L’esperienza
insegna che per garantire a tutti un efficace servizio la
sanità debba essere pubblica. Ciò non esclude la funzione
sociale ed economica di quella privata. Nel tessuto produttivo di un’economia
attenta ad ambedue le forme di intervento, si intende che il privato è colui
che ha capitali propri che investe per fare impresa, senza chiedere
convenzioni, sussidi e contributi finanziari di provenienza statale, regionale
o comunale che assottiglierebbero la disponibilità di risorse destinate
all’investimento pubblico. Le risposte
che il settore privato della sanità è solito dare a giustificazione della
funzionalità che rappresenta si orientano sulle carenze di quello pubblico a
soddisfare la domanda, ma non dicono delle difficoltà che la totalità delle
persone incontra all’accettazione delle prenotazioni cardiologiche, per
esempio. Mancanza di organizzazione?
In
questo nostro tempo, così segnato dalle difficoltà economiche, ci sono
anche beni e diritti fondamentali come quello della salute che vengono minati
proprio dalle ristrettezze economiche. Quando si parla di sanità, dobbiamo
tenere in considerazione il fatto che la salute è riconosciuta dalla nostra Costituzione
come un diritto fondamentale, infatti l’art.32 recita “La Repubblica
tutela la salute come fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce
cure gratuite agli indigenti”.
Elemento
che si combina essenzialmente con il diritto all’uguaglianza previsto dall’art. 3 della stessa Carta.
In questo senso, si inserisce l’impegno dello
Stato a garantire le cure gratuite per chi non può sostenerle. Il ruolo della
sanità pubblica è emerso con evidenza nel momento della gestione della pandemia
Covid-19.
Il
Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è
finanziato dalla fiscalità generale, e quindi risente dell’attuale difficile
contesto economico finanziario. Malgrado ciò, l’Associazione Politico-Culturale
“Enrico Berlinguer” è sempre più convinta che la sanità debba essere pubblica,
difesa e finanziata, sulla base di tre indicatori fondamentali: il
miglioramento dello stato complessivo della salute della popolazione, la
risposta alle aspettative di salute e di assistenza sanitaria dei cittadini e
l'assicurazione delle cure sanitarie a tutta la popolazione.
Alla
luce di quanto sopra, ipotizzare un depotenziamento delle strutture
pubbliche, come nel caso dell’Ospedale di Terni, a cui si pensa di togliere
l’autonomia, facendo passare l’indebolimento come ottimizzazione del servizio,
è operazione subdola, penalizzante ed inaccettabile. La valorizzazione della
sanità pubblica ternana deve muoversi sulla promozione della salute, sulla
qualità dell’assistenza, sugli investimenti, sul ricorso a macchine digitali in
grado di potenziare le operazioni da remoto e sulla formazione continua di chi
opera in ospedale.
L’Ospedale
di Terni è un punto di eccellenza e la comunità ternana si
deve battere unita a difesa della sua autonomia. C’è poi da valutare la
convenzione dell’Università con la Regione per rispondere agli obiettivi
stabiliti dalla programmazione sanitaria regionale, in vista di favorire lo
sviluppo delle attività di didattica e di ricerca e fornire un'attività
assistenziale di qualità sia a Terni che a Perugia.
L’invito
della nostra Associazione al Sindaco è di far valere gli
interessi dei ternani nei confronti della regione e dell’università. Il momento
è delicato per il futuro della nostra città: si sta rischiando di perdere
Ospedale, Asl, Camera di Commercio, Università, chiusure o ridimensionamenti
delle industrie locali con la prospettiva tragica di una disoccupazione
crescente. Che aspettiamo?
Noi
siamo disponibili ad un confronto con tutte le forze
politiche, economiche e sociali che intendono operare in favore dei ternani e
contrastare ogni ventilata ipotesi di regressione.
Il Presidente
Giocondo Talamonti
Terni, 13 agosto 2020