Fra dilazioni e ritardi, niente affatto casuali, ma decisi e attuati secondo una precisa strategia, si complica la soluzione per la cessione della AST.
Agli ottimisti incalliti, a quelli cui va bene tutto, purché gli eventi non li coinvolgano in scelte e in carichi di lavoro, sarebbe facile ora rinfacciare il disimpegno, ma non è questo il momento delle accuse, almeno per ora.
La realtà è che restano in piedi, insoluti, una miriade di dubbi, per niente mitigati dallo spostamento dei termini fissati da Bruxelles per la vendita del sito ternano. Anzi, accentuati dalla dichiarazione di “inaccettabilità delle offerte” fatta da Outokumpu.
Neppure l’intervento del Sottosegretario De Vincenti è riuscito a dare serenità al quadro della trattativa, né hanno portato la necessaria chiarezza gli appelli inascoltati della Presidente Marini sul danno economico che la regione subirebbe nell’ipotesi di ridimensionamento siderurgico.
Tubificio sì o no nella trattativa? L’esclusione, sia chiaro, comporterebbe la scomparsa dell’azienda in tempi brevi, impossibilitata a conservare le attuali condizioni di favore e a combattere una battaglia persa in partenza contro un probabile acquirente AST, suo acerrimo concorrente.
E le altre controllate che fine faranno?
Ma un’altra domanda dovrebbe allarmare e pretendere risposta: la Commissione europea che ha dettato le condizioni di cessione a Outokumpu non aveva imposto di identificare una multinazionale di capacità industriale? E, allora, che ci azzecca la finanziaria americana Apollo?
A rischio, l’esperienza centenaria di Terni siderurgica, ma anche prospettive strategiche per l’Umbria e l’Italia. Non ci sono parametri difendibili fra Taranto, Piombino e l’AST. In questo ultimo caso, i materiali prodotti hanno mercato e qualità. L’inossidabile, secondo un’analisi settoriale svolta dal Prof. M. Priante, ha fatto registrare negli ultimi dieci anni, e seguita a conservare, una crescita costante di oltre il 5% sui mercati mondiali..
L’attesa di decisioni sta,invece, logorando spazi, mercati e occupazione. A che scopo? Abbassare il valore e, quindi, il prezzo? A danno di chi?
Sicuramente dei lavoratori e della città.
La sensazione di essere scoperti e suscettibili di subire tagli produttivi, secondo le decisioni dell’Europa, diventa certezza se si considera che la Germania non ha inteso effettuare contrazioni. Perché la differenza?
Dietro le paure, le domande e l’assenza di risposte cresce l’ansia delle famiglie ternane. Lo scenario è preoccupante, non ci conforta che lo sia anche per il Paese. Ma una cosa è certa, è venuto il momento che il governo non cerchi solo un tavolo di trattativa, ma su quel tavolo sbatta forte la mano e alzi la voce.
Terni, 27 maggio 2013
Ing. Giocondo Talamonti
(Consigliere Comunale)