Chi ha perso?

Non è ben chiaro se le elezioni in Sicilia abbiano dato risposte o posto nuovi interrogativi. E per non smentirsi, anche questa tornata elettorale serve a tutti per gridare vittoria, per plaudire al pareggio, per non parlare di sconfitta. Grazie ai voti ricevuti, il M5S ha vinto, quale partito più votato (anche se Grillo non ama il termine “partito”), il PD ha vinto (considerato l’abbinamento con UDC), l’IdV ha tenuto, il PdL è andato meglio delle attese (considerati i tempi e gli scandali) e chissà che exploit avrebbe fatto se non si fosse diviso dalle altre forze di destra Miccichè e Musumeci.
Chi ha perso, allora? Gli elettori è chiaro! Il 53% ha perso, quanto meno, l’opportunità di esprimere la propria opinione, sottraendosi a un dovere. 
Paradossalmente, ha vinto quello stesso 53%, sbandierando il distacco della maggioranza dalla politica e il disprezzo per i  politici. Ancora più incredibile è stato il tentativo di dare paternità a quella schiera di riottosi: “Sono voti nostri, in attesa di riscatto – ha dichiarato PdL, Fl, Sel, ecc; ecc.- ce li riprendiamo quando vogliamo”.
A voler essere seri, è la credibilità della politica ad uscire con le ossa rotte da queste consultazioni. L’avvertimento non è trascurabile. I siciliani, come i campani, i laziali, i piemontesi, gli italiani tutti hanno mandato un segnale preciso: basta con le caste e i privilegi, basta con le ruberie e gli scandali, basta con le speculazioni e la precarietà, basta con l’uso personale della giustizia e della sanità.
Si è gridato a gran voce al ritorno all’etica politica, al rispetto per i più deboli, alla difesa della famiglia, della scuola, degli esodati, dei disoccupati, dei giovani stanchi perfino di cercarsi un lavoro.
L’indicazione è precisa: prima di rinnovare o rottamare, bisogna guardarsi indietro e ricalcare gli esempi di moralità offerti dai politici del passato; strade da seguire per ridare fiducia anche ai disperati, giustificare i sacrifici di oggi con la speranza di riscatto in un futuro prossimo.
E’ questa la prospettiva assente nel panorama politico attuale, e di questo si ha urgente necessità. I riferimenti devono essere i De Gasperi, i La Pira, i Berliguer del passato recente, coniugarli con lo studio, la ricerca, l’innovazione e puntare ad una visione della società libera dagli egoismi personali ed orientata alla condivisione del bene comune.
Quando tutto questo sarà il motivo ispiratore di ogni rappresentante del popolo, quando garantire l’equità sociale ed economica sarà sentito come impulso primario, anziché come semplice proponimento, allora scompariranno i Fiorito e la schiera infinita di compari simili, scompariranno nani e ballerine, scompariranno intrallazzi con cosche e qualunquisti. Allora, scomparirà pure Beppe Grillo con i suoi progetti di censore dei costumi italiani. Anzi, tornerà a fare il comico.


Terni, 3 novembre 2012


Ing. Giocondo Talamonti