CIAO LUCIANO…






Ricordare la figura di un amico scomparso è sempre compito ingrato.
Chi legge è interessato agli aspetti professionali del defunto, chi scrive, al contrario, a quelli emotivi.


Guai se non fosse così. Nel caso di Luciano so già che gli farò torto dei grandi meriti che si è guadagnato in seno alla CAF della F.I.A.S.P (Federazione Italiana Amatori Sport Per tutti); torto che so di bilanciare con l’enorme affetto che gli ho riservato.Ammiravo la sua innata capacità di fronteggiare le situazioni più complicate.Sapeva districarle con la chiarezza della logica, con la forza della deduzione, semplificandole fino a ridurle a banalità.


Non si fermava neanche di fronte a quelle che un normale individuo definirebbe insormontabili, come esprimersi in una lingua straniera sconosciuta.
Ricordo che si trovò a farlo in più di un’occasione nel corso dei tanti viaggi all’estero fatti in sua compagnia.


Nonostante sapesse un inglese improbabile, si buttava in colloqui ermetici con interlocutori che restavano perplessi, se non di sasso e quando non sapevano che cosa rispondere, per il fatto di non aver capito niente, la conclusione di Luciano era sempre la stessa: “ Questo non sa dove sta di casa l’inglese”.
Dire che mi legava a lui solo l’affetto, significa non riconoscergli il profondo senso di stima che provavo nei suoi confronti.


Ho sempre apprezzato la sua coerenza, sia pratica che politica, le scelte quotidiane e lungimiranti, dimostrando a sé e agli altri i risultati delle sue ragioni.
Abbiamo condiviso gli stessi principi etici, abbiamo scoperto insieme che essi potevano collimare con la stessa fede politica e che soprattutto valeva la pena battersi ogni giorno per difenderla e divulgarla, perché solo così facendo si partecipa alla costruzione di un società migliore.


Mi mancherà, tuttavia, l’amico. Quello con cui ti confidi senza riserve, quello in cui riponi pensieri e preoccupazioni che non ti capiterà di dire mai ad un famigliare.Aveva un difetto, anzi un debolezza: l’ostinazione a fumare. Lo mettevo in guardia e lo spaventavo sulle conseguenze. “Non morirò mai per il tabacco”, mi rispondeva con la sicurezza di chi aveva già visto il film della sua vita.


E ha avuto ragione anche in questa occasione; almeno in parte. Mi mancherà quella sua disponibilità ad aiutarmi, la prontezza a sostenermi nei progetti, la sua misurata saggezza e l’acume nell’individuare il percorso opportuno da seguire nel dipanare i grovigli giuridici.Largamente conosciuto nella città, lascia un vuoto incolmabile tra gli amici, un baratro fra i famigliari.


Ma non mi consola il fatto di essere in tanti a condividere la pena.
Mi mancherà.


Giocondo Talamonti