Terni avrà il suo giusto riconoscimento…
Terni avrà il suo giusto riconoscimento…
“Terni avrà il suo giusto riconoscimento”. Su questa frase riposano le speranze di vedere la città giocare un ruolo di maggior rilievo in tema di formazione universitaria. La promessa di inserire il Polo di Terni nello statuto dell’ateneo perugino in via di revisione, mira a rassicurare le pressioni che a livello sociale e politico ha visto protagonisti i maggiori enti del territorio.
Appurato, tuttavia, che promesse e speranze restano tali se non si insiste nel dare loro forma concreta, i timori dei ternani di imbattersi in ostacoli e impedimenti al progetto, trovano riscontro nell’atteggiamento a dir poco prudente sin qui mostrato da Perugia nell’allargare i confini dell’ateneo.
Quanto a vaghezza, anche l’affermazione secondo cui “Terni avrà il suo giusto riconoscimento”, non lascia tranquilli gli studenti ternani e le loro famiglie, stando almeno alle esperienze del passato e i disagi del presente che vedono gli oltre 600 studenti di medicina e di infermieristica convivere in sei aule.
Da un paio d’anni i lavori della nuova sede di Medicina sono stati terminati, ma di affidarle il ruolo operativo che merita ancora non si parla. Sembrava che a ottobre scorso, la sede dovesse ottenere “il suo giusto riconoscimento”, ma ai ritardi decisionali si sono aggiunti altri ritardi.
Mostrarsi scettici di fronte alle più oneste intenzioni non è l’atteggiamento preferito dai ternani, ma alimentarsi di sole promesse condite di fumanti speranze, rischia di diventare un pasto dietetico di cui la città non ha affatto bisogno.
Numeri e progetti, così come qualità e esigenze del territorio impongono scelte che siano di supporto allo sviluppo. Razionalizzare i servizi di formazione decentrandoli non significa rinunciare a posizioni di controllo, ma favorire le opportunità formative a vantaggio dell’interesse della regione.
In questa ottica, seguire passo passo le misure di modifica allo statuto e concretizzare la funzionalità delle strutture non appaia come mancanza di sfiducia nei confronti degli operatori, piuttosto lo si interpreti come una naturale e totale maturazione dei tempi, oltre la quale c’è solo il rischio di compromettere ogni buona intenzione.
Terni, 23 settembre 2011
Giocondo Talamonti