La Shoah, “distruzione”, si può definire la più grande
sospensione dei diritti umani della nostra storia recente. Chi è stato a
visitare il Campo di concentramento di Auschwitz porta ancora scavato nella
mente l’orrore provato, la repulsione suscitata dai luoghi, dalle fotografie,
dai forni, dal mucchio delle scarpe e dalle protesi, dal muro del pianto, le
tristi testimonianze che raccontano come l’umanità svanisca nei campi di
concentramento. La tragedia dell’Olocausto, genocidio compiuto dai nazisti a
danno degli ebrei rinchiusi nei vari campi di concentramento non è stata solo
una profonda ferita per la civiltà, ma anche la sconfitta delle possibilità di
dialogare fra popoli e nazioni, e, pertanto, anche di una disfatta per la
politica. Oggi il nostro principale obiettivo è quello di tenere alta la
guardia contro ogni forma di antisemitismo, ma più in generale contro qualsiasi
manifestazione di intolleranza generata dalla diffidenza che si trasforma in
odio.
Per fare in modo che quell’inferno non si verifichi
più bisogna sempre e instancabilmente andare alla ricerca della soluzione
migliore per il bene di tutti.
Solo così potremo far rivivere tutti i giorni il
significato del 27 gennaio, e non c’è luogo migliore della scuola per darne
testimonianza. Proprio nelle aule si incontrano i ragazzi di diverse
provenienze, religioni, tradizioni, essendo luoghi deputati ad imparare e ad
affrontare le sfide della vita attraverso due armi vincenti: l’educazione e la
cultura.
Per consolidare un’Europa sempre più rappresentativa
delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata è necessario
coltivare la memoria storica sulle vicende vissute.
La storia ci
insegna che non vengono mai meno i comportamenti che in maniera diversa minacciano
la pace mondiale. Sicuramente nel terzo millennio
dovremo fare i conti con una società multirazziale e multiculturale, nella
quale individui che appartengono a gruppi tra loro differenti per cultura e
tradizioni si troveranno a vivere insieme sullo stesso territorio, la loro
nuova patria comune. Il razzismo nei confronti degli immigrati
è oggi un argomento centrale nelle cronache giornalistiche che trattano degli
sbarchi di immigrati
clandestini sulle nostre coste e su quelle vicine. Bisogna,
però, sapere che l’Italia non è solo un paese “ospite”, ma anche quel popolo di
emigranti che, in passato, migrava verso le Americhe e verso l’Europa del Nord.
In virtù di quanto sopra, occorre solidarietà e cooperazione affinché non ci
sia razzismo nei confronti di tali nuovi cittadini. Ciò che deve prevalere in
ogni periodo storico non è l’odio, ma l’amore che unisce, che crea ponti, che
lega, che costruisce una società inclusiva del bene e della pace di tutti.
La
giornata della memoria, di oggi, sia un monito contro ogni orrore da
contrastare sempre con l’amore, la bellezza per l’arte, per la poesia, per la
musica e più in generale per la cultura, della quale ci dichiariamo maestri.
Giocondo Talamonti