Un esempio pessimo per i giovani e per chiunque altro si appresti a misurare le proprie capacità fisiche e mentali con un avversario. Il fenomeno, quando si verifica in competizioni internazionali, investe l’immagine di un’intera nazione con danni incalcolabili per la credibilità del paese.
La tolleranza è stata eccessiva in tempi meno esigenti, ora la volontà di reagire al fenomeno esiste, ma non è accompagnata da tecniche di rilevazione del fenomeno capaci di stare almeno in linea con i progressi dei trasgressori.
Nella rincorsa, tuttavia, non si deve concentrare ogni attenzione. L’obbiettivo non è come smascherare i dopati, ma educare i soggetti al rispetto delle regole e all’etica della competizione, inculcando principi di lealtà sportiva, utile nel confronto e in ogni altro contesto sociale.
Prima digestio fit in ore, la prima digestione avviene nella bocca, dicevano i latini. Ecco, allora anche noi cominciamo dalla scuola, incidendo sull’educazione dei giovani e invitiamoli a riflettere sugli effetti del doping come negazione di onestà e lealtà sportiva e a combatterne il ricorso in un’ottica di etica individuale e collettiva.
Terni, 25 febbraio 2014
Giocondo Talamonti
Giocondo Talamonti