Uscire dal sonno…


Continua la preoccupazione già più volte espressa sul futuro dell'AST, riserve circa il suo Piano industriale, problemi sull'integrità del sito, timori per la fermata operativa, incubi per la cassa integrazione.

Non si può più assistere all’attuale scempio che minaccia la nostra unica industria di rilievo con un colpevole atteggiamento di disinteresse. Sembra che la soluzione sia qualcosa destinata a venire per grazia ricevuta. A pochi viene in testa che le difficoltà attuali rischiano di diventare tragedia. E’ opportuno, allora, aprire una vertenza nazionale dove il protagonista delle garanzie sia il Governo di questo Paese. Non si può pensare che l’acquisizione del sito ternano esuli da soluzioni che vedano protagonista una multinazionale del settore siderurgico con lunga esperienza nei mercati mondiali e che abbia un progetto industriale.

Bisogna che del problema si faccia interprete lo stesso Presidente Enrico Letta per assicurare un Piano Industriale tale da non richiedere riduzioni di volumi produttivi e di forza lavoro in cui vi sia la garanzia degli investimenti futuri. La città non può correre il rischio di lasciar fuori dall’acquisizione il tubificio, perché l’isolamento lo condannerebbe, in tempi brevi, ad una totale assenza di concorrenzialità.

Per evitare che prospettive mirate a “spacchettare” diventino specchietti per allodole, si deve insistere per soluzioni che diano per inaccettabile ogni ipotesi diversa dalla cessione in blocco. In questa logica, tutte le forze politiche, sociali e associazionistiche devono unirsi per focalizzare gli obiettivi verso un’unica linea di lotta.

 La città non è disposta a tollerare questo "sonno" istituzionale e politico, perché intuisce che le attese passive sono l’anticamera di un ulteriore ridimensionamento delle produzioni e degli occupati. Non lasciamo che siano gli altri a decidere per noi. Rendiamoci tutti protagonisti della ripresa che il sito ternano merita e facciamo sentire in maniera concreta cosa significhi la “TERNI” per i ternani, l’Umbria e l’Italia.

E allora che aspettiamo.?..

La città di Terni, ma anche l’Italia, vivrebbe un ulteriore, inutile dramma.



Terni, 7 maggio 2013


Talamonti Giocondo, Boccolini Giuseppe, Campili Claudio