Va costruito un dialogo permanente tra Scuola, Università e Mondo del Lavoro. Più orientamento per i ragazzi.


Fonte. Il Messaggero del 26/08/2009


Università e territorioMondo della scuola e imprenditoria si cercano da tempo ma non riescono ad incontrarsi. Gli imprenditori dicono che sarebbero ben felici di assumere giovani ternan se avessero le competenze.


I giovani laureati costretti all’emigrazione. Più del 95% va a lavorare fuori, solo un misero 4% trova posto in loco.Laureati e pronti a partire. Ottenuta la pergamena, quel famoso “pezzo di carta”, via con armi e bagagli, si va a lavorare fuori. È il destino che tocca ai giovani ternani:”solo il 4,5% dei laureati ternani – compresi i ragazzi che studiano fuori sede, per esempio a Roma o Perugia – trova lavoro nella nostra provincia” spiega il preside dell’istituto professionale Pertini, Giocondo Talamonti.


La percentuale parla da sola. Vuol dire che novantacinque laureati su cento, per trovare un impiego devono andarsene. Perché? Di sicuro la colpa non è dei ragazzi , visto che ce ne sono di bravissimi- assicura talamonti – quello che non funziona è il legame tra il mondo della formazione e delle imprese. Servono rapporti più stretti bisogna costruire un dialogo permanente l’istituzione scuola deve essere inserita nel tessuto della città, quale patrimonio di tutti. E poi manca una cultura dell’orientamento per i ragazzi che coinvolga le scuole, le università e anche le aziende.” Eppure, scuola e imprese sembrano proprio cercarsi.


Gli imprenditori ternani, giurano che sarebbero ben contenti di assumere giovani del posto: “molto semplicemente :noi ne abbiamo bisogno – dice il presidente provinciale della confai carlo salvati – per quanto ci riguarda il confronto con la scuola e con l’università è indispensabile. Ma bisogna dire la verità: fino ad ora, l’università non è riuscita a comprendere la realtà terzana.

Il nostro è un territorio che ha bisogno di imprese manifatturiere, ed ha bisogno di tecnici preparati, quelli ch ci invidiavano in giro per l’italia.


”E dire che le imprese, da parte loro, dicono di provarci. “diversi nostri associati, di recente, hanno bussato proprio all’università , proponendo delle collaborazioni - -racconta salvati- ma si sono trovati di fronte costi altissimi che li hanno costretti a rinunciare. Non intendo fare polemica, ma voglio dirlo con chiarezza: sarebbe necessariaanche una specializzazione dell’offerta formativa, soprattutto una specializzazione dei corsi universitari” Salvati e Talamonti hanno chiaro in mente il ritratto di quel tecnico che la scuola dovrebbe formare e che il mercato richiede. È una figura trasversale capace di muoversi agilmente tra elettronica, meccanica ed impianti elettrici.

La meta da raggiungere è chiara quanto ambiziosa: saldare in un unico pezzo scuola università ed imprese. “noi lo ripetiamo da tempo – rimarca ciano ricci feliziani, presidente dell’associazione terni città universitaria – bisogna ragionare suoll’identità del polo universitario. Occorre uno sforzo di coordinamento, ma dobbiamo prendere atto del fatto che oggi, nonostante l’impegno profuso da più parti, l’università non è ancora riuscita a capire il territorio di Terni”. Intanto c’è chi qualche tentativo di saldatura tra scuola e mondo del alvoro prova a farlo.


Giocondo Talamonti si lascia scappare la battuta” da qualche parte bisogna pur cominciare”.


Proprio l’Ipsia Sandro Pertini e la Confai hanno firmato un protocollo di Intesa dedicato alla cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro. Saranno costruite commissioni di studio per approfondire gli aspetti più delicati della questione, e poi anche dei corsi di apprendistato. L’obiettivo finale è formare docenti, che insegnano all’istituto professionale, ma anche gli imprenditori ed i lavoratori.