Graduatorie assegnazione alloggi necessitano di controlli e nomi dei beneficiari

La trasparenza, condizione chiamata a ricorrere in qualsiasi atto pubblico, non soddisfa la sua peculiarità nelle graduatorie provvisorie degli aspiranti all’assegnazione in locazione degli alloggi di edilizia residenziale sociale (ERS) recentemente pubblicate sul sito del Comune di Terni.
Il problema sta tutto, o quasi tutto, nell’identificazione dei nuclei famigliari assegnatari, sintetizzata con le sole, presunte iniziali del capofamiglia. Un po’ troppo poco per capirci qualcosa, almeno nelle attese di quanti interessati a sapere se loro eventuali diritti di aspiranti siano stati rispettati. Nessun dubbio sulla correttezza degli operatori e dell’Assessorato nella formazione della lista, ma l’opportunità di non dare adito a interpretazioni errate anima l'art. 5 del D. Lgs. n.33 del 14 marzo 2013- GU n.80 del 5-4-2013- (Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni).
L’art. 1 di quello stesso decreto, in particolare, fissa il principio generale di trasparenza, intesa come accessibilità totale alle informazioni concernenti l'organizzazione e le attività' svolte dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul corretto uso delle funzioni istituzionali.
Dato che l'assegnazione di un alloggio rientra nel disposto di legge (è, cioè, un atto pubblico), la privacy relativa all’individuazione di qualsivoglia beneficiario non può trovare ragione nella nebulosità di anonime iniziali, ma soddisfare i minimi principi di trasparenza, in considerazione del fatto che concorrere all’assegnazione di un alloggio popolare non significa dichiarare necessariamente uno stato di povertà, ma un sostegno ad uno stato di disagio determinatosi a causa della momentanea crisi economica.
Un aspetto allarmante, meritevole di attente verifiche riguarda il quadro statistico che emerge da questa stessa graduatoria: fra i primi 60, i ternani sono solo  10, mentre 38, pari al 63,3%, sono i concorrenti di nazionalità straniera (Albania n.10; Romania n.8; Marocco n.6; Ucraina n.3; Tunisia n.3; India n.2; Repubblica Domenicana n.2; Moldavia n.1; Macedonia n.1; SRI Lanka n.1; Pakistan n.1), di cui 29 presentano un ISEE pari a zero ( n.18 stranieri, pari al 30%, n.6 ternani, pari al 10%, n.5 provenienti da altre regioni, pari all'8,33%).
Se è vero che la povertà assoluta, l’assenza totale di un qualsiasi reddito, la mancanza indiscussa di ogni minima risorsa economica sia presupposto rilevante per avanzare in graduatoria, è pur vero che sia difficilmente credibile che ventinove richiedenti su 60, pari al 48,33%, si trovino in quella tragica situazione. Da qui, nasce la necessità di verificare le dichiarazioni, anche nella tutela di chi ha dichiarato redditi miseri, ma pur sempre superiori allo zero.
L’accertamento non avrebbe solo finalità di pertinenza, ma servirebbe a verificare se i soggetti dichiaranti svolgono a nero eventuali attività, dando alle autorità competenti l’opportunità di ripristinare la legalità dei rapporti di lavoro con riflessi evidenti nei confronti di quanti, nel rispetto delle leggi vigenti, aspirano ad ottenere sussidi sociali.


Terni, 14 ottobre 2014
Giocondo Talamonti