di Giocondo Talamonti
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PRIMA PARTE
QUALCHE FOTO
Mi rendo conto che frugare fra ricordi e aneddoti si finisce sempre per dimenticare qualcosa o, peggio, qualcuno. Sono, quindi, consapevole di creare inevitabili risentimenti. Ma l’obiettivo che mi pongo è di fare, o meglio, di scrivere la storia dell’Amatori Podistica Terni, dove i personaggi sono “strumenti” utili a delinearne le fasi, ma non devono essere i protagonisti. Ciascuno di loro, tuttavia, ha un potere unico: quello di aver contribuito a tracciare, nel bene o nel male, un itinerario felice lungo quasi trent’anni, conservando,ognuno, il diritto di sentirsi compartecipe delle vicende che hanno segnato la fortuna dell’’Associazione. Quanto sopra non mi esime dal rivolgere un sincero ringraziamento all’attuale gruppo Dirigente ed in particolare al Presidente che apprezzo per la sua squisita gentilezza, attenzione e responsabilità nel guidare un gruppo le cui manifestazioni fanno parte dei programmi dell’Amministrazione, informando tutti con le nuove tecnologie e coinvolgendo i più a partecipare a tutte le iniziative. Il successo di una società sportiva o gruppo amatoriale dipende dall’entità del suo credito di serietà e rappresentazione cittadina presso le istituzioni e, quindi, dal suo riconoscimento territoriale, in dipendenza della validità con cui ha saputo stabilire i giusti rapporti provinciali, regionali e nazionali.
La linea programmatica che ci si è dati ha seguito questo percorso ed ha consentito di creare rapporti solidi, destinati a divenire determinanti ai fini dell’identificazione dei principi etici che animano il gruppo con quelli perseguiti dall’Amministrazione. Non sempre è sufficiente la buona fede per giustificare errori di scelte. Più importante è assumere un atteggiamento critico, utile ad evitare la medesima inconvenienza in futuro. Mi riferisco, ad esempio, al recente spostamento in periferia della Festa del Podista. L’esclusione del centro città ha fatto perdere alla manifestazione una buona fetta di partecipazione attiva e obbligato a contrarre i tempi di durata. L’immagine e la rilevanza della celebrazione ha un riscontro innegabile di visibilità presso la comunità politica cittadina, baipassando schieramenti partitici e superando conflittualità locali. E’ la forza dello Sport. Quello con la “S” maiuscola, quello che non ha bisogno di mezzucci per essere praticato, tanto per intenderci. Un esempio classico di festa partecipativa ha visto i pescatori dell’Adriatico cucinare pesce azzurro per tutti, richiamando l’attenzione delle istituzioni locali, attente al grado d’apprezzamento pubblico.
Maggiore è il livello di gradimento popolare, più attivo e costante sarà quello di coinvolgimento istituzionale, secondo una logica che supera il calcolo materialistico e si pone, al contrario, come strumento di analisi di aggregazione comunitaria.
La ricerca di novità organizzative è elemento essenziale per cambiare il ritmo delle manifestazioni sportive ricorrenti, come nel caso del concorso a premi “Aspetti e Figure della Maratona delle Acque”, organizzato con la VII Circoscrizione Velino nel giugno del 1983. Il concorso consisteva nella presentazione di elaborati che dovevano evidenziare il carattere partecipativo alla manifestazione dei cittadini di tutte le età, la sua festosità, il calore umano e il grande, insostituibile beneficio derivante dalla marcia, ma anche dallo stare insieme e, contemporaneamente godere delle bellezze del territorio circostante. Inoltre, il tema doveva mettere in evidenza l’aspetto della salvaguardia ambientale, in particolare acqua e aria. Il concorso si sviluppava in cinque sezioni: fotografia in bianco e nero; diapositive a colori; film super 8 sonoro; pittura (qualsiasi tecnica); poesia e narrativa (in lingua italiana e in vernacolo).Per ogni categoria venivano assegnati dei premi:1^ premio £200.000 e targa; 2^ premio £100.000 e targa; 3^ premio targa[1].
Nell’organizzare iniziative sportive la salute del podista riveste una posizione di privilegio, non solo in merito agli effetti della marcia sulla salute, ma anche della sua salvaguardia nel corso dello svolgimento. A questo fine, era ricorrente, a cominciare dai dépliant, un invito che recitava così: “ Onde evitare disturbi ai marciatori, provocati dalle esalazioni di ossido di carbonio, le auto al seguito non debbono affiancare i partecipanti, ma attenderli lungo il percorso a motore spento. I marciatori sono invitati a non farsi seguire da amici o famigliari a bordo di macchine o di motorini”.
Man mano che la Maratona delle Acque s’affermava, attirando così l’attenzione della gente, curiosi o semplici camminatori, si cercava di farla portatrice di messaggi e occasione per riflettere su problematiche sociali di grande rilevanza, come quello della Pace, per il quale si utilizzò lo slogan di A. Einstein: “Io non so bene con quali atroci mezzi si condurrà la terza guerra mondiale, ma di una cosa sono sicuro: la quarta si combatterà con la clava”.
Gli slogan venivano riportati sui depliant, perché s’imprimessero nella mente di ciascuno con la dovuta drammaticità ed efficacia. Le risposte sono sempre state pratiche e immediate: Marcia “Perugia- Assisi” con lo striscione Amatori Podistica Terni.
La Maratona delle Acque è diventata apripista di un nuovo modo di concepire la vita così sottolineato dal Sindaco di Terni Ing. Giacomo Porrazzini :“ …E’ motivo di profonda soddisfazione constare il rinnovarsi di questa bella competizione che vede una sempre più larga partecipazione di persone amanti del correre unite in una competizione nella quale la reciproca solidarietà prevale sull’acceso agonismo lungo un percorso che toccherà i luoghi più suggestivi del nostro territorio…”.
Siamo nel 1983; per la precisione il 19 giugno del 1983. Periodo in cui ai partecipanti veniva dato un riconoscimento consistente in una targa in peltro fornita dalla MAR di Bruno Marcelli. Il sabato veniva organizzata in Centro la sfilata dei gruppi partecipanti che avevano dato l’adesione nei dieci giorni precedenti la manifestazione, per consentire la preparazione dei cartelli riportanti il nome del gruppo e la città di provenienza. Non mancavano figure storiche provenienti dal trentino, da Padova, da Mantova e gruppi provenienti da ogni dove che portavano un tono di entusiasmo ed allegria.
La manifestazione cresceva, acquisendo un carattere che andava oltre i confini nazionali. Ci proponemmo, così, di arricchire i nostri depliant e volantini con le traduzioni in inglese, francese e spagnolo della Maratona delle Acque, nonché a coinvolgere sempre più la città intorno a questo progetto che ci vedeva impegnati tutto l’anno.
Non mancavano striscioni supportati da telai in ferro che venivano posizionati nei punti strategici della città 15/20 giorni prima della manifestazione. Questo consentiva la partecipazione di gruppi cittadini, gruppi nati spontaneamente e per la circostanza, organizzati da bar, palestre associazioni cittadine.
Perfino il compassatissimo Provveditorato agli Studi si premurò di dare diffusione e tacita condiscendenza alle nostre iniziative sportive, comunicando a tutte le scuole lo svolgimento di manifestazioni come il Circuito dell’Acciaio e la Maratona delle Acque. Un riconoscimento inatteso, che ci inorgogliva e aggiungeva forza alle fatiche organizzative, ma soprattutto certezze di aver intrapreso un percorso utile a grandi e piccoli partecipanti.
Oggi, è più difficile coinvolgere le scuole, perché i docenti non si assumono responsabilità nel sollecitare la partecipazione dei propri alunni e perché non ci sono più risorse per attività che si svolgano al di fuori degli orari di lavoro ordinari. I tempi eroici e pionieristici segnati da docenti di educazione fisica, come quelli del Prof. Picchiami Pietro che accompagnava i miei allenamenti seguendomi in bicicletta e organizzava il gruppo sportivo preoccupato solo di formare i giovani, senza percepire una lira, sono ricordi sbiaditi, seppure esempi fulgidi per gli insegnanti di oggi.
Oggi, tutto ha la dimensione della modernità: sono stati contati oltre 25 pullman parcheggiare nei pressi del Campo scuola “Casagrande” in occasione di manifestazioni dell’Amatori Podistica.
L’apertura a nuove iniziative non è mai mancata. Una che ha ottenuto un discreto successo è stata il Biathlon (Ciclismo e Podismo) svoltasi presso i Campacci di Marmore.
Ricordo che in quella corsa ricoprivo la funzione di commissario con l’obbligo (e il privilegio) di seguire in auto i partecipanti. Nell’ottica di un risparmio ossessivo, roba che servirebbe da esempio all’austerity di Mario Monti, la macchina era stata provvista della quantità di benzina ritenuta sufficiente a seguito di complicati calcoli di consumi d’energia, di resistenza all’avanzamento e penetrabilità, comunque tendenti al ribasso. Lo spirito sparagnino di chi è costretto a spendere soldi appartenenti a una comunità quella volta lasciò un segno poco edificante nell’immagine organizzativa. La benzina finì quasi a metà percorso, sconvolgendo ogni valutazione ed esponendomi ai risolini e ai commenti atroci degli spettatori lungo il percorso, mentre a spinta, con l’aiuto di Roberto Locci, cercavo di raggiungere la pompa più vicina. Se avessi dedicato quello sforzo fisico alla partecipazione alla gara, sicuramente non avrei avuto difficoltà a vincerla. Quando, dopo il rifornimento (questa volta superdimensionato) sono tornato ai Campacci, i ciclisti erano già arrivati a destinazione pronti ad affrontare il percorso podistico che con partenza da lì, toccava Piediluco e viceversa.
Nonostante l’inconveniente, l’organizzazione dell’Amatori fu perfetta.
La scelta dei percorsi, mantenerli poi negli anni, nelle manifestazioni podistiche è fondamentale, per far diventare la corsa una “classica”. Ricordo che in un’edizione del Circuito dell’Acciaio incontrammo difficoltà per la chiusura imprevista della strada che conduce all’Ospedale. In quell’occasione il “Vivaio Brocani” ci venne in soccorso e ci consentì di attraversare il vivaio. Fu un successo, uno spettacolo.
A nessuno venne in mente che il tragitto fosse obbligato. Il percorso di una manifestazione fa il successo della corsa, al pari della scelta del nome dato alle varie iniziative.
Per cogliere il più opportuno dell’uno e dell’altro si facevano le ore piccole. La soluzione adottata rispondeva a principi di logica e di interesse per la riuscita della manifestazione, mai piegata alle richieste degli sponsor. Lo stesso rigore è stato riservato alle maglie, dominate dai colori della provincia, con l’unica eccezione per lo stemma dell’AVIS, in ragione del messaggio etico trasmesso dalla donazione di sangue. L’attenzione per lo Sport in genere e l’amore per la città, mi ha esposto, tuttavia, a qualche rischio personale, superato dal rigore e dalla ferma volontà di portare a soluzione problemi che investivano il futuro dello sport amatoriale ternano.
La prima edizione del “Circuito dell’Acciaio” fu organizzata con l’ARCI-UISP cittadino. Il connubio, negli anni successivi, si consolidò per caso (o quasi). Un giorno, mentre passeggiavo nei pressi di piazza del Popolo, incontrai l’allora Presidente del’ARCI, Sandro Romildo, che mi propose, conoscendo il mio interesse per le cartoline antiche di Terni e per gli scritti riguardanti la storia della città, di incontrarci presso la sede dell’ARCI.
In quella occasione mi propose di dare una mano allo sport ternano, confidando, come mi disse, nel nome che l’Amatori si era costruito con la pratica e l’organizzazione di manifestazioni che accentravano l’attenzione di tutta la città, da tempo attenta e disponibile nei confronti delle proposte culturali del gruppo. Accettai, non certo per vanagloria ma desideroso di rendermi utile e per mettermi un po’ alla prova.
I debiti accumulati dall’Arci-Uisp erano di circa 130 milioni di lire e sulla gestione pesavano tre ingiunzioni di pagamento inoltrate dal Tribunale di Terni. Insieme ai dirigenti di allora fu stilato un piano per rientrare delle esposizioni. Nello stesso tempo pretesi che alcuni membri del Consiglio Direttivo dell’Amatori entrassero nel Direttivo dell’UISP.
Pepponi Luigi fu incaricato di organizzare il tennis e portò una ventata nuova con l’organizzazione dei campionati nazionali UISP. Un amatore serio, con il vizio del conservatorismo. Scuoteva sempre la testa qua e là quando si affrontavano nuovi programmi all’interno dell’Amatori. Ma a forza di scelte da realizzare, proposte a ritmi forzati, il “Signor No”, come l’avevo battezzato simpaticamente, aveva finito per cambiare lo scuotimento: da qua e là, a su e giù. Devo confessare che Pepponi è stato un punto di riferimento e una garanzia, quanto a serietà e capacità realizzativa.
Giuliano Fiorini fu incaricato del settore atletica leggera e podismo. Con loro a fianco mi sentivo più tranquillo e davo il meglio di me sapendo di contare su persone capaci, responsabili e, quello che più conta, amici che nelle difficoltà mi si stringevano intorno nella gestione della doppia funzione di Presidente dell’Amatori Podistica e Presidente dell’UISP che mi era stata affidata. Fu una stagione intensa, quella del 1982.
Mettemmo in cantiere il “Giro del Lago di Piediluco”, il “Campionato provinciale UISP di Corsa su Strada”, il “Campionato provinciale UISP di Corsa in Montagna”. Per la prima volta, organizzammo corsi di ginnastica aerobica. Una novità, per l’epoca.
Bastò poco per riempire tutte le palestre, fino ad allora poco frequentate; organizzammo tornei di calcio femminile presso i giardini di Cardeto e il successo era anche determinato dalla pubblicità che le televisioni e le radio locali facevano al nuovo in programma.
Riportammo nell’UISP gli introiti della scuola agonistica di nuoto in vista del risanamento dei bilanci ed eliminare il pressing delle ingiunzioni. Neppure nei periodi di minore disponibilità di risorse finanziarie abbiamo trascurato il ruolo culturale insito nel progetto ARCI, convinti che, in ogni epoca, lo Sport è cultura.
La credibilità acquisita sui campi sportivi e l’impegno dei responsabili convinse l’INPS a rateizzarci i mancati versamenti contributivi e il pagamento delle relative multe. Ci aiutò Forzanti Gastone, Presidente del Circolo dell’Inps, impiegato presso l’Ufficio contenzioso dell’Ente. Al termine del 1982, recuperammo circa 100 milioni di lire facendo tanta attività. Come succede in circostanze del genere, ci ritrovammo a difenderci da una serie di nemici, sorti a seguito di limitazioni necessarie, come per gli introiti negati alla scuola nuoto. A dispetto delle fatiche e dei sacrifici, a fronte dei quali, mi pare opportuno sottolineare, l’assoluta gratuità dell’impegno, l’ottantadue fu un anno estremamente utile per me. Fui inserito nella segreteria provinciale e regionale dell’Arci, dove mi sono formato come dirigente di sport e componente del Direttivo nazionale UISP.
Un’esperienza preziosa, utile a creare un valore aggiunto per far crescere l’Amatori Podistica Terni. Un riconoscimento morale mi venne dalle parole di Mauro Viali (responsabile della Lega Nuoto dell’Uisp) [2]. Queste note fanno parte della storia e danno l’idea dell’impegno dei singoli e del ruolo fondamentale della squadra per crescere. Una regola applicabile a qualsiasi settore dell’attività umana. I migliori risultati si ottengono quando ciascuno svolge le sue funzioni con competenza ed onestà, condendo il tutto con una manciata abbondante di passione e d’amore.
In questo, l’Amatori Podistica è stata fortunata: una schiera nutrita di personaggi si sono succeduti, animati dal medesimo, altruistico obiettivo. Mi tornano alla mente Neri Sandro e Stuppini Raffaele: il primo, assicuratore, con bandierina in mano precedeva le manifestazioni che il gruppo organizzava dandogli prestigio con il suo austero comportamento, accompagnato sempre da Luciano Michiorri; il secondo, persona saggia e di poche parole, era pronto a rintuzzare gli attacchi all’unità del gruppo.
Ricordo che in una non tranquilla riunione presso la sala XX Settembre, in segno di dissenso con le esternazioni di un socio sull’operato dell’Amatori e del Presidente, si alzò insieme ad Alberto Nullo ed usci dalla sala in maniera rumorosa, attendendo all’esterno la conclusione dell’intervento.
Sensibilità e passione vanno a braccetto fra i Podisti dell’Amatori, al pari di poesia e amore.
E, a proposito di poesia, mi piace ricordare Mario Bernardini, uno che non ha mai avuto bisogno di premi per testimoniare come sappia toccare le corde del cuore con la delicatezza di un arpista. Insuperabile resta quella del figlio che accompagna la propria madre alla casa di riposo: “L’haco portata su”[3]. Quando Bernardini si iscrisse al gruppo era un po’ claudicante e scriveva in poesia “ vado qua e là, ma ciò la capoccia bbona e me sendo furtunatu”. Iniziò a correre una sera quando Bruno e Alberto Battistini, partendo da Terni, dopo una giornata di lavoro, arrivarono a Torreorsina e lo convinsero a mettersi le scarpette e a seguirlo, dopo qualche tempo partecipò alla Roma- Castel Gandolfo di oltre 30 chilometri.
Un momento toccante. Ero presente e conoscevo le difficoltà che aveva avuto a muoversi.
Sentii l’impulso di andargli incontro per incitarlo e complimentarmi con lui per l’impresa non facile. In quel piccolo miracolo si concentravano alcuni valori della vita: serietà, impegno, sacrificio, voglia di essere da esempio per tanti che rinunciano a lottare. Chi ha avuto modo di conoscerlo non può dimenticare il messaggio di vitalità e speranza trasmesso attraverso la sua esperienza. Mi sento fortunato, pensava e scriveva[4].
La vita di un gruppo è come una piazza grande dove tutti si radunano per raccontare e raccontarsi, ma anche per condividere gioie e dolori, speranze e timori; esperienze e sentimenti che servono a formare il carattere di ciascuno e a distinguere un gruppo. Un posto a parte occupa la figura di Roberto Gentileschi, oggi vice/Presidente dell’Amatori che partecipava alle manifestazioni con creazioni ingegnose, tali da marcare le manifestazioni di quella originalità folcloristica che non si dimentica, come il campanaccio installato su una bicicletta per partecipare alla marcia “Insieme per capire”, aperta alla partecipazione di podisti, ciclisti, pattinatori con mezzi rumorosi per richiamare l’attenzione sul grande tema della solidarietà. Un’altra originalità fu la riproduzione di un bambino, in dimensioni naturali, che fa pipì, a immagine di quello di Bruxelles che, caricato su un camioncino serviva, attraverso un rubinetto, a dissetare i partecipanti al Circuito dell’Acciaio.
Ha le sue manie, come tutti, e se lo sentite parlare di sesso, non preoccupatevi: non è pericoloso; le sue sono solo chiacchiere. E’ sempre brontolone, ma anche il primo della classe quando si tratta di lavorare.
Sono tanti i “corridori” che mi vengono alla mente e che per l’impegno e la convinzione delle idee hanno lasciato un segno. Il più importante è stato Giuliano Fiorini, prodigo di collaborazione e di soluzioni nei momenti difficili che ha investito l’Amatori, come quello tragico che vide un atleta accasciarsi mortalmente a terra durante una maratona.
Momenti terribili di disperazione: fra i primi a giungere all’ospedale, insieme a me, fu Giuliano, l’On. Nedo Canetti, il Presidente dell’ASL, Giorgio Di Pietro, e il Vice/Sindaco, Maurizio Benvenuti. Penoso fu il viaggio in macchina per accompagnare la moglie in Romagna.
Ci accompagnò, anche in quella sfortunata circostanza, l’amico Luciano Michiorri. Nonostante la sincerità della pena, mi sembrava che il conforto potesse apparire di circostanza; così, alle poche parole smozzicate, subentrò un silenzio quasi colpevole, incapace di testimoniare la tristezza del cuore.
Al ritorno a Terni, Giuliano mi fa “guida tu… che io mi sento stanco”. Anch’io ero a pezzi, ma gli detti il cambio restando con il finestrino aperto per prendere aria fresca in faccia e restare sveglio. Giuliano è stato per me un punto di riferimento costante, pronto ad affiancarmi ogni qual volta la necessità’ lo richiedesse. Segna interi capitoli della storia dell’Amatori ed è protagonista di gran parte delle storie che ho raccontato.
Ho sempre pensato che bello è tutto ciò che è vero. Sono un sognatore con i piedi per terra e considero prezioso ogni istante che ho dedicato alla costruzione di un gruppo che rappresentasse la città.
Sono convinto che le pagine migliori della storia di una comunità sia fatta da persone che dedicano il proprio tempo libero al bene sociale, senza secondi fini. Mi viene in mente la staffetta che io e Giuliano Fiorini facevamo tutti gli anni in commemorazione della strage di Bologna. La lunghezza della marcia, le difficoltà altimetriche, le casualità incontrate nelle varie edizioni che ci videro partecipare, meriterebbero di essere trattate a parte. Basti ricordare la circostanza che vide l’autista della Regione, Tori Gianfranco, che ci accompagnava, rispondere alterato ad una persona incontrata in un paesino dove si effettuava il cambio del testimonio. Il guidatore del pulmino rispondeva ad un intervento provocatorio dell’uomo, piuttosto alticcio, che risultò poi essere un carabiniere. Ci volle la diplomazia dell’Avv. Augusto Fratini, che ci accompagnava a ricomporre la vicenda evitando di presentarci in caserma, come intimatoci dall’uomo.
La staffetta Terni-Bologna è stata sempre sofferta, quasi a confermare i contenuti tragici che commemorava. In ogni celebrazione è stato presente il gonfalone del Comune di Terni ed un assessore. Anche a me è toccato l’onore di rappresentare il Sindaco di Terni alla cerimonia che ricorda la strage di 85 cittadini, tra cui il ternano Sergio Secci. Il dovere della memoria per tante vite stroncate supera i lenimenti del tempo e si rinnova nel ricordo di quanti hanno vissuto i momenti difficili della nostra democrazia.
L’Amatori Podistica Terni è stata sempre presente compreso il giorno in cui è stata intitolata la sala d’aspetto a “Torquato Secci”, primo presidente dell’Associazione dei Famigliari Vittime della Strage del 2 agosto. Il tragitto che collega Sesto Fiorentino a Bologna, l’ho sempre vissuto con grande emozione. Il concentramento delle staffette è fissato presso la “montagnola” a Bologna, da dove, in corteo, ci si dirige alla Sala Rossa del Consiglio comunale. Lì si alternano conferenzieri e si rendono omaggi ai gonfaloni, poi si va alla stazione di Bologna in attesa del suono della sirena che, alle ore 10.25, ricorda il momento dello scoppio. Segue un minuto di silenzio denso di messaggi. Ogni volta ero felicissimo di prendervi parte, una felicità che ha coinvolto tutti gli amatori il cui motto era IO CI SONO E TU?.
C’erano anche a Livorno gli atleti dell’Amatori Podistica Terni in occasione dell’anniversario della tragedia della Moby Prince, la nave passeggeri che nel 1991 bruciò avvolta nelle fiamme dopo una collisione con una petroliera proprio davanti al porto di Livorno.
Il gruppo ternano ha rappresentato l’intera Umbria, dimostrando così non solo la propria vocazione sportiva e organizzativa, ma soprattutto un significativo civile interesse per tutte le vicende che segnano la quotidianità (Per non dimenticare- martedì 10 aprile 2001-). Per l’occasione, in qualità di Presidente Nazionale della Fiasp scrissi sulla rivista “Sportinsieme”: “La FIASP partecipa alla marcia organizzata a Livorno per commemorare la tragedia della Moby Prince, la nave che, nel porto della città, avvolse fra le fiamme decine di passeggeri a seguito di una collisione con una petroliera, nel 1991. E’ il caso di sottolineare come le partecipazioni amatoriali a manifestazioni che coinvolgono la sensibilità popolare e che tengono desto il ricordo di eventi tanto tristi, assumano una valenza umana di alto significato etico che rivaluta lo sport, specie se inteso come elemento di fratellanza, di partecipazione e comunione di ideali fra le genti”.
Siamo stati presenti alla celebrazione del “Giubileo degli Sportivi”, tenutasi nella Piazza della Repubblica di Terni il data 24 ottobre 2000 e, successivamente, (insieme alla Fiasp e al Gruppo dell’attuale Presidente Fiasp, Colantonio Giuseppe) a Roma allo stadio Olimpico. La bandiera olimpica era portata dagli atleti dell’Amatori Podistica: Censi Fiore, Alberto Nullo, Capitanucci Renato, Palermo Pino e il sottoscritto a scambiarsi il ruolo di alfiere, poi, dietro, tutti gli altri. Per l’occasione il Coni ci aveva fornito un cappellino azzurro. Pochi giorni dopo, il Presidente del Coni Provinciale Massimo Carignani scriveva al gruppo ringraziandolo ed inviando alcune foto dell’iniziativa che aveva visto il gruppo parte attiva. Ho intenzione di richiamare su facebook e sul mio blog, una sequenza fotografica di quei momenti perché valga a non perdere la memoria delle motivazioni che hanno ispirato le scelte.
Spero, con la circostanza, di ricevere dai lettori segnalazioni di episodi significativi della storia del gruppo.
Una citazione merita Franco Rosati, uno che è solito alternare la corsa alla camminata, sintonizzandola a quella di Vincenzo Palermo, con il quale ha stabilito un rapporto preferenziale sulla scorta dei carichi di fatica e del passo. E’ piacevole la sua compagnia, ma non provate a intavolare con lui discorsi di politica. Sbattete male e ne uscirete malconci: lui ha sempre ragione. E’ una persona perbene che non ha mai fatto mancare il suo contributo alla vita del gruppo.
Altro protagonista di mille marce è Roberto Locci entrato subito negli organismi direttivi insieme alla moglie Lucia Mari sacrificando molto tempo libero a far crescere lo sport e a praticarlo; Falsini Pietro era il “letterato” del gruppo e, da bravo poeta, lasciava spesso la testa fra le nuvole. A torso nudo, nelle prime ore dei pomeriggi d’estate aveva l’abitudine di allenarsi per chilometri al campo Scuola; Censi Guerrino, amico non solo nella corsa, ma anche negli ideali di costruzione di una società libera in cui i giovani fossero i protagonisti. Con lui ho condiviso la vita del Bar dove organizzavamo storiche partite di calcio, tornei vari, feste, corse in bicicletta e riunioni in trattorie fuori porta.
Quello era un periodo in cui il Bar svolgeva una funzione sociale di rilievo, fino a rappresentare l’identificazione d’appartenenza, quasi fosse una bandiera.
Il Bar in cui ho maturato esperienze organizzative è stato il”Bar Emilia” di Virgilio Turrini, un bar come una fucina, dove si elaboravano idee, programmi e iniziative per la città. La più importante, “La Ternana in serie A”, è testimoniata da un filmato su internet; Cesare Durante il fotografo ufficiale delle iniziative sportive e colui che teneva i rapporti con Saint Ouen, città gemella di Terni, che hanno consentito la partecipazione del gruppo in terra parigina.
Impegnato nel difendere l’ambiente e le ricchezze del territorio, s’era legato al gruppo non solo per motivi d’amicizia, ma perché vedeva rispettata l’attenzione per lo sport, la cultura e il territorio; Visciotti Cesare è stato un pilastro del gruppo, dal quale inspiegabilmente decise di uscire. Aveva un passato da atleta per aver frequentato da giovane la boxe. Pugile era anche Deidda Benito, il fornaio di Dunarobba, che ad uno dei suoi figli Massimo ha fatto seguire il suo percorso di atleta arrivando al titolo di campione italiano dei pesi supergallo; Piantoni Athos merita, prima di un ricordo, un sincero ringraziamento per l’aiuto che mi ha prestato. S’incaricava di tenere d’occhio i miei tre figli, piccoli ma vivaci come diavoletti. Li lasciavo a mia moglie Pasquina, ma tenerli a bada era un’impresa titanica. Lui nonostante l’età e qualche acciacco l’aiutava rincorrendo per quanto poteva Carlo, Marco e Claudio. Carlo poi, sulle orme del padre, ha partecipato a tutte le maratone più famose (Maratona di New York, Atene, Londra, Parigi, Vienna, Roma etc.), mentre Marco, allenato dal Prof. Rodolfo Gobbi, partecipava a diverse gare nazionali di atletica; Listante Luigi è entrato un po’ più tardi fra gli amatori, forse spinto da Mariarita Bonaccia che dava il proprio contributo nei ristori insieme a Carla Toni.
L’associazionismo è così: si comincia per caso e poi la febbre ti prende; ecco Calcina Paola, sempre pronta a dare una mano e a sacrificarsi per gli altri. Di lei ho sentito dire che abbia preso i voti religiosi. Non so quanto sia vero. E’ certo che lavorasse anche allora per il bene comune e con spiccato spirito di solidarietà; Primi Renato ha iniziato a correre allenandosi con serietà ed impegno, quello stesso che mette negli incarichi che gli vengono affidati; Luigi Boria un amatore di grande equilibrio con il quale ancora oggi mi piace condividere tratti di strada in manifestazioni sportive, affrontando corsa e camminata; Giuliano Gennari, il “mangia chilometri”, lo ricordo alla staffetta del 2 agosto, nelle ore più difficili, non voleva il cambio ma continuava a coprire due o tre tratti con una freschezza invidiabile; Luciano Montesi è uno di quelli che alle parole preferisce i fatti. Le cose concrete fanno parte della sua formazione culturale. Oggi lo vedo più impegnato a trasmettere la sua esperienza di vita e di conoscenze acquisite con la pratica.
Una bella manifestazione a cui il gruppo ha preso parte è stata il “Giro dell’Umbria”, una corsa a tappe che nel ternano ha contato il tratto “Cascata delle Marmore- Sangemini. Al giro partecipavano professionisti ed amatori. C’ero anch’io in quella tappa. Gli dedicai ogni sforzo perché si passava sotto casa, allora abitavo in Via del Germano sopra la Cassa di Risparmio. Pur sostenendo una andatura di 12-13Km/h, passai a Borgo Rivo con un ritardo, rispetto a quello tenuto dai professionisti, di 18/20 Km. orari.
Un gran tifo lo stesso, perché rappresentavo in quel momento il quartiere.
La cura organizzativa si aggiungeva a quella informativa sui benefici della marcia e sugli effetti salutari nel fisico. I volantini, oltre al programma dell’iniziativa e al regolamento, riportavano consigli utili sul modo di intendere e fare lo sport a chi esordiva per la prima volta in una Maratona. Consigli pratici che se seguiti, al di la del diverso grado di preparazione dei partecipanti, potevano evitare a tutti noiosi inconvenienti durante la corsa e dopo.
Si passava da cosa indossare a cosa mangiare, da come prepararsi prima della partenza a come comportarsi durante la “gara” e dopo. Tutte queste notizie pratiche scaturivano da incontri e convegni con la collaborazione della dottoressa Giorgina Scarficcia che per anni ha diretto il centro di medicina dello Sport a Terni con scrupolo e serietà, fino a fare del centro un punto di eccellenza nazionale.
L’impegno del gruppo nel campo della salute è stato notevole, perché far passare il concetto di benessere fisico derivante dall’attività motoria non è facile.
Non è facile far passare la differenza che esiste fra la certificazione medica di “sana e robusta costituzione”, (attestazione della quale ci si è sempre contentati), alla costruzione di un fisico sano attraverso l’esercizio motorio. Per molti il “pezzo di carta” rilasciato dal medico, senza nemmeno tanti accertamenti, vale più dell’impegno insito in una reale “cultura della salute”. Ecco perché i nostri volantini riportavano anche attraverso slogan il modo di comportarsi e di vivere lo sport.
Ritornando ai volantini ci siamo man mano organizzati copiando prima, analizzando e prendendo dagli altri, distribuiti durante le manifestazioni sportive, il meglio per dare le corrette informazioni ai partecipanti, senza perdere di vista la serenità a garanzia degli organizzatori.
Visibilità e comunicazione: l’arma segreta
Nel 1981 la scheda d’iscrizione alle manifestazioni cominciò ad essere pubblicata su “Il Messaggero”. L’escamotage consentiva di essere soggetti all’attenzione dei lettori. Una pubblicità gratuita ed estremamente efficiente.
S’è già detto di quanto pesi la credibilità di un’organizzazione o di un’iniziativa. Noi, con quella scelta, stavamo mettendo una pietra sull’altra nel faticoso cammino di consolidamento del gruppo.
La forza dell’Amatori poggiava, dunque, su due aspetti fondamentali:
1) la percezione: in sintesi, la considerazione acquisita dalla popolazione della validità delle attività del gruppo e l’analisi degli aspetti connessi all’organizzazione meritevoli di essere incrementati nella qualità e nella quantità;
2) la pianificazione: di ogni particolare organizzativo, non lasciando nulla al caso.
I due obiettivi operativi erano perseguibili in virtù della presenza di un direttivo forte nei singoli e nella struttura di squadra, grazie all’esperienza già maturata nei circoli e nelle associazioni.
Una ricchezza che la città ha sempre valorizzato dando contributi e vicinanza al gruppo per tutto quello che metteva in campo.
Portare tanti atleti e camminatori provenienti da ogni angolo d’Italia non è ascrivibile solo ai meriti dell’organizzazione, ma alla condivisione del progetto fra tutte le componenti sociali operanti nel territorio.
Lo sport è anche ricchezza. Le dimensioni inattese del fenomeno ha presto posto problemi di ricezione e di accoglienza. Ci siamo posti il problema di aumentare i giorni di permanenza e su come impegnare i famigliari dei partecipanti alla Maratona.
Con Giuliano Fiorini si è pensato di fare ricorso alle bellezze ambientali e paesaggistiche del territorio, procurarsi delle guide che illustrassero ai camminatori le parti storiche della città ed offrendo pacchetti turistici attraverso le agenzie cittadine.
Unire Cultura e Sport è stato un collegamento naturale, spontaneo e risolutivo. Pur non potendo contare su una tradizione turistica, si è insistito nel proporre nella forma più gradevole le disponibilità storico-ambientali di cui il nostro territorio dispone: dalla Cascata delle Marmore al Lago di Piediluco, da Carsulae alla Valnerina.
Ma la divulgazione della presenza dell’Amatori fu, da subito, un’arma vincente. Presto si intensificarono i contatti con tutte le riviste e quotidiani sportivi locali e nazionali: “ Nuovo VAI”, “Sportinsieme”, “Sport Abruzzo Marche Umbria”, “Sportumbria”, “Jogging”, “Il Brivido Sportivo”, “Sportinsieme”, “Il Veterano Sportivo”, “Corriere dello Sport”, Corriere dell’Umbria”, “Messaggero”, “La Voce”, “Tuttoscuola”,“Pianeta Sport”, “Informatutti”, “Oblò”, “Il Nuovo Calcio”, “La Pagina”, “Ternana Stadio”, “Terni Si”, etc. Sulla comunicazione si è puntato per dare una svolta all’accoglimento delle attività del gruppo in città e dare credito alla serietà del lavoro che sta dietro al varo di ogni manifestazione sportiva.
A molto è valsa l’esperienza maturata da altre entità sportive a grande richiamo di partecipazione. Di essa si è fatta virtù intervenendo per migliorarne gli aspetti ed integrarli alla realtà locale.
La presenza in città è stata sempre attiva portando anche all’attenzione dell’opinione pubblica lo stato del “Camposcuola”: gradinate sfasciate, spogliatoi al limite dell’agibilità e del decoro, gli orari- apertura alle 15 e chiusura alle 19.40, quasi in concomitanza con la mitigazione dell’afa cittadina.. “ Chi ha il coraggio di accedervi parla di condizioni pietose degli impianti igienici, delle gradinate, degli utilizzi degli spazi interni occupati da baracche e strutture che deturpano l’ambiente. Scarsi i controlli da parte dei vigili urbani…” -Corriere dell’Umbria 17.08.2000. Ma il gruppo non si limitava a protestare, ma aveva proposte non escluse quelle di prendere vernice e imbiancare gli spogliatoi del campo scuola sfruttando le opportunità che un gruppo come il nostro ha nelle fila professionalità come questo caso di imbianchini.
Certo lo scopo è stato duplice. L’aver restituito il decoro ed essere diventati “guardiani” nei confronti di quelli che volessero riportare i muri in uno stato pietoso. Se oggi il campo scuola è frequentato e le cose sono migliorate, si deve all’Amatori che sono stati un vero pungolo dell’Amministrazione.
Debbo dire che gli assessori allo Sport del Comune e della Provincia di Terni non hanno mai fatto mancare il loro apporto e per questo li ringrazio.
Il Doping
Non smette di occupare le prime pagine dei giornali e dell’informazione televisiva il doping nello sport. Ultimo di una lista che purtroppo non è destinata a chiudersi è stato il marciatore olimpionico Alex Schwazer che ha confessato, dietro qualche pressione, di essersi rifornito del doping in una farmacia in Turchia. Una condanna senza limiti e una lotta instancabile e quella che il Gruppo Amatori Podistica Terni sostiene dalla sua costituzione.
Il 9 ottobre 1998, nel corso di un convegno, tenutosi presso la sala consiliare del Comune di Terni, sul tema “Sport, salute e doping”, ci fu un intervento significativo del senatore Guido Calvi: “…Un atleta non muore a 39 anni. Se non è stato oggetto di attenzione di qualche medico di malaffare. Sarebbe opportuno che nel mondo del ciclismo, per esempio, si andasse a verificare quali sono le condizioni di salute di molti atleti che vivono una stagione straordinaria, poi scompaiono, e la ragione perché un grande atleta che è stato una delle mie grandi passioni sportive, dei miei anni giovanili come Riva, uno dei più grandi calciatori italiani, o Rivera, fossero grandissimi atleti, ma nel rivederli nei filmati odierni li ritroviamo esili, magri rispetto alla corpulenza di taluni atleti che vediamo invece oggi tutte le domeniche sugli stadi. Ha ragione Zeman, ha detto una cosa vera, ha avuto il coraggio civile di dire che i calciatori italiani, beh! Non nascono così, diventano così..Non è possibile immaginare che un atleta di dimensioni normali nel giro di qualche anno, non per allenamento certo, assuma una dimensione fisica particolarmente imponente.
Noi non possiamo tollerare scorciatoie...non le tolleriamo sul piano dell’etica, della lealtà, dello sport. Prende sempre più piede il legame fra doping e criminalità organizzata.
E allora bisogna intervenire subito e con rapidità proprio su quei soggetti che sono i portatori inquinanti del fenomeno, colpire con durezza dirigenti di società, dirigenti di federazione, farmacisti, medici e tutti coloro che in qualche modo utilizzano un essere umano per trasformarlo in un robot…” L’intervento di Guido Calvi, avvocato di Massimo D’Alema e avvocato di parte civile nel processo per la morte del poeta e regista Pier Paolo Pasolini, s’è espresso così al riguardo: “ Non sono di quelli che vedono la necessità di intervenire continuamente con nuovi reati, con nuovi fattispecie di reato, il panpenalismo appartiene a un’altra stagione del nostro sport. Occorre intervenire con rapidità individuando soltanto quell’aggiunta all’art.445 del codice penale che prevede la somministrazione di sostanze medicinali, nocive per la salute...”.
E’ diffusa la convinzione che anche in campo amatoriale si faccia uso di sostanze illecite. Senza false ipocrisie, il fenomeno esiste e rappresenta una piaga aperta nel mondo dello sport non competitivo.
Con altrettanta certezza, posso assicurare, anzi giurare, di non aver mai avuto sentore di questa pratica scellerata in seno all’Amatori Podistica Terni. Scoprire, anche casualmente, l’esistenza di una illegalità sarebbe per me una violenza ai principi in cui ho sempre creduto e per i quali mi sono battuto.
Il doping è una pratica scellerata che mina, prima che il fisico, il morale, la percezione etica individuale, svilendo il significato di sacrificio, lealtà, impegno e rispetto.
Sarebbe un fallimento totale che distrugge anima e corpo. La cultura della sconfitta è preziosa, educa al pari di quella della vittoria; ma è ancor più utile a far comprendere i limiti nei quali ciascuno di noi è contenuto e a dare valore alla partecipazione come volontà di impegno e sperimentazione.
Mi sento perfettamente in linea con quanto perseguito faticosamente da Don Antonio Pauselli, recentemente scomparso, nel sostegno ai meno fortunati e ai più deboli ed emarginati. Il suo progetto di difesa della dignità della persona umana si è snodato attraverso l’esempio e la parola, nella cura per l’ambiente, fin quando era parroco alla chiesa di S. Gabriele, dove dette vita al gruppo “Progetto verde”.
Lo ricordo al mio fianco durante tante manifestazioni sportive. Non mancava mai alla Maratona delle Acque; ci teneva al punto di fissare le date delle Prime Comunioni in periodi che non interferissero con la manifestazione sportiva.
Era fautore del concetto che lo sport è vita e socializzazione. Sono sicuro che in calzoncini corti percorrerà anche le vie celesti.
Fin dal nascere abbiamo avuto la necessità di crescere e svilupparci attraverso la diffusione di una nuova cultura dello sport, secondo un piano di gradualità, partendo dalle nostre conoscenze e coinvolgendo personaggi legati alla Storia dell’Amatori Podistica Terni. Voglio ricordare il Prof. Montanari Giuseppe operante presso l’Ospedale di Gubbio e collaboratore del Coni, Ascani Aristodemo giornalista sportivo, Strozzi Gastone, direttore responsabile di “Amatori Podistica Terni”, Rocco Ruggero del Coni; Marson Roberto Presidente Federazione Italiana Disabili, Selli Lucio (responsabile del PCI regionale, membro del gruppo sport del PCI nazionale e in seguito collaboratore del Ministro Melandri), Alberto Gualtieri, Presidente del CUS Roma, organizzatore della Corsa di San Silvestro; Avv. Renzo Nicolini Presidente del Credito sportivo e del Coni Provinciale (ha contribuito fattivamente alla proliferazione di impianti sportivi nella nostra regione); Avv. Massimo Carignani (Presidente del Coni che offrì al gruppo la sede presso il CSI ); Benito Montesi (dirigente nazionale della Pallavolo); i giornalisti Aligi Pontani (La Repubblica), Marco Ventimiglia (L’Unità) e Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport) presenti al convegno “L’informazione e il nuovo assetto sportivo”, svoltosi il 7 ottobre 1994 nella sala consiliare del Comune di Terni; oggi Aligi Pontani cura sulla Gazzetta lo spazio“Tempo Scaduto”,Valerio Piccioni, giornalista e podista, ha preso parte come inviato della Gazzetta alle Olimpiadi di Londra dal 27 luglio al 12 agosto 2012, per documentare il più grande evento sportivo mondiale. Fin da ragazzino ha corso tutte o quasi le edizioni “Corri per il Verde” e ha raccolto le sue emozioni e i dati delle gare in un volume.
Di rilievo è la figura di De Franco Filippo, Presidente lega nazionale atletica UISP. Quest’ultimo organizzatore della manifestazione “Vivicittà” che ad aprile coinvolge tutt’Italia ed ultimamente anche alcune città europee. L’iniziativa è partita nel 1984 e da allora non si è più fermata. La "corsa più grande del mondo" continua ad essere la grande protagonista dello sport per tutti, abbracciando in un'unica, originale formula, atleti professionisti e sportivi della domenica: stessa distanza di 12 e 4 km in tante città italiane ed estere, unica classifica in base ai tempi compensati. E ogni anno, un tema per cui battersi: la pace, i diritti umani, il rispetto ambientale, l'uguaglianza sociale, la solidarietà tra i popoli. Perché la libertà (di correre) non sia un privilegio di pochi.
Ricordo che De Franco mi chiamò, stavo al mare, e mi convocò insieme ad altri dirigenti per affrontare l’organizzazione di questa iniziativa che doveva svolgersi in diverse città italiane contemporaneamente. Avevano acquisito risonanza le nostre capacità organizzative presso i dirigenti dello sport nazionale. Questo a riprova del fatto che se si fanno le cose con passione i risultati vengono sempre. L’adesione di personaggi autorevoli si deve all’interessamento dell’On. Nedo Canetti che ha saputo coinvolgere figure capaci di dare prestigio all’interminabile lista degli amatori. Un ringraziamento sincero lo si deve all’apporto che l’on. Bartolini ha sempre assicurato al gruppo, schierandosi in prima fila nella partecipazione e nella passione con cui ha saputo condurre il legame fra gli iscritti.
La nostra struttura organizzativa ha operato in termini di “fare” per introdurre innovazioni sul modo di intendere e fare lo sport.
Positive le iniziative amatoriali promosse nei confronti degli anziani “Idea per il verde” ai prati di Stroncone e dei più giovani con il torneo amatoriale di calcetto nonché la partecipazione ad eventi nazionali come il Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi (1882/1982); Giubileo a Roma nel 2000, partecipazione al Convegno “Tutela giuridica ed assistenza sanitaria pubblica nelle attività sportive ed agonistiche”, promosso dagli organizzatori della 1000x1000.
L’attivazione di un percorso circolare a Collicello ha rappresentato fin dalla sua apertura una forma di attività motoria basata sul camminare nel territorio, sia lungo percorsi stradali che attraverso sentieri etc. con l’intento del rispetto per l’ambiente che attraversa. L’Amatori non si è fatta mancare l’escursione al Monte La Croce il primo di ogni anno con in testa il nostro Alberto Nullo…
Ringraziamenti e propositi futuri
Un ringraziamento sentito va a tutti gli iscritti della prim’ora, compresi quelli che non ho ricordato e a quanti hanno aderito successivamente al gruppo condividendone le finalità che lo sport persegue: aggregazione e socializzazione unito all’aspetto salutare. Un grazie particolare lo rivolgo, a tutte le donne dell’Amatori Podistica Terni, spina dorsale del gruppo, portatrici di serenità e felicità che hanno collaborato e che ancora collaborano, supportando le idee del gruppo, arricchendole della loro personalissima fattività, creatività e voglia di fare.
A chiunque abbia la bontà di leggere queste righe voglio assicurare che l’impegno che ho sempre messo è stato quello di costruire un gruppo aperto a tutti, dinamico e competitivo finalizzato a valorizzare la comunità ternana e le manifestazioni di eccellenza come lo è la Maratona delle Acque.
Ho sempre seguito una filosofia che sappia coniugare la leggerezza del divertimento all’importanza delle relazioni interpersonali, interpretando lo sport come salute e piacere di condividere le fatiche di una corsa con altri, arricchire le proprie conoscenze, continuando così la metafora della vita che vede gli sforzi quotidiani vincenti quando sono ripagati dalla partecipazione di tutti.
Sono orgoglioso di aver potuto contare sullo spirito e la volontà di uomini capaci di assicurare a un’idea la realizzazione pratica e difenderla. Fra costoro annovero tutti quelli che mi sono stati vicini.
Il successo è fare un passo alla volta, tutti insieme nella consapevolezza che l’innovazione e il cambiamento richiedono la partecipazione attiva di tutti e la condivisione di valori come la collegialità, le regole come valori da coniugare con quelli dell’individualità e della libertà di correre o camminare, insomma regole in cui il gruppo si riconosce.
Lo scopo di queste note è ricordare 28 anni di presidenza con l’enfasi e la retorica necessarie; far sentire partecipi, quanti oggi sono iscritti all’Amatori Podistica Terni, della storia dell’associazione e protagonisti della sua continua crescita.
Un abbraccio a tutti.
[1] Lu jornu de la maratona
di Ivo Gresta, Terni
Che jornu, quillu de la Maratona.
A la partenza, 'na marea festosa,
che co1 'na bavarola numerata,
camminano pe' ore
come a na scampagnata.
Li fij su la carrozzella,
mariti, co le moij, chiachieranno,
perchè jà messa lenta 'na bretella.
Quarche capoccia bianca,
s'entravede,
de quilli c'onno sempre
avuto fede,
che cammina assieme è troppu
bellu,
anchi se piove,
portano l'ombrellu.
Le scarpe sò de pezza o
sò firmate,
basta che fanno fà le camminate.
Quarc'unu co' la panza fa fatica,
la faccia è tutta 'n bagnu
de sudore,
ma a vede tutta testa gente
amica,
nun pensi che cammini
pe tant'ore.
Quanno che sò sottu la Cascata,
quilli che cionno 'n po più
allenamentu
vedenno sta fontana 'ncipriata,
se sentono lu core più contentu.
E quanno sò arriati a lu traguardu,
co li purmuni sazi d'aria bona,
se cercano fra loro
co n'u sguardu.
'Ce vedemo
a la prossima Maratona.
Maratona delle acque 1983
di Spino Biancifiori, Terni
La Maratona che passa
pe' le strade de Terni
riscopre tuttu
lu sapore anticu
de la sfida a lu tempu
attraverzu lu spazziu
portanno
co' la fiaccola più pura
la vita stessa
incundru a la natura.
Mendre
'rhmezzu a lo verde
gioani e vecchj
sfilono a mijara
sotto 'gni maja
'ndrisa de sudore
è troppu bellu
'mmagginacce un core
che a fronte arda
sotto 'na bandiera
'n do' abbraccicati
sto' li «cinque anelli»
passi a significa
che da fratelli
se pole curre
'ncundru a lu distinu,
senza che lu colore
murtifichi la pelle
de gniciunu.
Magari sempre l'omu
cojesse come questa
un'occasione
pe' misurasse
senza lu cannone;
la pace de 'stu munnu,
la smetterebbe
d'esse un'illusione.
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[2]
“Anni fa, me lo ricordo, l’Arci-Uispe annava male,
se parlava, e non a torto, de un casino madornale.
Tutti erano un po’ anarchici, co’ li sordi e le parole,
e tra quelli più romantici c’era un clima de rancore
Li compagni e li politici, non sapevano che fa,
a parole erano critici, ma li fatti…pè carità.
Qui ce vole l’omo giusto, c’abbia in pratica lo sporte
Che sia vispo e un poco fusto, pè parà sta mala sorte.
E arrivò Larry Mannino, con quell’aria assai gaudente,
quanno vide sto casino, diventò come un tenente.
Taglia qua, litiga la, arcuci sotto, incolla sopra,
non se poteva più scappà, era peggio de na piovra.
Ma l’impegno, lo dimostra, non lo mette solo a corre,
in balia de questa giostra s’è finito per imporre
Janno dato del fascista, ma de fatto annava bene,
era il primo della lista pè zompà tutte le cene.
Mò me pare che sta a noi, vojo di a chi ce lavora,
senza usà il senno di poi, dimostra una cosa sola:
(e tenemocela a mente!) che sbagliando se migliora.
Bone feste, Presidente”
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[3] L’haco portata su
L’haco portata su a li bonvecchi,
l’haco portata su la madre mia,
l’haco portata a menzu a quilli vecchi,
l’haco portata lì, po’ vengo via.
Mendre faceo giù tutte ‘lle scale,
sendo ‘na voce fioca che dicea:
“fiju mia caru ‘nde sindissi male”,
quella parola tuttu me struggea.
Lu core me se strinze, me girai,
l’ho vista lì ‘mbalata, stea su dritta,
cò l’occhi mia bagnati la guardai,
sendenno po’ qua drendo ‘na gran fitta.
Rimorsu de coscienza lì me prese,
me ricordai de quando ea tribbulatu
Per alleamme e senza le pretese,
cò quilli sacrifici ceo studiatu.
Arfaccio su de corsa la rambata,
la strigno fra le braccia, je do ‘n baciu,
artorno indietro arfaccio quella strada,
ceo essa questa vorda sottobbracciu” (febbraio 1989)
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[4] Me sendo fortunatu
“E se vò zoppicanno tuttu l’anno,
me sendo uguarmende furtunatu,
ciò la capoccia bona e allora quanno
l’ho da ‘ddoprà pe fa, me sendo fortunatu.
Da quillu giorno che faccio puisia,
mangu me sembra vero de ‘ste cose,
riesco a fa capì ‘stu core mia,
scapanno quelle belle a le schifose.
E se ‘che vorda penzo a tuttu questo,
me se accappona tutta eppò la pelle,
da la filicità e n’è pretestu,
me sembra d’acchiappà tutte le stelle.
De questo che io ho dittu, la morale,
è che se da ‘na parte m’ha leatu,
quisti distinu arquandu disuguale,
de sindimendu, tandu me n’ha datu.
Eppò a ‘la fine, solu quello vale,
inziemi a ‘la bondà ch’è la sorella,
perché non semo fatti pè lo male,
ma pè dà amore, cosa assai più bella.” ( Terni, 15.5.1999)
La linea programmatica che ci si è dati ha seguito questo percorso ed ha consentito di creare rapporti solidi, destinati a divenire determinanti ai fini dell’identificazione dei principi etici che animano il gruppo con quelli perseguiti dall’Amministrazione. Non sempre è sufficiente la buona fede per giustificare errori di scelte. Più importante è assumere un atteggiamento critico, utile ad evitare la medesima inconvenienza in futuro. Mi riferisco, ad esempio, al recente spostamento in periferia della Festa del Podista. L’esclusione del centro città ha fatto perdere alla manifestazione una buona fetta di partecipazione attiva e obbligato a contrarre i tempi di durata. L’immagine e la rilevanza della celebrazione ha un riscontro innegabile di visibilità presso la comunità politica cittadina, baipassando schieramenti partitici e superando conflittualità locali. E’ la forza dello Sport. Quello con la “S” maiuscola, quello che non ha bisogno di mezzucci per essere praticato, tanto per intenderci. Un esempio classico di festa partecipativa ha visto i pescatori dell’Adriatico cucinare pesce azzurro per tutti, richiamando l’attenzione delle istituzioni locali, attente al grado d’apprezzamento pubblico.
Maggiore è il livello di gradimento popolare, più attivo e costante sarà quello di coinvolgimento istituzionale, secondo una logica che supera il calcolo materialistico e si pone, al contrario, come strumento di analisi di aggregazione comunitaria.
La ricerca di novità organizzative è elemento essenziale per cambiare il ritmo delle manifestazioni sportive ricorrenti, come nel caso del concorso a premi “Aspetti e Figure della Maratona delle Acque”, organizzato con la VII Circoscrizione Velino nel giugno del 1983. Il concorso consisteva nella presentazione di elaborati che dovevano evidenziare il carattere partecipativo alla manifestazione dei cittadini di tutte le età, la sua festosità, il calore umano e il grande, insostituibile beneficio derivante dalla marcia, ma anche dallo stare insieme e, contemporaneamente godere delle bellezze del territorio circostante. Inoltre, il tema doveva mettere in evidenza l’aspetto della salvaguardia ambientale, in particolare acqua e aria. Il concorso si sviluppava in cinque sezioni: fotografia in bianco e nero; diapositive a colori; film super 8 sonoro; pittura (qualsiasi tecnica); poesia e narrativa (in lingua italiana e in vernacolo).Per ogni categoria venivano assegnati dei premi:1^ premio £200.000 e targa; 2^ premio £100.000 e targa; 3^ premio targa[1].
Nell’organizzare iniziative sportive la salute del podista riveste una posizione di privilegio, non solo in merito agli effetti della marcia sulla salute, ma anche della sua salvaguardia nel corso dello svolgimento. A questo fine, era ricorrente, a cominciare dai dépliant, un invito che recitava così: “ Onde evitare disturbi ai marciatori, provocati dalle esalazioni di ossido di carbonio, le auto al seguito non debbono affiancare i partecipanti, ma attenderli lungo il percorso a motore spento. I marciatori sono invitati a non farsi seguire da amici o famigliari a bordo di macchine o di motorini”.
Man mano che la Maratona delle Acque s’affermava, attirando così l’attenzione della gente, curiosi o semplici camminatori, si cercava di farla portatrice di messaggi e occasione per riflettere su problematiche sociali di grande rilevanza, come quello della Pace, per il quale si utilizzò lo slogan di A. Einstein: “Io non so bene con quali atroci mezzi si condurrà la terza guerra mondiale, ma di una cosa sono sicuro: la quarta si combatterà con la clava”.
Gli slogan venivano riportati sui depliant, perché s’imprimessero nella mente di ciascuno con la dovuta drammaticità ed efficacia. Le risposte sono sempre state pratiche e immediate: Marcia “Perugia- Assisi” con lo striscione Amatori Podistica Terni.
La Maratona delle Acque è diventata apripista di un nuovo modo di concepire la vita così sottolineato dal Sindaco di Terni Ing. Giacomo Porrazzini :“ …E’ motivo di profonda soddisfazione constare il rinnovarsi di questa bella competizione che vede una sempre più larga partecipazione di persone amanti del correre unite in una competizione nella quale la reciproca solidarietà prevale sull’acceso agonismo lungo un percorso che toccherà i luoghi più suggestivi del nostro territorio…”.
Siamo nel 1983; per la precisione il 19 giugno del 1983. Periodo in cui ai partecipanti veniva dato un riconoscimento consistente in una targa in peltro fornita dalla MAR di Bruno Marcelli. Il sabato veniva organizzata in Centro la sfilata dei gruppi partecipanti che avevano dato l’adesione nei dieci giorni precedenti la manifestazione, per consentire la preparazione dei cartelli riportanti il nome del gruppo e la città di provenienza. Non mancavano figure storiche provenienti dal trentino, da Padova, da Mantova e gruppi provenienti da ogni dove che portavano un tono di entusiasmo ed allegria.
La manifestazione cresceva, acquisendo un carattere che andava oltre i confini nazionali. Ci proponemmo, così, di arricchire i nostri depliant e volantini con le traduzioni in inglese, francese e spagnolo della Maratona delle Acque, nonché a coinvolgere sempre più la città intorno a questo progetto che ci vedeva impegnati tutto l’anno.
Non mancavano striscioni supportati da telai in ferro che venivano posizionati nei punti strategici della città 15/20 giorni prima della manifestazione. Questo consentiva la partecipazione di gruppi cittadini, gruppi nati spontaneamente e per la circostanza, organizzati da bar, palestre associazioni cittadine.
Perfino il compassatissimo Provveditorato agli Studi si premurò di dare diffusione e tacita condiscendenza alle nostre iniziative sportive, comunicando a tutte le scuole lo svolgimento di manifestazioni come il Circuito dell’Acciaio e la Maratona delle Acque. Un riconoscimento inatteso, che ci inorgogliva e aggiungeva forza alle fatiche organizzative, ma soprattutto certezze di aver intrapreso un percorso utile a grandi e piccoli partecipanti.
Oggi, è più difficile coinvolgere le scuole, perché i docenti non si assumono responsabilità nel sollecitare la partecipazione dei propri alunni e perché non ci sono più risorse per attività che si svolgano al di fuori degli orari di lavoro ordinari. I tempi eroici e pionieristici segnati da docenti di educazione fisica, come quelli del Prof. Picchiami Pietro che accompagnava i miei allenamenti seguendomi in bicicletta e organizzava il gruppo sportivo preoccupato solo di formare i giovani, senza percepire una lira, sono ricordi sbiaditi, seppure esempi fulgidi per gli insegnanti di oggi.
Oggi, tutto ha la dimensione della modernità: sono stati contati oltre 25 pullman parcheggiare nei pressi del Campo scuola “Casagrande” in occasione di manifestazioni dell’Amatori Podistica.
L’apertura a nuove iniziative non è mai mancata. Una che ha ottenuto un discreto successo è stata il Biathlon (Ciclismo e Podismo) svoltasi presso i Campacci di Marmore.
Ricordo che in quella corsa ricoprivo la funzione di commissario con l’obbligo (e il privilegio) di seguire in auto i partecipanti. Nell’ottica di un risparmio ossessivo, roba che servirebbe da esempio all’austerity di Mario Monti, la macchina era stata provvista della quantità di benzina ritenuta sufficiente a seguito di complicati calcoli di consumi d’energia, di resistenza all’avanzamento e penetrabilità, comunque tendenti al ribasso. Lo spirito sparagnino di chi è costretto a spendere soldi appartenenti a una comunità quella volta lasciò un segno poco edificante nell’immagine organizzativa. La benzina finì quasi a metà percorso, sconvolgendo ogni valutazione ed esponendomi ai risolini e ai commenti atroci degli spettatori lungo il percorso, mentre a spinta, con l’aiuto di Roberto Locci, cercavo di raggiungere la pompa più vicina. Se avessi dedicato quello sforzo fisico alla partecipazione alla gara, sicuramente non avrei avuto difficoltà a vincerla. Quando, dopo il rifornimento (questa volta superdimensionato) sono tornato ai Campacci, i ciclisti erano già arrivati a destinazione pronti ad affrontare il percorso podistico che con partenza da lì, toccava Piediluco e viceversa.
Nonostante l’inconveniente, l’organizzazione dell’Amatori fu perfetta.
La scelta dei percorsi, mantenerli poi negli anni, nelle manifestazioni podistiche è fondamentale, per far diventare la corsa una “classica”. Ricordo che in un’edizione del Circuito dell’Acciaio incontrammo difficoltà per la chiusura imprevista della strada che conduce all’Ospedale. In quell’occasione il “Vivaio Brocani” ci venne in soccorso e ci consentì di attraversare il vivaio. Fu un successo, uno spettacolo.
A nessuno venne in mente che il tragitto fosse obbligato. Il percorso di una manifestazione fa il successo della corsa, al pari della scelta del nome dato alle varie iniziative.
Per cogliere il più opportuno dell’uno e dell’altro si facevano le ore piccole. La soluzione adottata rispondeva a principi di logica e di interesse per la riuscita della manifestazione, mai piegata alle richieste degli sponsor. Lo stesso rigore è stato riservato alle maglie, dominate dai colori della provincia, con l’unica eccezione per lo stemma dell’AVIS, in ragione del messaggio etico trasmesso dalla donazione di sangue. L’attenzione per lo Sport in genere e l’amore per la città, mi ha esposto, tuttavia, a qualche rischio personale, superato dal rigore e dalla ferma volontà di portare a soluzione problemi che investivano il futuro dello sport amatoriale ternano.
La prima edizione del “Circuito dell’Acciaio” fu organizzata con l’ARCI-UISP cittadino. Il connubio, negli anni successivi, si consolidò per caso (o quasi). Un giorno, mentre passeggiavo nei pressi di piazza del Popolo, incontrai l’allora Presidente del’ARCI, Sandro Romildo, che mi propose, conoscendo il mio interesse per le cartoline antiche di Terni e per gli scritti riguardanti la storia della città, di incontrarci presso la sede dell’ARCI.
In quella occasione mi propose di dare una mano allo sport ternano, confidando, come mi disse, nel nome che l’Amatori si era costruito con la pratica e l’organizzazione di manifestazioni che accentravano l’attenzione di tutta la città, da tempo attenta e disponibile nei confronti delle proposte culturali del gruppo. Accettai, non certo per vanagloria ma desideroso di rendermi utile e per mettermi un po’ alla prova.
I debiti accumulati dall’Arci-Uisp erano di circa 130 milioni di lire e sulla gestione pesavano tre ingiunzioni di pagamento inoltrate dal Tribunale di Terni. Insieme ai dirigenti di allora fu stilato un piano per rientrare delle esposizioni. Nello stesso tempo pretesi che alcuni membri del Consiglio Direttivo dell’Amatori entrassero nel Direttivo dell’UISP.
Pepponi Luigi fu incaricato di organizzare il tennis e portò una ventata nuova con l’organizzazione dei campionati nazionali UISP. Un amatore serio, con il vizio del conservatorismo. Scuoteva sempre la testa qua e là quando si affrontavano nuovi programmi all’interno dell’Amatori. Ma a forza di scelte da realizzare, proposte a ritmi forzati, il “Signor No”, come l’avevo battezzato simpaticamente, aveva finito per cambiare lo scuotimento: da qua e là, a su e giù. Devo confessare che Pepponi è stato un punto di riferimento e una garanzia, quanto a serietà e capacità realizzativa.
Giuliano Fiorini fu incaricato del settore atletica leggera e podismo. Con loro a fianco mi sentivo più tranquillo e davo il meglio di me sapendo di contare su persone capaci, responsabili e, quello che più conta, amici che nelle difficoltà mi si stringevano intorno nella gestione della doppia funzione di Presidente dell’Amatori Podistica e Presidente dell’UISP che mi era stata affidata. Fu una stagione intensa, quella del 1982.
Mettemmo in cantiere il “Giro del Lago di Piediluco”, il “Campionato provinciale UISP di Corsa su Strada”, il “Campionato provinciale UISP di Corsa in Montagna”. Per la prima volta, organizzammo corsi di ginnastica aerobica. Una novità, per l’epoca.
Bastò poco per riempire tutte le palestre, fino ad allora poco frequentate; organizzammo tornei di calcio femminile presso i giardini di Cardeto e il successo era anche determinato dalla pubblicità che le televisioni e le radio locali facevano al nuovo in programma.
Riportammo nell’UISP gli introiti della scuola agonistica di nuoto in vista del risanamento dei bilanci ed eliminare il pressing delle ingiunzioni. Neppure nei periodi di minore disponibilità di risorse finanziarie abbiamo trascurato il ruolo culturale insito nel progetto ARCI, convinti che, in ogni epoca, lo Sport è cultura.
La credibilità acquisita sui campi sportivi e l’impegno dei responsabili convinse l’INPS a rateizzarci i mancati versamenti contributivi e il pagamento delle relative multe. Ci aiutò Forzanti Gastone, Presidente del Circolo dell’Inps, impiegato presso l’Ufficio contenzioso dell’Ente. Al termine del 1982, recuperammo circa 100 milioni di lire facendo tanta attività. Come succede in circostanze del genere, ci ritrovammo a difenderci da una serie di nemici, sorti a seguito di limitazioni necessarie, come per gli introiti negati alla scuola nuoto. A dispetto delle fatiche e dei sacrifici, a fronte dei quali, mi pare opportuno sottolineare, l’assoluta gratuità dell’impegno, l’ottantadue fu un anno estremamente utile per me. Fui inserito nella segreteria provinciale e regionale dell’Arci, dove mi sono formato come dirigente di sport e componente del Direttivo nazionale UISP.
Un’esperienza preziosa, utile a creare un valore aggiunto per far crescere l’Amatori Podistica Terni. Un riconoscimento morale mi venne dalle parole di Mauro Viali (responsabile della Lega Nuoto dell’Uisp) [2]. Queste note fanno parte della storia e danno l’idea dell’impegno dei singoli e del ruolo fondamentale della squadra per crescere. Una regola applicabile a qualsiasi settore dell’attività umana. I migliori risultati si ottengono quando ciascuno svolge le sue funzioni con competenza ed onestà, condendo il tutto con una manciata abbondante di passione e d’amore.
In questo, l’Amatori Podistica è stata fortunata: una schiera nutrita di personaggi si sono succeduti, animati dal medesimo, altruistico obiettivo. Mi tornano alla mente Neri Sandro e Stuppini Raffaele: il primo, assicuratore, con bandierina in mano precedeva le manifestazioni che il gruppo organizzava dandogli prestigio con il suo austero comportamento, accompagnato sempre da Luciano Michiorri; il secondo, persona saggia e di poche parole, era pronto a rintuzzare gli attacchi all’unità del gruppo.
Ricordo che in una non tranquilla riunione presso la sala XX Settembre, in segno di dissenso con le esternazioni di un socio sull’operato dell’Amatori e del Presidente, si alzò insieme ad Alberto Nullo ed usci dalla sala in maniera rumorosa, attendendo all’esterno la conclusione dell’intervento.
Sensibilità e passione vanno a braccetto fra i Podisti dell’Amatori, al pari di poesia e amore.
E, a proposito di poesia, mi piace ricordare Mario Bernardini, uno che non ha mai avuto bisogno di premi per testimoniare come sappia toccare le corde del cuore con la delicatezza di un arpista. Insuperabile resta quella del figlio che accompagna la propria madre alla casa di riposo: “L’haco portata su”[3]. Quando Bernardini si iscrisse al gruppo era un po’ claudicante e scriveva in poesia “ vado qua e là, ma ciò la capoccia bbona e me sendo furtunatu”. Iniziò a correre una sera quando Bruno e Alberto Battistini, partendo da Terni, dopo una giornata di lavoro, arrivarono a Torreorsina e lo convinsero a mettersi le scarpette e a seguirlo, dopo qualche tempo partecipò alla Roma- Castel Gandolfo di oltre 30 chilometri.
Un momento toccante. Ero presente e conoscevo le difficoltà che aveva avuto a muoversi.
Sentii l’impulso di andargli incontro per incitarlo e complimentarmi con lui per l’impresa non facile. In quel piccolo miracolo si concentravano alcuni valori della vita: serietà, impegno, sacrificio, voglia di essere da esempio per tanti che rinunciano a lottare. Chi ha avuto modo di conoscerlo non può dimenticare il messaggio di vitalità e speranza trasmesso attraverso la sua esperienza. Mi sento fortunato, pensava e scriveva[4].
La vita di un gruppo è come una piazza grande dove tutti si radunano per raccontare e raccontarsi, ma anche per condividere gioie e dolori, speranze e timori; esperienze e sentimenti che servono a formare il carattere di ciascuno e a distinguere un gruppo. Un posto a parte occupa la figura di Roberto Gentileschi, oggi vice/Presidente dell’Amatori che partecipava alle manifestazioni con creazioni ingegnose, tali da marcare le manifestazioni di quella originalità folcloristica che non si dimentica, come il campanaccio installato su una bicicletta per partecipare alla marcia “Insieme per capire”, aperta alla partecipazione di podisti, ciclisti, pattinatori con mezzi rumorosi per richiamare l’attenzione sul grande tema della solidarietà. Un’altra originalità fu la riproduzione di un bambino, in dimensioni naturali, che fa pipì, a immagine di quello di Bruxelles che, caricato su un camioncino serviva, attraverso un rubinetto, a dissetare i partecipanti al Circuito dell’Acciaio.
Ha le sue manie, come tutti, e se lo sentite parlare di sesso, non preoccupatevi: non è pericoloso; le sue sono solo chiacchiere. E’ sempre brontolone, ma anche il primo della classe quando si tratta di lavorare.
Sono tanti i “corridori” che mi vengono alla mente e che per l’impegno e la convinzione delle idee hanno lasciato un segno. Il più importante è stato Giuliano Fiorini, prodigo di collaborazione e di soluzioni nei momenti difficili che ha investito l’Amatori, come quello tragico che vide un atleta accasciarsi mortalmente a terra durante una maratona.
Momenti terribili di disperazione: fra i primi a giungere all’ospedale, insieme a me, fu Giuliano, l’On. Nedo Canetti, il Presidente dell’ASL, Giorgio Di Pietro, e il Vice/Sindaco, Maurizio Benvenuti. Penoso fu il viaggio in macchina per accompagnare la moglie in Romagna.
Ci accompagnò, anche in quella sfortunata circostanza, l’amico Luciano Michiorri. Nonostante la sincerità della pena, mi sembrava che il conforto potesse apparire di circostanza; così, alle poche parole smozzicate, subentrò un silenzio quasi colpevole, incapace di testimoniare la tristezza del cuore.
Al ritorno a Terni, Giuliano mi fa “guida tu… che io mi sento stanco”. Anch’io ero a pezzi, ma gli detti il cambio restando con il finestrino aperto per prendere aria fresca in faccia e restare sveglio. Giuliano è stato per me un punto di riferimento costante, pronto ad affiancarmi ogni qual volta la necessità’ lo richiedesse. Segna interi capitoli della storia dell’Amatori ed è protagonista di gran parte delle storie che ho raccontato.
Ho sempre pensato che bello è tutto ciò che è vero. Sono un sognatore con i piedi per terra e considero prezioso ogni istante che ho dedicato alla costruzione di un gruppo che rappresentasse la città.
Sono convinto che le pagine migliori della storia di una comunità sia fatta da persone che dedicano il proprio tempo libero al bene sociale, senza secondi fini. Mi viene in mente la staffetta che io e Giuliano Fiorini facevamo tutti gli anni in commemorazione della strage di Bologna. La lunghezza della marcia, le difficoltà altimetriche, le casualità incontrate nelle varie edizioni che ci videro partecipare, meriterebbero di essere trattate a parte. Basti ricordare la circostanza che vide l’autista della Regione, Tori Gianfranco, che ci accompagnava, rispondere alterato ad una persona incontrata in un paesino dove si effettuava il cambio del testimonio. Il guidatore del pulmino rispondeva ad un intervento provocatorio dell’uomo, piuttosto alticcio, che risultò poi essere un carabiniere. Ci volle la diplomazia dell’Avv. Augusto Fratini, che ci accompagnava a ricomporre la vicenda evitando di presentarci in caserma, come intimatoci dall’uomo.
La staffetta Terni-Bologna è stata sempre sofferta, quasi a confermare i contenuti tragici che commemorava. In ogni celebrazione è stato presente il gonfalone del Comune di Terni ed un assessore. Anche a me è toccato l’onore di rappresentare il Sindaco di Terni alla cerimonia che ricorda la strage di 85 cittadini, tra cui il ternano Sergio Secci. Il dovere della memoria per tante vite stroncate supera i lenimenti del tempo e si rinnova nel ricordo di quanti hanno vissuto i momenti difficili della nostra democrazia.
L’Amatori Podistica Terni è stata sempre presente compreso il giorno in cui è stata intitolata la sala d’aspetto a “Torquato Secci”, primo presidente dell’Associazione dei Famigliari Vittime della Strage del 2 agosto. Il tragitto che collega Sesto Fiorentino a Bologna, l’ho sempre vissuto con grande emozione. Il concentramento delle staffette è fissato presso la “montagnola” a Bologna, da dove, in corteo, ci si dirige alla Sala Rossa del Consiglio comunale. Lì si alternano conferenzieri e si rendono omaggi ai gonfaloni, poi si va alla stazione di Bologna in attesa del suono della sirena che, alle ore 10.25, ricorda il momento dello scoppio. Segue un minuto di silenzio denso di messaggi. Ogni volta ero felicissimo di prendervi parte, una felicità che ha coinvolto tutti gli amatori il cui motto era IO CI SONO E TU?.
C’erano anche a Livorno gli atleti dell’Amatori Podistica Terni in occasione dell’anniversario della tragedia della Moby Prince, la nave passeggeri che nel 1991 bruciò avvolta nelle fiamme dopo una collisione con una petroliera proprio davanti al porto di Livorno.
Il gruppo ternano ha rappresentato l’intera Umbria, dimostrando così non solo la propria vocazione sportiva e organizzativa, ma soprattutto un significativo civile interesse per tutte le vicende che segnano la quotidianità (Per non dimenticare- martedì 10 aprile 2001-). Per l’occasione, in qualità di Presidente Nazionale della Fiasp scrissi sulla rivista “Sportinsieme”: “La FIASP partecipa alla marcia organizzata a Livorno per commemorare la tragedia della Moby Prince, la nave che, nel porto della città, avvolse fra le fiamme decine di passeggeri a seguito di una collisione con una petroliera, nel 1991. E’ il caso di sottolineare come le partecipazioni amatoriali a manifestazioni che coinvolgono la sensibilità popolare e che tengono desto il ricordo di eventi tanto tristi, assumano una valenza umana di alto significato etico che rivaluta lo sport, specie se inteso come elemento di fratellanza, di partecipazione e comunione di ideali fra le genti”.
Siamo stati presenti alla celebrazione del “Giubileo degli Sportivi”, tenutasi nella Piazza della Repubblica di Terni il data 24 ottobre 2000 e, successivamente, (insieme alla Fiasp e al Gruppo dell’attuale Presidente Fiasp, Colantonio Giuseppe) a Roma allo stadio Olimpico. La bandiera olimpica era portata dagli atleti dell’Amatori Podistica: Censi Fiore, Alberto Nullo, Capitanucci Renato, Palermo Pino e il sottoscritto a scambiarsi il ruolo di alfiere, poi, dietro, tutti gli altri. Per l’occasione il Coni ci aveva fornito un cappellino azzurro. Pochi giorni dopo, il Presidente del Coni Provinciale Massimo Carignani scriveva al gruppo ringraziandolo ed inviando alcune foto dell’iniziativa che aveva visto il gruppo parte attiva. Ho intenzione di richiamare su facebook e sul mio blog, una sequenza fotografica di quei momenti perché valga a non perdere la memoria delle motivazioni che hanno ispirato le scelte.
Spero, con la circostanza, di ricevere dai lettori segnalazioni di episodi significativi della storia del gruppo.
Una citazione merita Franco Rosati, uno che è solito alternare la corsa alla camminata, sintonizzandola a quella di Vincenzo Palermo, con il quale ha stabilito un rapporto preferenziale sulla scorta dei carichi di fatica e del passo. E’ piacevole la sua compagnia, ma non provate a intavolare con lui discorsi di politica. Sbattete male e ne uscirete malconci: lui ha sempre ragione. E’ una persona perbene che non ha mai fatto mancare il suo contributo alla vita del gruppo.
Altro protagonista di mille marce è Roberto Locci entrato subito negli organismi direttivi insieme alla moglie Lucia Mari sacrificando molto tempo libero a far crescere lo sport e a praticarlo; Falsini Pietro era il “letterato” del gruppo e, da bravo poeta, lasciava spesso la testa fra le nuvole. A torso nudo, nelle prime ore dei pomeriggi d’estate aveva l’abitudine di allenarsi per chilometri al campo Scuola; Censi Guerrino, amico non solo nella corsa, ma anche negli ideali di costruzione di una società libera in cui i giovani fossero i protagonisti. Con lui ho condiviso la vita del Bar dove organizzavamo storiche partite di calcio, tornei vari, feste, corse in bicicletta e riunioni in trattorie fuori porta.
Quello era un periodo in cui il Bar svolgeva una funzione sociale di rilievo, fino a rappresentare l’identificazione d’appartenenza, quasi fosse una bandiera.
Il Bar in cui ho maturato esperienze organizzative è stato il”Bar Emilia” di Virgilio Turrini, un bar come una fucina, dove si elaboravano idee, programmi e iniziative per la città. La più importante, “La Ternana in serie A”, è testimoniata da un filmato su internet; Cesare Durante il fotografo ufficiale delle iniziative sportive e colui che teneva i rapporti con Saint Ouen, città gemella di Terni, che hanno consentito la partecipazione del gruppo in terra parigina.
Impegnato nel difendere l’ambiente e le ricchezze del territorio, s’era legato al gruppo non solo per motivi d’amicizia, ma perché vedeva rispettata l’attenzione per lo sport, la cultura e il territorio; Visciotti Cesare è stato un pilastro del gruppo, dal quale inspiegabilmente decise di uscire. Aveva un passato da atleta per aver frequentato da giovane la boxe. Pugile era anche Deidda Benito, il fornaio di Dunarobba, che ad uno dei suoi figli Massimo ha fatto seguire il suo percorso di atleta arrivando al titolo di campione italiano dei pesi supergallo; Piantoni Athos merita, prima di un ricordo, un sincero ringraziamento per l’aiuto che mi ha prestato. S’incaricava di tenere d’occhio i miei tre figli, piccoli ma vivaci come diavoletti. Li lasciavo a mia moglie Pasquina, ma tenerli a bada era un’impresa titanica. Lui nonostante l’età e qualche acciacco l’aiutava rincorrendo per quanto poteva Carlo, Marco e Claudio. Carlo poi, sulle orme del padre, ha partecipato a tutte le maratone più famose (Maratona di New York, Atene, Londra, Parigi, Vienna, Roma etc.), mentre Marco, allenato dal Prof. Rodolfo Gobbi, partecipava a diverse gare nazionali di atletica; Listante Luigi è entrato un po’ più tardi fra gli amatori, forse spinto da Mariarita Bonaccia che dava il proprio contributo nei ristori insieme a Carla Toni.
L’associazionismo è così: si comincia per caso e poi la febbre ti prende; ecco Calcina Paola, sempre pronta a dare una mano e a sacrificarsi per gli altri. Di lei ho sentito dire che abbia preso i voti religiosi. Non so quanto sia vero. E’ certo che lavorasse anche allora per il bene comune e con spiccato spirito di solidarietà; Primi Renato ha iniziato a correre allenandosi con serietà ed impegno, quello stesso che mette negli incarichi che gli vengono affidati; Luigi Boria un amatore di grande equilibrio con il quale ancora oggi mi piace condividere tratti di strada in manifestazioni sportive, affrontando corsa e camminata; Giuliano Gennari, il “mangia chilometri”, lo ricordo alla staffetta del 2 agosto, nelle ore più difficili, non voleva il cambio ma continuava a coprire due o tre tratti con una freschezza invidiabile; Luciano Montesi è uno di quelli che alle parole preferisce i fatti. Le cose concrete fanno parte della sua formazione culturale. Oggi lo vedo più impegnato a trasmettere la sua esperienza di vita e di conoscenze acquisite con la pratica.
Una bella manifestazione a cui il gruppo ha preso parte è stata il “Giro dell’Umbria”, una corsa a tappe che nel ternano ha contato il tratto “Cascata delle Marmore- Sangemini. Al giro partecipavano professionisti ed amatori. C’ero anch’io in quella tappa. Gli dedicai ogni sforzo perché si passava sotto casa, allora abitavo in Via del Germano sopra la Cassa di Risparmio. Pur sostenendo una andatura di 12-13Km/h, passai a Borgo Rivo con un ritardo, rispetto a quello tenuto dai professionisti, di 18/20 Km. orari.
Un gran tifo lo stesso, perché rappresentavo in quel momento il quartiere.
La cura organizzativa si aggiungeva a quella informativa sui benefici della marcia e sugli effetti salutari nel fisico. I volantini, oltre al programma dell’iniziativa e al regolamento, riportavano consigli utili sul modo di intendere e fare lo sport a chi esordiva per la prima volta in una Maratona. Consigli pratici che se seguiti, al di la del diverso grado di preparazione dei partecipanti, potevano evitare a tutti noiosi inconvenienti durante la corsa e dopo.
Si passava da cosa indossare a cosa mangiare, da come prepararsi prima della partenza a come comportarsi durante la “gara” e dopo. Tutte queste notizie pratiche scaturivano da incontri e convegni con la collaborazione della dottoressa Giorgina Scarficcia che per anni ha diretto il centro di medicina dello Sport a Terni con scrupolo e serietà, fino a fare del centro un punto di eccellenza nazionale.
L’impegno del gruppo nel campo della salute è stato notevole, perché far passare il concetto di benessere fisico derivante dall’attività motoria non è facile.
Non è facile far passare la differenza che esiste fra la certificazione medica di “sana e robusta costituzione”, (attestazione della quale ci si è sempre contentati), alla costruzione di un fisico sano attraverso l’esercizio motorio. Per molti il “pezzo di carta” rilasciato dal medico, senza nemmeno tanti accertamenti, vale più dell’impegno insito in una reale “cultura della salute”. Ecco perché i nostri volantini riportavano anche attraverso slogan il modo di comportarsi e di vivere lo sport.
Ritornando ai volantini ci siamo man mano organizzati copiando prima, analizzando e prendendo dagli altri, distribuiti durante le manifestazioni sportive, il meglio per dare le corrette informazioni ai partecipanti, senza perdere di vista la serenità a garanzia degli organizzatori.
Visibilità e comunicazione: l’arma segreta
Nel 1981 la scheda d’iscrizione alle manifestazioni cominciò ad essere pubblicata su “Il Messaggero”. L’escamotage consentiva di essere soggetti all’attenzione dei lettori. Una pubblicità gratuita ed estremamente efficiente.
S’è già detto di quanto pesi la credibilità di un’organizzazione o di un’iniziativa. Noi, con quella scelta, stavamo mettendo una pietra sull’altra nel faticoso cammino di consolidamento del gruppo.
La forza dell’Amatori poggiava, dunque, su due aspetti fondamentali:
1) la percezione: in sintesi, la considerazione acquisita dalla popolazione della validità delle attività del gruppo e l’analisi degli aspetti connessi all’organizzazione meritevoli di essere incrementati nella qualità e nella quantità;
2) la pianificazione: di ogni particolare organizzativo, non lasciando nulla al caso.
I due obiettivi operativi erano perseguibili in virtù della presenza di un direttivo forte nei singoli e nella struttura di squadra, grazie all’esperienza già maturata nei circoli e nelle associazioni.
Una ricchezza che la città ha sempre valorizzato dando contributi e vicinanza al gruppo per tutto quello che metteva in campo.
Portare tanti atleti e camminatori provenienti da ogni angolo d’Italia non è ascrivibile solo ai meriti dell’organizzazione, ma alla condivisione del progetto fra tutte le componenti sociali operanti nel territorio.
Lo sport è anche ricchezza. Le dimensioni inattese del fenomeno ha presto posto problemi di ricezione e di accoglienza. Ci siamo posti il problema di aumentare i giorni di permanenza e su come impegnare i famigliari dei partecipanti alla Maratona.
Con Giuliano Fiorini si è pensato di fare ricorso alle bellezze ambientali e paesaggistiche del territorio, procurarsi delle guide che illustrassero ai camminatori le parti storiche della città ed offrendo pacchetti turistici attraverso le agenzie cittadine.
Unire Cultura e Sport è stato un collegamento naturale, spontaneo e risolutivo. Pur non potendo contare su una tradizione turistica, si è insistito nel proporre nella forma più gradevole le disponibilità storico-ambientali di cui il nostro territorio dispone: dalla Cascata delle Marmore al Lago di Piediluco, da Carsulae alla Valnerina.
Ma la divulgazione della presenza dell’Amatori fu, da subito, un’arma vincente. Presto si intensificarono i contatti con tutte le riviste e quotidiani sportivi locali e nazionali: “ Nuovo VAI”, “Sportinsieme”, “Sport Abruzzo Marche Umbria”, “Sportumbria”, “Jogging”, “Il Brivido Sportivo”, “Sportinsieme”, “Il Veterano Sportivo”, “Corriere dello Sport”, Corriere dell’Umbria”, “Messaggero”, “La Voce”, “Tuttoscuola”,“Pianeta Sport”, “Informatutti”, “Oblò”, “Il Nuovo Calcio”, “La Pagina”, “Ternana Stadio”, “Terni Si”, etc. Sulla comunicazione si è puntato per dare una svolta all’accoglimento delle attività del gruppo in città e dare credito alla serietà del lavoro che sta dietro al varo di ogni manifestazione sportiva.
A molto è valsa l’esperienza maturata da altre entità sportive a grande richiamo di partecipazione. Di essa si è fatta virtù intervenendo per migliorarne gli aspetti ed integrarli alla realtà locale.
La presenza in città è stata sempre attiva portando anche all’attenzione dell’opinione pubblica lo stato del “Camposcuola”: gradinate sfasciate, spogliatoi al limite dell’agibilità e del decoro, gli orari- apertura alle 15 e chiusura alle 19.40, quasi in concomitanza con la mitigazione dell’afa cittadina.. “ Chi ha il coraggio di accedervi parla di condizioni pietose degli impianti igienici, delle gradinate, degli utilizzi degli spazi interni occupati da baracche e strutture che deturpano l’ambiente. Scarsi i controlli da parte dei vigili urbani…” -Corriere dell’Umbria 17.08.2000. Ma il gruppo non si limitava a protestare, ma aveva proposte non escluse quelle di prendere vernice e imbiancare gli spogliatoi del campo scuola sfruttando le opportunità che un gruppo come il nostro ha nelle fila professionalità come questo caso di imbianchini.
Certo lo scopo è stato duplice. L’aver restituito il decoro ed essere diventati “guardiani” nei confronti di quelli che volessero riportare i muri in uno stato pietoso. Se oggi il campo scuola è frequentato e le cose sono migliorate, si deve all’Amatori che sono stati un vero pungolo dell’Amministrazione.
Debbo dire che gli assessori allo Sport del Comune e della Provincia di Terni non hanno mai fatto mancare il loro apporto e per questo li ringrazio.
Il Doping
Non smette di occupare le prime pagine dei giornali e dell’informazione televisiva il doping nello sport. Ultimo di una lista che purtroppo non è destinata a chiudersi è stato il marciatore olimpionico Alex Schwazer che ha confessato, dietro qualche pressione, di essersi rifornito del doping in una farmacia in Turchia. Una condanna senza limiti e una lotta instancabile e quella che il Gruppo Amatori Podistica Terni sostiene dalla sua costituzione.
Il 9 ottobre 1998, nel corso di un convegno, tenutosi presso la sala consiliare del Comune di Terni, sul tema “Sport, salute e doping”, ci fu un intervento significativo del senatore Guido Calvi: “…Un atleta non muore a 39 anni. Se non è stato oggetto di attenzione di qualche medico di malaffare. Sarebbe opportuno che nel mondo del ciclismo, per esempio, si andasse a verificare quali sono le condizioni di salute di molti atleti che vivono una stagione straordinaria, poi scompaiono, e la ragione perché un grande atleta che è stato una delle mie grandi passioni sportive, dei miei anni giovanili come Riva, uno dei più grandi calciatori italiani, o Rivera, fossero grandissimi atleti, ma nel rivederli nei filmati odierni li ritroviamo esili, magri rispetto alla corpulenza di taluni atleti che vediamo invece oggi tutte le domeniche sugli stadi. Ha ragione Zeman, ha detto una cosa vera, ha avuto il coraggio civile di dire che i calciatori italiani, beh! Non nascono così, diventano così..Non è possibile immaginare che un atleta di dimensioni normali nel giro di qualche anno, non per allenamento certo, assuma una dimensione fisica particolarmente imponente.
Noi non possiamo tollerare scorciatoie...non le tolleriamo sul piano dell’etica, della lealtà, dello sport. Prende sempre più piede il legame fra doping e criminalità organizzata.
E allora bisogna intervenire subito e con rapidità proprio su quei soggetti che sono i portatori inquinanti del fenomeno, colpire con durezza dirigenti di società, dirigenti di federazione, farmacisti, medici e tutti coloro che in qualche modo utilizzano un essere umano per trasformarlo in un robot…” L’intervento di Guido Calvi, avvocato di Massimo D’Alema e avvocato di parte civile nel processo per la morte del poeta e regista Pier Paolo Pasolini, s’è espresso così al riguardo: “ Non sono di quelli che vedono la necessità di intervenire continuamente con nuovi reati, con nuovi fattispecie di reato, il panpenalismo appartiene a un’altra stagione del nostro sport. Occorre intervenire con rapidità individuando soltanto quell’aggiunta all’art.445 del codice penale che prevede la somministrazione di sostanze medicinali, nocive per la salute...”.
E’ diffusa la convinzione che anche in campo amatoriale si faccia uso di sostanze illecite. Senza false ipocrisie, il fenomeno esiste e rappresenta una piaga aperta nel mondo dello sport non competitivo.
Con altrettanta certezza, posso assicurare, anzi giurare, di non aver mai avuto sentore di questa pratica scellerata in seno all’Amatori Podistica Terni. Scoprire, anche casualmente, l’esistenza di una illegalità sarebbe per me una violenza ai principi in cui ho sempre creduto e per i quali mi sono battuto.
Il doping è una pratica scellerata che mina, prima che il fisico, il morale, la percezione etica individuale, svilendo il significato di sacrificio, lealtà, impegno e rispetto.
Sarebbe un fallimento totale che distrugge anima e corpo. La cultura della sconfitta è preziosa, educa al pari di quella della vittoria; ma è ancor più utile a far comprendere i limiti nei quali ciascuno di noi è contenuto e a dare valore alla partecipazione come volontà di impegno e sperimentazione.
Mi sento perfettamente in linea con quanto perseguito faticosamente da Don Antonio Pauselli, recentemente scomparso, nel sostegno ai meno fortunati e ai più deboli ed emarginati. Il suo progetto di difesa della dignità della persona umana si è snodato attraverso l’esempio e la parola, nella cura per l’ambiente, fin quando era parroco alla chiesa di S. Gabriele, dove dette vita al gruppo “Progetto verde”.
Lo ricordo al mio fianco durante tante manifestazioni sportive. Non mancava mai alla Maratona delle Acque; ci teneva al punto di fissare le date delle Prime Comunioni in periodi che non interferissero con la manifestazione sportiva.
Era fautore del concetto che lo sport è vita e socializzazione. Sono sicuro che in calzoncini corti percorrerà anche le vie celesti.
Fin dal nascere abbiamo avuto la necessità di crescere e svilupparci attraverso la diffusione di una nuova cultura dello sport, secondo un piano di gradualità, partendo dalle nostre conoscenze e coinvolgendo personaggi legati alla Storia dell’Amatori Podistica Terni. Voglio ricordare il Prof. Montanari Giuseppe operante presso l’Ospedale di Gubbio e collaboratore del Coni, Ascani Aristodemo giornalista sportivo, Strozzi Gastone, direttore responsabile di “Amatori Podistica Terni”, Rocco Ruggero del Coni; Marson Roberto Presidente Federazione Italiana Disabili, Selli Lucio (responsabile del PCI regionale, membro del gruppo sport del PCI nazionale e in seguito collaboratore del Ministro Melandri), Alberto Gualtieri, Presidente del CUS Roma, organizzatore della Corsa di San Silvestro; Avv. Renzo Nicolini Presidente del Credito sportivo e del Coni Provinciale (ha contribuito fattivamente alla proliferazione di impianti sportivi nella nostra regione); Avv. Massimo Carignani (Presidente del Coni che offrì al gruppo la sede presso il CSI ); Benito Montesi (dirigente nazionale della Pallavolo); i giornalisti Aligi Pontani (La Repubblica), Marco Ventimiglia (L’Unità) e Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport) presenti al convegno “L’informazione e il nuovo assetto sportivo”, svoltosi il 7 ottobre 1994 nella sala consiliare del Comune di Terni; oggi Aligi Pontani cura sulla Gazzetta lo spazio“Tempo Scaduto”,Valerio Piccioni, giornalista e podista, ha preso parte come inviato della Gazzetta alle Olimpiadi di Londra dal 27 luglio al 12 agosto 2012, per documentare il più grande evento sportivo mondiale. Fin da ragazzino ha corso tutte o quasi le edizioni “Corri per il Verde” e ha raccolto le sue emozioni e i dati delle gare in un volume.
Di rilievo è la figura di De Franco Filippo, Presidente lega nazionale atletica UISP. Quest’ultimo organizzatore della manifestazione “Vivicittà” che ad aprile coinvolge tutt’Italia ed ultimamente anche alcune città europee. L’iniziativa è partita nel 1984 e da allora non si è più fermata. La "corsa più grande del mondo" continua ad essere la grande protagonista dello sport per tutti, abbracciando in un'unica, originale formula, atleti professionisti e sportivi della domenica: stessa distanza di 12 e 4 km in tante città italiane ed estere, unica classifica in base ai tempi compensati. E ogni anno, un tema per cui battersi: la pace, i diritti umani, il rispetto ambientale, l'uguaglianza sociale, la solidarietà tra i popoli. Perché la libertà (di correre) non sia un privilegio di pochi.
Ricordo che De Franco mi chiamò, stavo al mare, e mi convocò insieme ad altri dirigenti per affrontare l’organizzazione di questa iniziativa che doveva svolgersi in diverse città italiane contemporaneamente. Avevano acquisito risonanza le nostre capacità organizzative presso i dirigenti dello sport nazionale. Questo a riprova del fatto che se si fanno le cose con passione i risultati vengono sempre. L’adesione di personaggi autorevoli si deve all’interessamento dell’On. Nedo Canetti che ha saputo coinvolgere figure capaci di dare prestigio all’interminabile lista degli amatori. Un ringraziamento sincero lo si deve all’apporto che l’on. Bartolini ha sempre assicurato al gruppo, schierandosi in prima fila nella partecipazione e nella passione con cui ha saputo condurre il legame fra gli iscritti.
La nostra struttura organizzativa ha operato in termini di “fare” per introdurre innovazioni sul modo di intendere e fare lo sport.
Positive le iniziative amatoriali promosse nei confronti degli anziani “Idea per il verde” ai prati di Stroncone e dei più giovani con il torneo amatoriale di calcetto nonché la partecipazione ad eventi nazionali come il Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi (1882/1982); Giubileo a Roma nel 2000, partecipazione al Convegno “Tutela giuridica ed assistenza sanitaria pubblica nelle attività sportive ed agonistiche”, promosso dagli organizzatori della 1000x1000.
L’attivazione di un percorso circolare a Collicello ha rappresentato fin dalla sua apertura una forma di attività motoria basata sul camminare nel territorio, sia lungo percorsi stradali che attraverso sentieri etc. con l’intento del rispetto per l’ambiente che attraversa. L’Amatori non si è fatta mancare l’escursione al Monte La Croce il primo di ogni anno con in testa il nostro Alberto Nullo…
Ringraziamenti e propositi futuri
Un ringraziamento sentito va a tutti gli iscritti della prim’ora, compresi quelli che non ho ricordato e a quanti hanno aderito successivamente al gruppo condividendone le finalità che lo sport persegue: aggregazione e socializzazione unito all’aspetto salutare. Un grazie particolare lo rivolgo, a tutte le donne dell’Amatori Podistica Terni, spina dorsale del gruppo, portatrici di serenità e felicità che hanno collaborato e che ancora collaborano, supportando le idee del gruppo, arricchendole della loro personalissima fattività, creatività e voglia di fare.
A chiunque abbia la bontà di leggere queste righe voglio assicurare che l’impegno che ho sempre messo è stato quello di costruire un gruppo aperto a tutti, dinamico e competitivo finalizzato a valorizzare la comunità ternana e le manifestazioni di eccellenza come lo è la Maratona delle Acque.
Ho sempre seguito una filosofia che sappia coniugare la leggerezza del divertimento all’importanza delle relazioni interpersonali, interpretando lo sport come salute e piacere di condividere le fatiche di una corsa con altri, arricchire le proprie conoscenze, continuando così la metafora della vita che vede gli sforzi quotidiani vincenti quando sono ripagati dalla partecipazione di tutti.
Sono orgoglioso di aver potuto contare sullo spirito e la volontà di uomini capaci di assicurare a un’idea la realizzazione pratica e difenderla. Fra costoro annovero tutti quelli che mi sono stati vicini.
Il successo è fare un passo alla volta, tutti insieme nella consapevolezza che l’innovazione e il cambiamento richiedono la partecipazione attiva di tutti e la condivisione di valori come la collegialità, le regole come valori da coniugare con quelli dell’individualità e della libertà di correre o camminare, insomma regole in cui il gruppo si riconosce.
Lo scopo di queste note è ricordare 28 anni di presidenza con l’enfasi e la retorica necessarie; far sentire partecipi, quanti oggi sono iscritti all’Amatori Podistica Terni, della storia dell’associazione e protagonisti della sua continua crescita.
Un abbraccio a tutti.
[1] Lu jornu de la maratona
di Ivo Gresta, Terni
Che jornu, quillu de la Maratona.
A la partenza, 'na marea festosa,
che co1 'na bavarola numerata,
camminano pe' ore
come a na scampagnata.
Li fij su la carrozzella,
mariti, co le moij, chiachieranno,
perchè jà messa lenta 'na bretella.
Quarche capoccia bianca,
s'entravede,
de quilli c'onno sempre
avuto fede,
che cammina assieme è troppu
bellu,
anchi se piove,
portano l'ombrellu.
Le scarpe sò de pezza o
sò firmate,
basta che fanno fà le camminate.
Quarc'unu co' la panza fa fatica,
la faccia è tutta 'n bagnu
de sudore,
ma a vede tutta testa gente
amica,
nun pensi che cammini
pe tant'ore.
Quanno che sò sottu la Cascata,
quilli che cionno 'n po più
allenamentu
vedenno sta fontana 'ncipriata,
se sentono lu core più contentu.
E quanno sò arriati a lu traguardu,
co li purmuni sazi d'aria bona,
se cercano fra loro
co n'u sguardu.
'Ce vedemo
a la prossima Maratona.
Maratona delle acque 1983
di Spino Biancifiori, Terni
La Maratona che passa
pe' le strade de Terni
riscopre tuttu
lu sapore anticu
de la sfida a lu tempu
attraverzu lu spazziu
portanno
co' la fiaccola più pura
la vita stessa
incundru a la natura.
Mendre
'rhmezzu a lo verde
gioani e vecchj
sfilono a mijara
sotto 'gni maja
'ndrisa de sudore
è troppu bellu
'mmagginacce un core
che a fronte arda
sotto 'na bandiera
'n do' abbraccicati
sto' li «cinque anelli»
passi a significa
che da fratelli
se pole curre
'ncundru a lu distinu,
senza che lu colore
murtifichi la pelle
de gniciunu.
Magari sempre l'omu
cojesse come questa
un'occasione
pe' misurasse
senza lu cannone;
la pace de 'stu munnu,
la smetterebbe
d'esse un'illusione.
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[2]
“Anni fa, me lo ricordo, l’Arci-Uispe annava male,
se parlava, e non a torto, de un casino madornale.
Tutti erano un po’ anarchici, co’ li sordi e le parole,
e tra quelli più romantici c’era un clima de rancore
Li compagni e li politici, non sapevano che fa,
a parole erano critici, ma li fatti…pè carità.
Qui ce vole l’omo giusto, c’abbia in pratica lo sporte
Che sia vispo e un poco fusto, pè parà sta mala sorte.
E arrivò Larry Mannino, con quell’aria assai gaudente,
quanno vide sto casino, diventò come un tenente.
Taglia qua, litiga la, arcuci sotto, incolla sopra,
non se poteva più scappà, era peggio de na piovra.
Ma l’impegno, lo dimostra, non lo mette solo a corre,
in balia de questa giostra s’è finito per imporre
Janno dato del fascista, ma de fatto annava bene,
era il primo della lista pè zompà tutte le cene.
Mò me pare che sta a noi, vojo di a chi ce lavora,
senza usà il senno di poi, dimostra una cosa sola:
(e tenemocela a mente!) che sbagliando se migliora.
Bone feste, Presidente”
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[3] L’haco portata su
L’haco portata su a li bonvecchi,
l’haco portata su la madre mia,
l’haco portata a menzu a quilli vecchi,
l’haco portata lì, po’ vengo via.
Mendre faceo giù tutte ‘lle scale,
sendo ‘na voce fioca che dicea:
“fiju mia caru ‘nde sindissi male”,
quella parola tuttu me struggea.
Lu core me se strinze, me girai,
l’ho vista lì ‘mbalata, stea su dritta,
cò l’occhi mia bagnati la guardai,
sendenno po’ qua drendo ‘na gran fitta.
Rimorsu de coscienza lì me prese,
me ricordai de quando ea tribbulatu
Per alleamme e senza le pretese,
cò quilli sacrifici ceo studiatu.
Arfaccio su de corsa la rambata,
la strigno fra le braccia, je do ‘n baciu,
artorno indietro arfaccio quella strada,
ceo essa questa vorda sottobbracciu” (febbraio 1989)
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[4] Me sendo fortunatu
“E se vò zoppicanno tuttu l’anno,
me sendo uguarmende furtunatu,
ciò la capoccia bona e allora quanno
l’ho da ‘ddoprà pe fa, me sendo fortunatu.
Da quillu giorno che faccio puisia,
mangu me sembra vero de ‘ste cose,
riesco a fa capì ‘stu core mia,
scapanno quelle belle a le schifose.
E se ‘che vorda penzo a tuttu questo,
me se accappona tutta eppò la pelle,
da la filicità e n’è pretestu,
me sembra d’acchiappà tutte le stelle.
De questo che io ho dittu, la morale,
è che se da ‘na parte m’ha leatu,
quisti distinu arquandu disuguale,
de sindimendu, tandu me n’ha datu.
Eppò a ‘la fine, solu quello vale,
inziemi a ‘la bondà ch’è la sorella,
perché non semo fatti pè lo male,
ma pè dà amore, cosa assai più bella.” ( Terni, 15.5.1999)
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