“A PROPOSITO DEL COMPORTAMENTO NEGLI STADI ”


Stanno per iniziare i campionati di calcio ed i problemi che si presentano sono sempre gli stessi: “la violenza negli stadi” e il “doping”, nonché il comportamento degli Ultras delle varie squadre, che si cerca di combattere con i tornelli e con altri mezzi tecnologici che non ci convincono perché non poggiano sull’educazione e sulla formazione dei singoli.

A proposito del comportamento degli ultras, in occasione dei derby o di partite di calcio, va detto, a scanso di equivoci, che le condanne inflitte ai violenti trovano concordi, con l’opinione pubblica, anche la nostra.

I fenomeni di intemperanza sportiva nei vari Stadi della penisola stanno diventando un costume e investono squadre che vanno dai dilettanti ai professionisti.Porre un freno all’escalation è un dovere delle Istituzioni ed un diritto della comunità.

La legge tutela il rispetto per la proprietà altrui e la salvaguardia dei cittadini nei confronti di episodi di violenza e punisce severamente chi sbaglia.Non deve trarre in inganno, né servire da giustificazione il fatto che quasi sempre i giudici, nei confronti di scontri “sportivi”, abbiano tenuto un atteggiamento “comprensivo” nei riguardi dei trasgressori.Per quanto riprovevoli, le violenze consumate nei contesti calcistici, hanno goduto sempre di una certa “accondiscendenza”, anche da una larga parte della pubblica opinione, considerando gli “sfoghi”, come esuberanze giovanili.

Nel caso dei danni arrecati qualche anno fa alla stazione ferroviaria di Terni, prima del derby Perugia-Ternana del 2005, 14 giovani, erano stati rinviati a giudizio, il sospetto che essi siano stati capri espiatori delle colpe delle tifoserie nazionali, appare, tuttavia, lecito.C’è da chiedersi che cosa abbiano fatto le Istituzioni per prevenire le intolleranze; perché non bastano le leggi e le forze dell’ordine per evitare che le violenze si ripetano; leggi e militari si incaricano di reprimerle.

Il compito di educare i cittadini e l’analisi di prevenzione del rischio appartengono ad altre realtà istituzionali: la scuola, la famiglia, la società tutta.Le giustificazioni date allora dai fermati ultras circa l’esiguità dei biglietti concessi ai ternani, appaiono deboli.Eppure, nessuno potrà mai dire se, disponendo di un numero doppio di ingressi, gli atti violenti si sarebbero manifestati.Le punizioni comminate, alla luce di queste considerazioni, sembrano eccessive e rischiano di oltrepassare il livello di gravità delle colpe.

Sarà il caso che quanti hanno come dovere sociale la responsabilità di crescere cittadini rispettosi delle leggi, si attivino per evitare che il cattivo comportamento di pochi si identifichi con quello di tutti.E’ inutile dire che sono contrario a non far giocare il derby (Perugia – Ternana) per motivi di ordine pubblico (oggi per motivi oggettivi non è possibile, ma quando lo sarà dobbiamo far sentire la voce di tutti gli umbri ). Al di la di intemperanze di pochi il popolo sportivo di Terni e Perugia non lo è.

Gli ultras ternani e perugini, per restare nella nostra regione, così come i tanti sportivi ternani e perugini meritano rispetto in considerazione dell’attenzione che entrambe le città pongono nei confronti dello sport. Farne uno spot per episodi isolati e mandarlo in onda su tutte le televisioni nazionali è un’immagine di città che non ci appartiene. La voce di Terni si faccia sentire forte e chiara.

Certo il problema della violenza in Italia c’è e le partite di calcio sono ricche di episodi incresciosi che non risparmiano anche sodalizi che vantano una solida tradizione sportiva. Bisogna puntare sui giovani, sulla prevenzione, sulla formazione chiamando la scuola tutta, la famiglia a dare il proprio contributo e le istituzioni e le organizzazioni sportive a favorire gli incontri con gli studenti ed i campioni siano a disposizione per trasmettere valori. Lavorando in sinergia sarà possibile educare allo sport e creare una vera cultura sportiva. Proviamoci…insieme si può.

Giocondo Talamonti