A seguito della pandemia il lavoro si è orientato alla tecnologia, all’innovazione digitale della fabbrica, alla sostenibilità ambientale, ma soprattutto si è rivolto all’analisi di prospettiva che riguardano il sostegno alle imprese, insieme al futuro dei lavoratori e della classe dirigente. Il tema del sostegno alle imprese dopo la crisi pandemica è cruciale per una ripresa fluida dell'economia, ma in questo periodo c’è bisogno più che mai di maestranze capaci e preparate, che abbiano conoscenza dei problemi e di come affrontarli. L’istruzione e la formazione diventano sempre più centrali per una classe dirigente che dovrà essere all’altezza dei tempi e che dovrà fare necessariamente un cambio di marcia culturale. La Scuola, l’Università, le Aziende devono fare ciascuna la propria parte nella consapevolezza che la cultura del lavoro e della salute (tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, prevenzione sul lavoro e ambienti sani e sicuri) si acquisisce a scuola, si fortifica all’Università e si irrobustisce con la pratica quotidiana in Azienda.
Il questo momento
le forze politiche non stanno ponendo il dibattito sul lavoro nella preminenza
che merita, sulle sue problematiche e sull’orario a cui le nuove tecnologie ci
chiamano a riflettere, sottovalutando il fatto che un cambiamento d’orario
potrà essere la soluzione ai mille inconvenienti posti dalla pandemia. In vista
di tutto ciò, è bene fare delle ipotesi:
ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni.
ridurre gradualmente l’orario di lavoro, portandolo a 24/30
settimanali
attivare un
progetto-pilota sperimentale
Tale riduzione dell’orario lavorativo, senza però alcuna
alterazione dello stipendio, avrebbe effetti positivi sul benessere
psico-fisico dei dipendenti, senza considerare che una settimana lavorativa più
breve può persino aumentare la produttività.
Le conseguenze
occupazionali sono di totale evidenza: aumentare i posti di lavoro per i
giovani e riempire quelli che la tecnologia diminuisce. L’obiettivo è anche
quello di riuscire ad avere più tempo libero e una maggiore vivibilità sociale,
tenendo conto che l’età pensionabile si è alzata e va verso i 70 anni. I
giovani avrebbero bisogno di ottimismo e prospettive che consentano loro di
mettere su famiglia, avere dei figli e vivere più serenamente con effetti sulle
nascite il cui contenimento è essenzialmente rappresentato dalla precarietà del
lavoro. Anche Papa Francesco è intervenuto sull’argomento chiedendo ai governi
orario di lavoro ridotto e salario universale (Corriere dell’Umbria del 17
ottobre 2021 pag.2).
L’Associazione
Politico-Culturale “Enrico Berlinguer” intende contribuire al dibattito partendo dal nostro ordinamento di
riferimento D.Lgs. n. 66/2003, che ha dato attuazione a due fondamentali
direttive comunitarie la 93/104/CE e la 2000/34/CE (principi cardine in materia
di organizzazione dell’orario di lavoro). È da qui che dobbiamo ripartire, da
un quadro di riferimento per affrontare un tema di così stringente attualità.
L’Associazione sa quanto è difficile affrontare un argomento già all’attenzione
dei sindacati, ma il tempo si è ridotto e la società chiede risposte.
L'efficacia della riduzione dell'orario dipenderà moltissimo dalle modalità
concrete con cui verrà attuata, ma la discussione è
estremamente necessaria per concepire una visione diversa del futuro
occupazionale dell’Italia e dell’Europa.
Terni,
23 novembre 2021
Giocondo Talamonti