Per sopravvivere all’apertura, oggi ogni edicola è colorata con giocattoli buste a sorpresa, album, giochi da    tavolo, calendari, quaderni, figurine (un tempo c’erano solo quelle dei calciatori e qualcuna degli animali, ora ce ne sono tantissime che discendono dai videogiochi e dai cartoni animati). I giornali non consentono più guadagni all’edicolante e nonostante i tentativi di dotarsi dei nuovi elementi tecnologici (vendita delle ricariche telefoniche), ticket per l’autobus e biglietti delle lotterie, sono allarmanti le notizie di chiusura delle edicole e la conseguente perdita di posti di lavoro. Occorre agire magari prevedendo l’accesso al finanziamento pubblico per l’editoria. Certo la tecnologia non aiuta l’edicolante. I giornali riportano notizie che i social hanno già anticipato.

Dal 1990 le vendite di quotidiani e periodici si sono dimezzate, anche se resistono i settimanali di gossip e tv.

 Se poi i punti di vendita si trovano in una posizione che non si affaccia su una piazza o su strade di gran movimento di persone, tutto diventa più difficile. L’attenzione al problema merita considerazione perché la chiusura degli edicolanti coincide con la diminuzione della diffusione dei mezzi che hanno, fino ad oggi, garantito la democrazia.  La chiusura delle edicole è un segnale del peso della crisi.  Quando il fatturato non è sufficiente alla sussistenza di un punto vendita la crisi investe anche gli editori e i distributori. Parallelamente alle edicole si assiste alla chiusura delle librerie. Negli ultimi anni circa 2300   le librerie hanno chiuso i battenti non solo perché, in Italia, si legge poco, ma anche dalle nuove presenze di formati digitali: e-book e audiolibri.

La progressiva chiusura delle librerie è una grave ferita al tessuto culturale già molto fragile del nostro paese. Le piccole librerie di quartiere, sono luoghi sociali, ove si prendono e si scambiano informazioni, si fanno amicizie, magari partendo dalla lettura comune di un libro
Una mobilitazione dell’opinione pubblica sarebbe davvero utile ed opportuna.





Il Coronavirus ha fatto il suo esordio in Italia. Si tratta di due turisti orientali ricoverati allo Spallanzani di Roma.

Al di là del fatto che quanto sta accadendo in Cina ha avuto un eco mondiale è da sottolineare che ciò non giustifica la vasta informazione che crea, forse, ingiustificati allarmismi. Se è vero che non bisogna sottovalutare nulla è da condannare il dilagare della psicosi da coronavirus e la crescita del sentimento anti-cinese.
 Il nostro Governo, decretando lo stato d’emergenza, ha bloccato i voli in entrata ed in uscita dalla Cina.
Nonostante che non vi siano casi che riguardano gli italiani è martellante la voce dei telegiornali sul problema e la corsa di accaparrarsi le mascherine per proteggersi da chi potenzialmente (tutti) potrebbe esserne affetto.
La comune influenza annuale produce centinaia di decessi l’anno, ma nessuno se ne cura. Se questa psicosi dovesse servire a far crescere la cultura della prevenzione, mettendo in evidenza l’importanza dell’igiene, ben venga. In tale prospettiva si cominci a porre l’attenzione sulla situazione locale come ad esempio quella di tenere ben puliti i bagni pubblici e a riaprire quelli chiusi in spazi pubblici come lo è quello del parco di viale Trieste, a Terni.
Nel mentre delle multinazionali impegnate alla ricerca del vaccino, l’industria delle mascherine fa buoni affari.
 Dall’ evento negativo si possono trarre anche benefici compreso quello di far comprendere l’importanza del vaccinarci.
Unico modo per prendere quelle precauzioni che non consentano ai virus di diffondersi e di creare una pandemia che crea ondate di panico globali e che tutti vogliono scongiurare.
Al di là degli aspetti sanitari il caso del coronavirus produce, per di più, pesanti effetti sull’andamento delle borse valori di tutto il mondo. Esiste infatti un nesso tra le percentuali del contagio ed il calo del Pil cinese che, a cascata, si ripercuote a livello mondiale.
 Se la “locomotiva produttiva” della Cina rallenta, tutto il sistema globalizzato dell’economia commerciale e finanziaria si ammala. La decrescita della produzione si infrange come uno tsunami sulle più fragili economie, specie quelle sull’orlo della recessione.
  Non dobbiamo perdere di vista questo aspetto che mostra una nuova faccia del morbo conferendogli l’entità di “vero virus” per la pericolosità in termini di disumanizzazione, di disoccupazione, di povertà, di odio e disprezzo per l’altro.





Camminata FIASP 09.02.2020

Domenica a mattina Camminata alle Gole del Nera. Una bella giornata ha accompagnato i podisti dell’Amatori Podistica Terni. Dieci chilometri circa, con partenza dai resti del Ponte d’Augusto, antico di più di 2000 anni. Il percorso si è snodato lungo la strada che costeggia il Fiume Nera,  fino a raggiungere la sorgente del Lecinetto. Al termine una colazione ricca, con dolci e pizza grassa. Io c'ero...