Una camminata a Castelluccio di Norcia

 L’Amatori Podistica Terni, il 30 giugno 2022, ha partecipato a Castelluccio di Norcia ad una splendida camminata di gruppo tra i sentieri dell’altopiano di Castelluccio per ammirare la Fioritura che ha offerto un incantevole spettacolo. Le specie floreali che tingono il Pian Grande e il Pian Perduto, sono innumerevoli: genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, viola eugeniae, trifogli, acetoselle e tant’altro. L’iniziativa era aperta a tutti, camminatori (9 Km circa) e per i meno allenati 3Km. L’uscita del gruppo a Castelluccio era finalizzata a migliorare il livello di attività fisica, favorire la socializzazione e promuovere stili di vita sempre più corretti. Dopo la camminata il gruppo si è rinfrescato ed ha recuperato lo sforzo fisico con prodotti tipici locali presso l’Osteria del Vettore. Vi hanno partecipato: Camilli Carlo, Cicconi Alessia, D'Antona Luigi , De Rosa Maria Grazia, Di Giovenale Rita, Dominici Pasquina, Ferroni Laura, Gaggiotti Gianni, Giammari Patrizia, Giobbi Anna, Giobbi Paola, Grimani Ulisiana, Latini Siro, Lombardo Liana, Lombardo Peppino, Mariani Paolo, Mascellini Gabriele, Maurizi Mirco, Mosca Martina, Pacifici Rossana, Palmieri Donatella, Papa Pasquale, Pecorari Antonella, Pierbattisti Daniela, Podda M. Antonietta, Proietti Pancrazio, Santilli Paola, Santopaolo Luana, Sardonini Edgardo, Schiavo Augusto, Schiavo Bruna, Schiavo Lorenzo, Talamonti Giocondo, Tartamelli Lina,Tolomei Simonetta. Al termine tutti soddisfatti e prima di lasciarsi si sono dati appuntamento per domenica 3 luglio in Valserra.

 

Per partecipare a queste uscite è fondamentale iscriversi. Prima uscita di prova gratuita.
Per le successive è fondamentale il tesseramento annuale all’Amatori Podistica Terni Via Medici n.40.

Giocondo Talamonti









Potere d’acquisto dei salari

 Nubi minacciose si addensano in Italia, in Europa e nel mondo. È l’effetto concomitante di spinte inflazionistiche dettate da fattori, ideati, voluti e realizzati dall’uomo. In primis la guerra, con i suoi morti, distruzioni, penalizzazioni economiche, sanzioni e veti. Tutto questo s’è portata dietro la crisi del grano, ancora in attesa di soluzioni. Il grano marcisce nei depositi portuali ucraini, incurante dei tempi necessari a ricomporre le controversie internazionali. S’aggiunga al quadro già tragico l’azione speculatrice delle parti in causa. L’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano all’anno, cioè meno del 4% del totale mondiale che è pari a 750 milioni di tonnellate. Cina, India e Russia sono, invece, paesi leader nella produzione e rappresentano insieme circa il 42% della produzione mondiale di grano. Eppure, dalle informazioni che riceviamo sembra che l’Ucraina sia l’unico esportatore di grano. Fa la sua parte deleteria la crisi energetica, per certi versi incomprensibile in tutti i suoi aspetti, ma che impone a Paesi e Unioni di prendere contromisure per evitare simili situazioni nel prossimo futuro. Il quadro alimentare già compromesso dalla guerra s’aggrava sulla spinta dei cambiamenti climatici e della siccità: le temperature globali medie sono aumentate considerevolmente rispetto ad un secolo fa. Tutto quanto sopra esposto si traduce nell’impoverimento dei salari e pensioni, situazione particolarmente accentuata in Italia, ancorata a parametri non più accettabili, considerato che la capacità di acquisto dei salari è ferma a quella di trent’anni fa. Attualmente, in Italia, l’inflazione è salita all’8%, rendendo insostenibile la capacità delle famiglie di mantenere livelli di vita già di per sé penalizzati e penalizzanti. Lo Stato è obbligato a indirizzare le risorse di cui dispone al contenimento di specifici settori energetici, come luce e gas e lo fa sottraendole ai settori produttivi dell’economia, per cui, se da un lato le bollette dell’elettricità e del gas godono di sconti alla fonte, dall’altro sottrae risorse vitali per la salute economica del Paese. Il meccanismo che sta alla base dei rincari è doppiamente gravoso perché tiene conto del “timore” della perdita del potere d’acquisto, prima ancora che dell’entità inflazionistica reale. È un po’ il cane che si morde la coda. Gli analisti sono convinti che la crisi attuale si manifesterà in tutta la sua drammaticità nel prossimo futuro. E allora il problema sarà non più il costo del lavoro, ma il lavoro stesso. La politica deve aver presenti obiettivi e temi che la realtà attuale le sottopone. Non può soffermarsi alla soluzione di aspetti che con economia, lavoro, produttività e ordine sociale sono in sottordine.

Giocondo Talamonti




 di GIOCONDO TALAMONTI*

Nubi minacciose si addensano in Italia, in Europa e nel mondo. È l’effetto concomitante di spinte inflazionistiche dettate da fattori, ideati, voluti e realizzati dall’uomo. In primis la guerra, con i suoi morti, distruzioni, penalizzazioni economiche, sanzioni e veti. Tutto questo s’è portata dietro la crisi del grano, ancora in attesa di soluzioni. Il grano marcisce nei depositi portuali ucraini, incurante dei tempi necessari a ricomporre le controversie internazionali. S’aggiunga al quadro già tragico l’azione speculatrice delle parti in causa. L’Ucraina produce 26 milioni di tonnellate di grano all’anno, cioè meno del 4% del totale mondiale che è pari a 750 milioni di tonnellate. Cina, India e Russia sono, invece, paesi leader nella produzione e rappresentano insieme circa il 42% della produzione mondiale di grano. Eppure, dalle informazioni che riceviamo sembra che l’Ucraina sia l’unico esportatore di grano.

Fa la sua parte deleteria la crisi energetica, per certi versi incomprensibile in tutti i suoi
aspetti, ma che impone a Paesi e Unioni di prendere contromisure per evitare simili situazioni nel prossimo futuro. Il quadro alimentare già compromesso dalla guerra s’aggrava sulla spinta dei cambiamenti climatici e della siccità: le temperature globali medie sono aumentate
considerevolmente rispetto ad un secolo fa. Tutto quanto sopra esposto si traduce nell’impoverimento dei salari e pensioni, situazione particolarmente accentuata in Italia, ancorata a parametri non più accettabili, considerato che la capacità di acquisto dei salari è ferma a quella di trent’anni fa. Attualmente, in Italia, l’inflazione è salita all’8%, rendendo insostenibile la capacità delle famiglie di mantenere livelli di vita già di per sé penalizzati e penalizzanti. Lo Stato è obbligato a indirizzare le risorse di cui dispone al contenimento di specifici settori energetici, come luce e gas e lo fa sottraendole ai settori produttivi dell’economia, per cui, se da un lato le bollette dell’elettricità e del gas godono di sconti alla fonte, dall’altro sottrae risorse vitali per la salute economica del Paese. Il meccanismo che sta alla base dei rincari è doppiamente gravoso perché tiene conto del “timore” della perdita del potere d’acquisto, prima ancora che dell’entità inflazionistica reale.

È un po’ il cane che si morde la coda. Gli analisti sono convinti che la crisi attuale si manifesterà in tutta la sua drammaticità nel prossimo futuro. E allora il problema sarà non più il costo del lavoro, ma il lavoro stesso. La politica deve aver presenti obiettivi e temi che la realtà attuale le sottopone. Non può soffermarsi alla soluzione di aspetti che con economia, lavoro, produttività e ordine sociale sono in sottordine.

*Presidente Ass. Berlinguer.Terni




Riprendiamoci la Sanità…

 La sanità in Umbria ha progetti precisi: condizionare la funzionalità dell’ospedale di Terni per rendere la struttura sempre più un ospedale di comunità, piuttosto che di eccellenza.

Le finalità perseguite dall’Associazione Berlinguer in tema sanitario mirano a creare una struttura di eccellenza a Terni che, attraverso la mobilità attiva, diventi sempre più un polo di attrazione per le altre regioni. Ma la Regione ha un altro programma che si scontra con questo: non si vogliono avere 2 aziende di eccellenza, pertanto si sta operando a indebolirne una, quella di Terni (i primari non vengono sostituiti). Il quadro della situazione è distratto dal problema sorto con la proposta di realizzazione di una clinica privata con 200 posti letto di cui 100 convenzionati funzionale alla realizzazione e al finanziamento del nuovo Stadio cittadino. Una visione slegata da valutazioni di bisogno e volutamente fuorviante. Ma veniamo alla costruzione del nuovo Ospedale.

Latitano interventi mirati a dare risposte alle esigenze dei cittadini. Le liste d’attesa si allungano, il personale manca, perfino chi ha urgenza di intervento è chiamato ad aspettare, fosse anche un malato oncologico.  Si assiste a pazienti trattenuti per ore ed ore in corsia prima di vedersi assegnato un letto; il problema viene sistematicamente eluso. Anzi, presentato ai cittadini con posizioni di falsa propaganda: “Abbattimento liste attesa, riorganizzazione e riequilibrio economico: se non si raggiungono gli obiettivi indennità giù del 20% Sanità, penali per i direttori” (Corriere dell’Umbria del 12 agosto 2022). Se ci fosse la volontà di risolvere il problema delle liste di attesa si procederebbe ad assumere dottori e personale infermieristico e organizzare il servizio ampliandolo sull’intero arco della giornata, mettendo al centro la formazione del personale addestrandolo ad operare con l'ausilio di un robot e l’utilizzo della 5G, la quinta generazione delle reti mobili. L'obiettivo è svolgere da remoto persino operazioni delicate e critiche.

 

Il nuovo Ospedale di Terni è oggetto di una proposta avanzata da privati con la formula del Project Financing, “L'iter per il nuovo ospedale va avanti e a fornire  aggiornamenti sullo stato di avanzamento della procedura è proprio l'azienda ospedaliera…, sono state trasmesse ai soggetti proponenti il quadro esigenziale e la richiesta di adeguamento del progetto alle effettive necessità dell’ospedale da esso scaturite, con particolare riferimento ad alcune specifiche tecniche progettuali e conseguenti aspetti economici e di sostenibilità (economico-finanziaria e ambientale)…” Corriere dell’Umbria 11 agosto 2022.  Un modo fumoso per nascondere i problemi, che adotta la politica della “pezza” al posto del vestito nuovo. Ecco, allora, il nuovo Ospedale da realizzarsi sul sito dell’attuale Santa Maria, del quale più volte si sono evidenziati i limiti: complessità/onerosità della formula (tanto che è stata abbandonata in quasi tutte le regioni italiane, da ultimo l’Abruzzo), tipologia infrastrutturale, discutibilità e non sufficiente approfondimento sull’idoneità del sito proposto, coordinamento funzionale con il progetto dell’Ospedale di Narni-Amelia e la rete della sanità territoriale tutta ancora da programmare. È assurdo continuare a sprecare danaro pubblico investendo sulla vecchia struttura. Un invito ai ternani ad uscire dal torpore in cui stanno. Riprendiamoci la sanità in Umbria e il nostro Ospedale…

Terni, 16 agosto 2022

Giocondo Talamonti




La Sanità

 L’Associazione Berlinguer è fortemente preoccupata per come si sta affrontando il tema della sanità nel territorio. Del nuovo ospedale di Terni se ne parla ma non si trova mai una soluzione concreta; intanto la cittadinanza assiste alla lenta agonia della struttura: da ospedale di eccellenza ad ospedale di comunità. Tutti siamo d’accordo sul fatto che la sanità debba essere prevalentemente pubblica, che l’ospedale recuperi efficienza con l’uso delle nuove tecnologie e che migliori la qualità dei servizi prestati, ma pian piano si vede avanzare la sanità privata favorita dallo scientifico progetto di ostacolare la pubblica. Non è solo il caso delle liste di attesa, ma delle liste dei malati di cancro obbligati ad attendere mesi prima di essere operati. All’Ospedale di Terni in poco tempo sono andati in pensione i Proff. Pardini, Fatati, Parisi, Quartini, Liberati, Ferilli, etc. che hanno dato lustro al “Santa Maria” per le loro capacità e che hanno costituito motivo di fiducia da parte di pazienti provenienti da fuori regione. Oggi, si sta procedendo con i sostituti. È vero, bisogna puntare sull’organizzazione, sulla programmazione e sull’eliminazione delle liste di attesa attraverso una organizzazione di sistema ove il cambiamento di un primario non debba minimamente incidere sull’operatività della struttura. Ma si avverte, studiata, una convergenza di intenti. Ci sono interessi di parte (cooperative), Sindacati, politici che indicano obiettivi (costruire dove si trova il vecchio), altri politici orientati a costruire in tutt’altra parte, purché si raccordi bene con la viabilità (stradale e aerea) Un ospedale è per vocazione indirizzato a rispondere ai bisogni della gente; quando si parla di organizzazione occorre tener conto di una serie di problemi strutturali e culturali di fondo, di difficile soluzione, problemi che non possono essere eterni. Pertanto, se gli interventi infrastrutturali (nuove tecnologie, informatizzazione dei servizi) non riescono a incidere in modo determinante sul miglioramento dei risultati per una generica resistenza al cambiamento, s’impone di puntare sull’ integrazione tra servizi, di comunicazione, di motivazione e senso di appartenenza degli operatori perché ci sia, innanzi tutto coerenza tra l’organizzazione (la struttura) e le strategie; ogni intervento sull’organizzazione deve creare le condizioni per un miglior perseguimento e raggiungimento degli obiettivi aziendali e, secondariamente, visto che l’organizzazione non è né una macchina, né un insieme di regole formali, né uno strumento neutro e manipolabile, bensì un sistema sociale in continua evoluzione e trasformazione, incidere a favore di un modello universale di regolazione e funzionamento.

È importante non perdere tempo, ma impegnarsi per ottenere risultati positivi per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, senza trascurare l’attenzione a ridurre i vincoli e le criticità organizzative. Si è ancora in tempo?

 

Terni, 17.07.2022

Giocondo Talamonti