Una parte di giovani, durante
il fascismo, furono costretti a scappare dall’Italia, lasciando cattedre
universitarie, collaborazioni coi giornali, perdendo il lavoro, gli affetti, la
famiglia, spesso la salute, la libertà e persino la vita.
Alcuni di loro, persone
considerate non gradite dal regime, vennero confinati a Ventotene (un'isola del
Mar Tirreno, situata al largo della costa al confine tra Lazio e Campania, in
provincia di Latina) individuata, durante il periodo fascista, come colonia di
confino politico. Donne e uomini, sviliti e umiliati nella loro dignità,
vennero allontanati per fiaccarli, costretti coattivamente in una sorta di
pollaio. Uno status che, inconsapevolmente, trasformò l’isola in un’occasione
speciale e irripetibile per la storia futura del nostro paese, perché è proprio
a Ventotene che si forgiò la classe politica della futura Repubblica.
Si citano fra i più noti: Sandro Pertini,
Luigi Longo, Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Mauro
Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, Giovanni Roveda,
Walter Audisio, Camilla Ravera, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto
Rossi. Furono proprio questi ultimi due antifascisti a scrivere sull'isola
l'importante documento: Per un'Europa
libera e unita. Progetto di Manifesto diventato noto come Manifesto di
Ventotene. Nel documento la federazione degli Stati d'Europa, sul modello
statunitense, viene indicata come l'unica soluzione per la salvezza della
civiltà europea.
Siamo un popolo dalla memoria
assai corta, che dimentica facilmente gli errori e i sacrifici compiuti dalle
generazioni che ci hanno preceduto…