Cinquant'anni spesi al
servizio dei più deboli, dei disadattati, di rifiuti della società che lui ha
saputo accogliere restituendo loro speranza e dignità. Oltre trecentomila
giovani sono passati al vaglio della sua "Cristoterapia" aiutati a
scegliere fra la dannazione sociale e il sacrificio del recupero in comunità.
Milioni e miliardi di parole che Don Gelmini
ha speso per sostenerli nel cammino faticoso verso la salvezza, l'attenzione
continua ai passi lenti di una schiera di giovani votati alla delinquenza e restituiti alla comunità
civile. E' difficile comprendere quale tessitura psicologica comportava un
progetto così ambizioso.
Don Gelmini poneva al centro del suo programma
l'uomo, gli restituiva dignità, ma anche responsabilità individuali e
collettive. Non lo faceva più sentire un rifiuto umano e ricostruiva intorno a
lui interessi e obiettivi, ne delineava i tracciati, li verificava e ne segnava
altri.
Lavoro e studio, preghiera e rispetto dei
valori fondamentali di ogni comunità stavano alla base della crescita. I suoi
ragazzi erano costantemente occupati sia in attività creative o manutentive,
sia ad imparare, perché qualunque fosse stato il campo di applicazione, questo
richiedeva metodo, impegno e arricchimento personale.
A questo riguardo ho accettato di buon grado
di aprire corsi dell'Ipsia presso la Comunità Incontro di Amelia, dove Don
Pierino ha seguito e incoraggiato gli iscritti nel lungo percorso di
formazione.
Ho assistito più volte
alle celebrazioni annuali della fondazione: con panino alla mortadella e una mela. Non simboli di povertà, ma presa
di coscienza di un cammino che inizia da niente e che ti fa riscattare con la
forza della volontà...