L’Educazione allo Sport…parte dalla scuola


La cronaca sportiva ci propina ogni giorno notizie che nulla hanno a che vedere con i principi ispiratori dello sport. La competitività e la presenza di sponsor hanno modificato il quadro di riferimento, spesso trasfigurandolo fino al punto da rendere tollerabili comportamenti sleali, manomissioni di risultati, scorciatoie per la vittoria. In una parola, la perdita dei valori fondanti il gesto atletico si è così diffusa, per effetto del ricorso a strumenti alternativi all’impegno e alla solidarietà, da divenire compatibile con l’atteggiamento di chiunque pratichi una disciplina sportiva. E, quel che è peggio, anche in assenza di pungoli provenienti da sponsor esigenti, ma suggeriti da un unico, assillante, irrinunciabile obiettivo: la vittoria.

Se questa arriva come conseguenza di comportamenti coerenti con l’etica sportiva, sarà un utile esempio per quanti ne seguono le vicende che l’hanno determinata, ma se deve essere ottenuta a tutti i costi, allora è quanto di più deleterio si possa indicare.

L’immagine dell’uomo vincente nella vita, il facile raggiungimento degli obiettivi economici e affettivi, il ricorso facile e poco costoso agli strumenti utili a facilitare la scalata sociale, sono esempi distruttivi per le attuali generazioni. L’odierna società respinge il perdente, isola l’ingenuo, deride chi soccombe. Essere secondi equivale ad arrivare ultimi, nella società e nello sport. In pari misura e percezione.

Contro questo pericoloso modo di concepire il futuro nostro e dei nostri figli, chi è chiamato, per mestiere o interesse, a compiti formativi ed educativi, ha l’obbligo morale di ergersi a difensore dei valori insiti in ogni disciplina sportiva e a indicarli quali riferimenti applicabili a ogni contesto della vita sociale.

Crescere nell’ottica dell’agiatezza, ottenuta senza sacrifici, è la massima aspirazione dei giovani di oggi, alimentata dalla miope e avida speculazione degli adulti che con l’ausilio dei media lanciano messaggi improponibili e diseducativi. Contro questi ultimi s’impone l’urgenza di osservare modelli più rispettosi della dignità della persona, rivalutare il concetto di confronto decubertiano e riproporre la lealtà comportamentale come condizione ineludibile di ogni impegno, sia sportivo che sociale.

La Scuola, viste le difficoltà che molti ragazzi vivono all’interno della struttura familiare, deve farsi carico del ruolo più faticoso nella ricostruzione delle coscienze dei singoli e della collettività, offrendo ideali da perseguire e abituando i giovani a saper distinguere l’esercizio ingannevole da quello costruttivo.

Anche questa nostra società, in profonda crisi di valori, non potrà essere di supporto emulativo ai ragazzi, ma l’impegno a cambiarla deve essere affrontato dalla scuola con sistematici interventi e continui monitoraggi dei progressi raggiunti.L’idea di certificare le associazioni e le società sportive, le palestre e le federazioni, potrebbe essere una delle possibili soluzioni.

Ma, sarà il caso di ricordarlo, certificare e valutare sono atti “a posteriori”; prima occorre formare le coscienze e educare la collettività al rispetto di valori universalmente riconosciuti.Un percorso che si potrebbe avviare è il coinvolgimento della scuola, dei gruppi sportivi scolastici e le società sportive partendo dall’individuazione dei bisogni, attraverso il monitoraggio, e da una serie di incontri con addetti ai lavori con lo scopo di individuare le “buone pratiche”. Una volta individuato il modello adattarlo alle situazioni di ogni realtà territoriale.

Terni, 11 luglio 2010
Giocondo Talamonti