numeri mi hanno segnato in maniera indelebile .
L’ultimo: dati aggiornati al 25.11.2009 (fonte Associazione articolo 21) ci dicono che:i morti sono 946, gli invalidi 23.651 e gli infortuni 946.074. Un vero bollettino da guerra, anche se sembra che le cifre siano inferiori all’anno precedente. Sarà pur vero, ma occorre considerare che le ore lavorative sono state inferiori a causa di una minore occupazione e produzione industriale e al massiccio ricorso alla cassa integrazione.
Bisogna continuare ad informare, ad educare le giovani generazioni, a prevenire e se occorre reprimere perché la sicurezza non debba essere una spesa accessoria e impegnarsi perché la salute valga più del manufatto che si produce.
Per quanto riguarda gli infortuni del settore scuola (dati INAIL) ogni anno sono 90mila gli studenti infortunati.
Gli incidenti che hanno riguardato bambini e ragazzi sono cresciuti dell'1,6%, mentre quelli del personale docente dell'1,8% (per 13.900 casi).Sono poco meno di 9 milioni gli studenti italiani e fra le 90mila denunce di infortunio che pervengono ogni anno all'INAIL, 250 sono quelle indennizzate per inabilità permanente - (la copertura assicurativa è relativa alle attività svolte in palestre e laboratori).
Nel 2008 si è registrato un aumento dell'1,6% dei casi rispetto all'anno precedente, con punte più elevate, dell'ordine del 13%, per gli studenti stranieri ( nell'ultimo anno si è superata quota 6mila denunce), risulta, poi, che circa 6 infortuni su 10 riguardano maschi; più di 1 caso su 2 avviene nel Nord, il resto si divide tra Centro (18%) e Mezzogiorno (29%) senza differenze significative tra i sessi. In genere, l'infortunio si verifica: cadendo (23%), urtando contro ostacoli (19%), venendo colpiti (17%)". Per quanto riguarda gli esiti di questi traumi, nella metà dei casi si tratta di lussazioni (27,4%) e contusioni (24,5%) che interessano prevalentemente la mano (22,6%), la caviglia (12,2%) e il polso (7,3%).
Ma anche per quanto riguarda gli insegnanti il fenomeno infortunistico assume una rilevanza non trascurabile. Su un corpo docente composto da circa 978milaunità complessive, infatti, gli incidenti denunciati all'INAIL nel 2008 sono stati circa 13.900, con una variazione dell'1,8% rispetto alle 12mila scarse dell'anno precedente.
Essi riguardano gli infortuni in itinere (legati agli spostamenti dell'insegnante da casa propria alla scuola, e viceversa) e nel corso di svolgimento dell'attività didattica (esperienze tecnico-scientifiche, esercitazioni pratiche ed attività di educazione fisica).
La quota degli infortuni in itinere, che in generale è circa pari all'11% del totale, tra gli insegnanti raggiunge una quota praticamente doppia (20%). Un dato che evidenzia quanto sia rilevante il fenomeno della mobilità per il corpo docente.
Concludo ringraziando la Croce Rossa per il lavoro che ha fatto, che fa e che continuerà a fare. La cultura della sicurezza passa attraverso iniziative di studio ed approfondimento come questa.
Grazie Prof.ssa Robatto per l’invito e per l’opportunità che mi è stata offerta.
Giocondo Talamonti