Rispondere al contratto o al modello di Paese?


Dato corpo a quota 100 e al reddito di cittadinanza (il primo doveva superare la legge Fornero, ma dura solo tre anni, al termine dei quali la 'Fornero' tornerà in piena salute; il secondo anch’esso limitato nel tempo), il contratto fra gli alleati di governo prevede, al momento, come punti di caratterizzazione la flat tax e l’autonomia differenziata.
Flat tax. Chi ha avuto a che fare con questi temi sa benissimo che presenta un rischio sotto due profili: uno è quello degli introiti e l’altro è quello dell’equità.
 La promessa iniziale doveva essere una aliquota unica, com’è una “tassa piatta”, ma poi ci si è accorti che costava 70 miliardi di euro. La nuova formula sembra prevedere che sopra i 50.000 euro di reddito “familiare”, le vecchie aliquote restano quelle di prima.
 Un fisco messo male, molta evasione e poco si fa per sconfiggerla facendo leva sulla prevenzione, sull’educazione e sul rispetto degli altri. Si ricorre spesso ai condoni anziché prevedere il carcere per chi evade e per chi porta all’estero la ricchezza italiana.
L’autonomia differenziata è in discussione, ma va ostacolata, soprattutto in materia di istruzione perché l’ordinamento è e dovrebbe rimanere nazionale e perché i diritti e i doveri non sono regionalizzabili.
È questo il modello di Paese che il contratto e le diverse visioni politiche dei contraenti ci propongono?
 Non sarebbe più facile lavorare ad un modello Paese dove a prevalere siano tematiche come il superamento delle disuguaglianze, l’occupazione da incentivare con politiche ad hoc, investimenti da fare con sgravi fiscali alle imprese e ai lavoratori, potenziare la scuola e l’istruzione universitaria?
Abbiamo la metà dei laureati dei principali paesi europei. L’ Italia è penultima in Europa chiude la Romania. Si va avanti per spot, in una campagna permanente, con una comunicazione spesso ingannevole.
È cambiato anche il modo formale di procedere: una volta si ascoltava il Parlamento, ora le decisioni più importanti si prendono e si apprendono nei dibattiti televisivi, in conferenza stampa o mediante messaggi via twitter. Le cose si faranno pure, ma sembrano avulse da ciò che effettivamente occorre e senza pensare al dopo. È necessario, invece, dare vita a un modello che consente di occuparsi dello sviluppo e del futuro della nazione, in un contesto sempre più europeo.