LA NOSTRA FILOSOFIA DI SPORT GUARDA ALLA SALUTE



Di fronte agli sviluppi poco edificanti che una parte del mondo sportivo ha recentemente offerto all’attenzione nazionale ed internazionale, ribadiamo il nostro orgoglio di appartenere ad un settore che ha saputo mantenersi alla larga da facili ammiccamenti legati da un errato concetto di “competitività”.

Vivere a margine dei grandi giochi di potere, al riparo della valanga di interessi che investe certe discipline, rafforza negli iscritti alle associazioni amatoriali i valori insiti nello sport, nelle sue finalità e nei suoi progetti.

Siamo andati persino oltre i principi decubertiani della pratica sportiva, in quanto riferibili alla partecipazione in un contesto competitivo: noi concepiamo l’attività motoria come autoregolatrice del comportamento, come misura autonoma delle capacità individuali in grado di rapportarci con l’ambiente umano e fisico in cui opera.

La nostra filosofia di sport guarda alla salute del partecipante, al miglioramento dei suoi livelli di vita ed alla correttezza dei rapporti sociali; puntando all’integrazione ed alla solidarietà, giudicandoli strumenti di base per la diffusione e la crescita di valori intesi come patrimonio universale.

L’assenza di competitività annulla il ricorso al doping, scorciatoia morale e piaga sociale di tante, troppe discipline; priva di interessi economici la prestazione e l’atleta, impegnato con se stesso, seppure in relazione con quanto lo circondi.Ma non abbiamo avversione o preconcetti nei confronti dello sport competitivo: il nostro obiettivo è di contribuire a migliorarlo con l’esempio e con l’impegno, ricondurlo nei canoni di correttezza e valorizzarne le prestazioni quando ottenute con il sacrificio, l’affinamento della tecnica, il coraggio.

Un recente sondaggio, condotto presso gli alunni delle Scuole medie, ha messo in evidenza che oltre la metà dei ragazzi sarebbe disposto ad assumere sostanze dopanti pur di raggiungere notorietà e ricchezza.Il dato dimostra che al pericoloso riferimento a certi modelli non fa riscontro un’adeguata educazione morale ed evidenzia la profonda crisi che la famiglia e la scuola vivono nella formazione delle giovani generazioni.
Crescere nell’ottica dell’agiatezza, raggiunta con ogni scorciatoia percorribile, è ormai l’aspirazione di ogni giovane, alimentata dall’avidità degli adulti e sostenuta da media incuranti dei danni sociali che provocano i loro messaggi.
Ricondurre errati modelli sociali in un ambito di maggior rispetto per la dignità della persona, diventa imperativo includibile se si vuole recuperare il patrimonio di valori che connota una società civile.

La Scuola deve sobbarcarsi forse il ruolo più impegnativo per formare una coscienza nuova nelle giovani generazioni; riproponendo ideali collettivi ed individuali che superino il richiamo ingannevole di sport, così come presentato dai media.
Dalla scuola deve prendere avvio un preciso programma di “ricupero”; da essa, più che dalla società in crisi di valori, deve scaturire la spinta e lo stimolo a concepire l’attività motoria, non più come mezzo per raggiungere benessere economico, ma per arricchire muscoli e spirito.

Giocondo Talamonti