“Main de Dieu” o mano di mariuolo?



La chiamano “mano de Dios”, il gol segnato con la mano e decisivo per vincere un incontro con l’inganno. L’ipocrisia di scomodare l’Onnipotente per casi così banali (fra l’altro s’ignora se Lui sappia giocare al calcio, anche se gira voce che se la cavi in ogni disciplina), è invece tipicamente umana, in linea con la sua natura vigliacca e con i tentativi goffi di nascondere la vergogna.


A Maradona, una pari impresa riuscì perfettamente in un incontro mondiale contro l’Inghilterra, eliminandola, senza troppi travagli di coscienza. Anzi, se ne fece un vanto, sbandierando il gesto come sostenuto da una volontà superiore di ripristinare con l’equità sportiva, le diseguaglianze economiche, sociali, militari e nazionali (l’Argentina aveva appena perso la battaglia delle Falklands).


Motivi molto meno ‘nobili’ deve aver trovato Henry per giustificare il tocco di mano che ha concesso alla Francia di eliminare l’Irlanda di Trapattoni, ma i giornali francesi hanno parlato di “main de Dieu”, alimentando il sospetto che l’Altissimo confonda oramai il football con il volley.


L’imbarazzo degli sportivi d’oltralpe è comunque enorme. Loro, i figli di De Coubertin, i cantori delle sofferenze epiche del Tour, i sostenitori della filosofia del rugby, i cultori del rispetto nello sport e nella vita, loro che si sono sbranati in casa per difendere nel mondo i principi di uguaglianza, di libertà e di fraternità, si ritrovano addosso un’infamia di tale bassezza etica che farebbe salire il rossore perfino alle guance dei peggiori dissacratori dell’umanità.


L’esempio è devastante per i giovani, in specie per quelli cresciuti all’ombra di mille raccomandazioni, allevati con l’assillo continuo di perseguire i valori della vita, impartiti da generazioni di padri e di docenti bacchettoni, che appaiono, alla luce dei fatti attuali, dei poveri illusi, degli ingenui, capaci di farsi fregare, come Pinocchio dalle schiere di gatti e di volpi che animano la società moderna.


Se accettiamo di sdoganare il raggiro, le scorciatoie, i mezzucci per soddisfare il tornaconto personale, allora non meravigliamoci se poi il passaggio all’illegalità totale si realizza nell’assunzione di sostanze proibite, nelle combine di ogni tipo, dalla corruzione alla frode.


Noi italiani, che quanto a paternità possiamo far conto su strateghi del calibro di Machiavelli, non possiamo per onestà intellettuale chiamarci fuori dalle logiche applicate all’utilitarismo.


E’ vero che la cronaca sportiva può far conto su slanci lodevoli (Di Canio che in Inghilterra, accortosi di un avversario caduto in area, rifiuta di spingere in rete la palla, o De Rossi che confessa all’arbitro di aver segnato con una mano, o Gilardino che chiede l’annullamento del gol concesso dall’arbitro per irregolarità), ma non facciamo gli ipocriti: quelle non si potevano considerare “mani di Dio”. E dal momento che non ci facciamo mancar niente in materia di furbizie, pare giusto ricordare la caduta rovinosa in area agli ultimi mondiali di Grosso. Ci valse un rigore che Totti segnò, facendoci proseguire sulla strada della finale.


Bisogna riconoscere che se far affidamento sulla lealtà sportiva può suonare anacronistico in una società allo sfascio, è bene ricorrere agli strumenti più opportuni per contrastare il dilagare di sceneggiate e finzioni sui campi di calcio. La tecnologia ha trovato ampio spazio nel football moderno; arbitro, guardalinee e quarto uomo possono scambiarsi opinioni in tempo reale circa la validità di un’azione comunicando via radio, gli strumenti per valutare un fuorigioco consentono di misurare in millimetri una posizione irregolare; le scorrettezze fra avversari possono essere punite grazie a decine di telecamere che consentono di non aver dubbi neanche a proposito di eventuali frasi offensive rilevate attraverso il labiale.


Allora, perché ostinarsi a tener fuori la ‘moviola’ per accertare la regolarità di un’azione se il ricorso consente di applicare criteri di giustizia sportiva? Gli interessi economici, che abbracciano, a certi livelli, manifestazioni calcistiche di rilievo, sono enormi, al punto da decidere, nel bene o nel male, il futuro di molte nazionali e club privati. Non convince la spiegazione secondo la quale si toglierebbe alla disciplina molto del fascino derivante dalla imprevedibilità o dall’imponderabilità oggettiva del giudizio, così come scaturisce dalla velocità dell’azione di gioco, la posizione del giudice di gara, la capacità percettiva del momento.


Se poi esistono altri interessi contrari alla trasparenza, alla lealtà e alla correttezza, cerchiamo di recuperare almeno un po’ di dignità e onestà sportiva: la mano che s’allunga per segnare un gol fasullo chiamiamola “mano di mariuolo”.


Giocondo Talamonti