Lo sport insegna a far tesoro delle potenzialità del proprio corpo, a far conto con le sue funzioni ed il suo benessere, educa ad una sana alimentazione alimentare.
Inoltre lo sport è una vera guida per i giovani perché consente di prendere contatto con i sacrifici, con il sapore amaro e dolce della fatica, con il sudore necessario a gustare la vittoria e il raggiungimento dei risultati.
Lo sport ti fa riflettere su come vivere una sana attività fisica, ti fa pensare e ti educa al rispetto degli altri, degli adulti e dei veterani, ti insegna a riconoscersi nell'excursus storico di un gruppo, di una società, ti fa "...apprezzare l'acqua fresca che si attinge dal pozzo e ringraziare chi il pozzo lo ha costruito". Quando si sarà capito questo si sarà fatto un bel salto di qualità.
Esempi negativi li trovo però nei comportamenti che alcuni aderenti alle società sportive amatoriali assumono nei confronti degli organizzatori delle manifestazioni podistiche e nei confronti dei dirigenti sportivi.
Lo sport amatoriale vive sul volontariato e può succedere che qualcosa sfugga all'organizzazione; apriti cielo...subito ci si scaglia con improperi contro le persone che si sono impegnate per far trascorrere una giornata in compagnia di vecchi e nuovi amici.
Ci si dimentica che lo spirito dell’Associazione si basa sulla collaborazione e se qualcosa non va, per esempio un difetto nella segnalazione del percorso, sarebbe buona norma adoperarsi, con i dovuti modi, per lenire il disagio generale allertando chi è addetto ai lavori.
Ricordiamoci anche che il rigore che mettiamo nei confronti degli altri, lo dovremmo richiedere a noi stessi.
Quando le difficoltà degli organizzatori aumentano, magari per effetto delle avverse condizioni atmosferiche, dovrebbe scattare in ciascuno lo spirito fiaspino, e cioè di fare, a livello individuale, il possibile per il buon proseguimento della manifestazione.
La FIASP è una grande famiglia composta da tante società, gruppi sportivi, gruppi spontanei, amici del bar, frequentatori di parrocchie etc., ma la sua vera forza è rappresentata dalle manifestazioni sportive. Per la loro riuscita, la loro pubblicizzazione, la loro caratteristica ciascuno di noi deve dare il proprio contributo di partecipazione e fornire il proprio incoraggiamento a chi fra mille difficoltà mette in moto migliaia di camminatori, corridori, pantofolari.
Le manifestazioni, infatti, rappresentano per molti lo stimolo ad iniziare e vincere quella pigrizia, per altri un modo per comunicare, per altri ancora la possibilità di visitare luoghi sconosciuti o che conoscono superficialmente.
Non vanno poi dimenticati gli oneri che ricadono sugli organizzatori in tema di responsabilità di natura legale e sanitaria come ad esempio la necessità di verificare la validità dei certificati di chi cammina e delle tessere sanitarie per chi distribuisce le bevande o cibi vari ai ristori allestiti lungo i percorsi.
E' difficile far acquisire l’essenza della cultura della salute, in Italia quello che conta è la certificazione, il "pezzo di carta", ma se questa non dovesse essere più necessaria bisogna far passare il concetto dell’adozione di personali modelli di comportamento sotto il profilo della salvaguardia della propria integrità fisica e non solo.
Certo le società possono fare molto, ma credo che in questo campo la scuola può svolgere un ruolo fondamentale.
Bisogna educare i giovani alla convivenza civile, al rispetto dei compagni e dell'insegnante, ad una sana alimentazione, alla vita sportiva e quindi anche a un uso attento o nullo di bevande gasate, di alcool, di fumo.
Nei giovani bisogna far crescere la consapevolezza dei propri limiti, il rispetto delle regole che fortificano la libertà come capacità di scelta, la volontà come desiderio di una meta, la solidarietà come attenzione all’altro, l’affettività come capacità di amare, l’integralità come passione anche per ciò che non è sport.
Ma educare non significa facilitare il percorso del perseguimento degli obiettivi.
"...Quando un fiume deve andare al mare non è che abbassando gli argini gli si favorisce il suo fluire. Anzi si rischia di perderlo. E’ necessario rinforzare le sponde, alzarle…"
Educare al rispetto, alla diversità intesa come ricchezza, alla diversità di idee, di scelte di vita, di punti di vista, è il primo passo per raggiungere quella società inclusiva e "umana" che ci si augura di vedere realizzata.
Ing. Giocondo Talamonti