Se di fronte al dito che indica la luna, ci si sofferma a guardare l’unghia anziché l’astro, allora l’obbiettivo sarà eternamente ignorato. Il Sindaco di Terni, preoccupato da “imboscate vigliacche”, da “scorrettezze inaccettabili”, da tradimenti falsi o presunti, dovrebbe concentrarsi sui maldipancia interni alla maggioranza, piuttosto che convogliare sul sottoscritto malumori personali e collettivi.
Nonostante le circostanze, l’onestà intellettuale, alla quale sono stato educato e nella quale sono cresciuto, mi suggerisce di ricordare al Sindaco la mia disponibilità ad appoggiare le scelte della maggioranza, da cui non mi considero mai uscito.
Voglio precisare che il mio ingresso nel gruppo misto, sotto l’egida dell’Associazione Enrico Berlinguer, risponde ad un’esigenza personale di coerenza e di lealtà ideologica, di appartenenza ad un’idea della politica rispettosa dei cittadini, fatta di integrità morale, al riparo dai rischi e dalle tentazioni di familiarizzare con scorciatoie e mezzucci. Per essere più chiaro, se fossi stato l’artefice occulto dell’inciucio avrei affrontato il tema senza nascondermi nei segreti del voto.
Le elucubrazioni fantasiose o mefistofeliche di chiunque mi voglia vedere protagonista delle note vicende consiliari sono partorite se non da menti malate, almeno da persone prive di rispetto per la dignità dei colleghi e dei cittadini.
La mia richiesta di incontrarmi con il Sindaco e il Presidente del Consiglio, richiesta non soddisfatta, non mirava ad una trattativa, ma a ribadire la mia convinzione a non accettare l’incarico; non nelle circostanze, almeno, che hanno determinato la scelta.
Ma le mie dimissioni e la mancata rielezione di Tallarico non risolvono un ben niente. E’ come assumere farmaci ignorando la malattia da curare. Non cada nel travisamento Tallarico e non si affatichi in ipotesi salvifiche o in atteggiamenti martirologici. Né io, né lui siamo il problema. L’attenzione va posta nella tenuta della maggioranza, nella chiarezza delle scelte politiche all’interno del PD, nell’assenza di dialogo o di comprensione di buona parte della sinistra con i vertici consiliari. E’ in quel contesto che bisogna intervenire. E con urgenza.
La mancata rielezione di Tallarico è una dichiarazione di insofferenza, di insoddisfazione, di intolleranza che doveva, a mio parere, essere denunciata esplicitamente, guardando in faccia le persone, scandendo le ragioni, senza coinvolgere estranei.
Se poi si vuol far prevalere il vittimismo, l’offesa personale, allora vuol dire che della vicenda non s’è capito granché.
Condivido pienamente l’auspicio di Tallarico nell’invitare tutti, ma proprio tutti, a mantenere l’unità necessaria ad affrontare la grave crisi che attanaglia il paese, i ternani e la città, a rimandare a epoche più favorevoli, se proprio necessarie, le baruffe inutili, a guardare con serenità le difficoltà del momento per attuare misure concrete a vantaggio della popolazione.
I cittadini di tutto hanno bisogno, meno che di spettacoli penosi di rivalità spicciola.
Talamonti, non è e non vuole essere un problema, semmai la soluzione o protagonista della soluzione.
Nonostante le circostanze, l’onestà intellettuale, alla quale sono stato educato e nella quale sono cresciuto, mi suggerisce di ricordare al Sindaco la mia disponibilità ad appoggiare le scelte della maggioranza, da cui non mi considero mai uscito.
Voglio precisare che il mio ingresso nel gruppo misto, sotto l’egida dell’Associazione Enrico Berlinguer, risponde ad un’esigenza personale di coerenza e di lealtà ideologica, di appartenenza ad un’idea della politica rispettosa dei cittadini, fatta di integrità morale, al riparo dai rischi e dalle tentazioni di familiarizzare con scorciatoie e mezzucci. Per essere più chiaro, se fossi stato l’artefice occulto dell’inciucio avrei affrontato il tema senza nascondermi nei segreti del voto.
Le elucubrazioni fantasiose o mefistofeliche di chiunque mi voglia vedere protagonista delle note vicende consiliari sono partorite se non da menti malate, almeno da persone prive di rispetto per la dignità dei colleghi e dei cittadini.
La mia richiesta di incontrarmi con il Sindaco e il Presidente del Consiglio, richiesta non soddisfatta, non mirava ad una trattativa, ma a ribadire la mia convinzione a non accettare l’incarico; non nelle circostanze, almeno, che hanno determinato la scelta.
Ma le mie dimissioni e la mancata rielezione di Tallarico non risolvono un ben niente. E’ come assumere farmaci ignorando la malattia da curare. Non cada nel travisamento Tallarico e non si affatichi in ipotesi salvifiche o in atteggiamenti martirologici. Né io, né lui siamo il problema. L’attenzione va posta nella tenuta della maggioranza, nella chiarezza delle scelte politiche all’interno del PD, nell’assenza di dialogo o di comprensione di buona parte della sinistra con i vertici consiliari. E’ in quel contesto che bisogna intervenire. E con urgenza.
La mancata rielezione di Tallarico è una dichiarazione di insofferenza, di insoddisfazione, di intolleranza che doveva, a mio parere, essere denunciata esplicitamente, guardando in faccia le persone, scandendo le ragioni, senza coinvolgere estranei.
Se poi si vuol far prevalere il vittimismo, l’offesa personale, allora vuol dire che della vicenda non s’è capito granché.
Condivido pienamente l’auspicio di Tallarico nell’invitare tutti, ma proprio tutti, a mantenere l’unità necessaria ad affrontare la grave crisi che attanaglia il paese, i ternani e la città, a rimandare a epoche più favorevoli, se proprio necessarie, le baruffe inutili, a guardare con serenità le difficoltà del momento per attuare misure concrete a vantaggio della popolazione.
I cittadini di tutto hanno bisogno, meno che di spettacoli penosi di rivalità spicciola.
Talamonti, non è e non vuole essere un problema, semmai la soluzione o protagonista della soluzione.
Terni, 9 novembre 2012
Ing. Giocondo Talamonti