“Fuori le palle...”




“Rien ne va plus” avverte il croupier al termine delle scommesse, mentre la pallina rimbalza impazzita da un numero all’altro della roulette.
La suspence fa scaricare getti di adrenalina nelle vene dei giocatori allucinati in attesa della sentenza.


Anche se con tempi più lunghi, gli sportivi ternani vivono le stesse emozioni, fra i calcoli ottimistici dettati dalla passione e l’illusione cosciente suggerita dalla realtà.
Quando la condanna non è ancora decretata, ci si appiglia alla matematica, pur sapendo che spesso è solo una boccata di speranza, l’ultima a morire.


Questo, purtroppo, è il clima che tifosi, dirigenza e fere vivono a tre giornate dalla fine del campionato.
Considerato che elementi nuovi non si presenteranno da qui al termine dei giochi, la speranza è l’unico riferimento possibile.
Ma se ci attaccassimo ad essa in modo passivo e astratto, il rischio è di ritrovarci attaccati...


La speranza non è sempre l’evaporazione della realtà; nelle sue infinite pieghe nasconde strade percorribili e saperle intraprendere può modificare la sua natura evanescente e gassosa in sostanza palpabile.
Nel caso in questione, l’appello a vendere cara la pelle si rivolge a tutti: spettatori, presidenza con volontà incentivanti, ma soprattutto giocatori desiderosi di salvare, con la propria, la dignità della città.
E’ il momento classico di dare l’anima e di rientrare negli spogliatoi, ad ogni fine partita, coscienti di non essersi risparmiati, verrà poi il tempo di fare i processi, decretare le condanne e fissare le pene che ciascuno si merita.


Non anticipiamo quel momento, nessuno ne gioverebbe in questo frangente.
Guardiamo tutti insieme verso un obiettivo difficile, ma possibile e cerchiamo di raggiungerlo con la rabbia della disperazione, cercando di allontanare lo spettro delle conseguenze in caso di fallimento.
Non una palla sul campo, ma quella di undici lottatori.


“Vae victis” (guai ai vinti), disse Brenno ai romani sconfitti.
Facciamo di questa intimazione uno “stimolo all’impegno!”.


“Fuori le palle”.


Terni, 11 maggio 2006

Ing. Giocondo Talamonti